Partiti e politici

Dialogo apocrifo con Massimo D’Alema

12 Marzo 2016

Ciao Massimo, come stai?

Sì, ho letto che sei stato lì! Dev’essere un paese meraviglioso. Pensa che qualche anno fa ero su un treno che attraversava tutta la Turchia, ma mi fermai solo a Konya. Eh sì, alla fine troppi giorni in più di viaggio per raggiungere Teheran: alla dogana avrebbero fatto storie per il visto e soprattutto se lì non prende Vodafone figuriamoci Tre.

Certo, ho letto l’intervista al Corriere. Che dire? Contenuti molto condivisibili, però… Però, se certe cose le dici tu cambiano di significato. No, no, al contrario… Le parole assumono un peso diverso, diventano macigni. Ok. Se non ti arrabbi, provo a spiegarmi meglio. Sì, ma fammi finire il ragionamento. Se parli solo tu come faccio!

Gli anni in cui iniziavo a frequentare il partito? Li ricordo bene. C’erano ancora le bandiere rosse, ci si dava del tu ed eravamo tutti “compagni”. La verità è che all’inizio non mi sentivo assolutamente a mio agio. Mi sembrava di essere tornato al catechismo. Tu eri il leader indiscusso, eri “il segretario” (andava un po’ accentuato quando lo usavi in una frase, per dare un tono di sacralità), figura apicale di una comunità che in realtà era già in decadenza, come i sottoscala dove ci si riuniva e ci si riunisce ancora oggi per parlare dei famosi “massimi sistemi”. Gli affitti dici? Mah… Secondo me dove eri iscritto tu non lo pagavano già allora. Assolutamente no! Sbagli! Da noi il tesoriere ha versato sempre regolarmente, ma poi è scaduto il contratto; ora una trattativa infinita per quello nuovo. Lasciamo stare.

Vero Massimo, non c’eri solo tu, ma le minoranze, al massimo, facevano qualche velata critica. Il cineasta esordiente? Veramente fa un sacco di cose. E non prenderlo in giro tu che ti sei messo a fare il vinicoltore! Il cineasta ha le sue belle responsabilità, ma ora sto parlando con te.

Appunto, non divaghiamo. Quando passavi tu, tremava il pavimento. C’era gente che si curvava, scene anche un un po’ tristi a dire il vero. Certo che li ricordo tutti, figurati. Come no! Era sempre con te, quando ci dovevano comunicare uno dei tuoi “editti”, soprattutto quelli che interessavano Roma, dicevano sempre che avevano parlato con lui. Poi chissà se era vero. Delfino? No, dai… Quella è roba da democristiani, facciamo pesciolino rosso. Su, dai, ora non insultarlo poverino, che già se la passa male in questi giorni. A Roma? Sì erano 43mila scarsi, ma inutile continuare con questa polemica. Non mi chiedere da dove siano uscite fuori tutte quelle bianche e quelle nulle; forse le hanno contate nei pressi del lago di Tiberiade, dove Gesù moltiplicava pani e pesci. Che ne so. Sì, a Napoli è da annullare tutto, una vergogna. Poi se si candida lui con la sua lista è un casino.

 

 

Certo che mi ricordo anche di quello, il lobbista. Quando eri premier hai fatto le sue fortune. Vabbè, ma quello è pure il suo lavoro: ci sei tu e sta con te, sale un altro e sta con l’altro. Poi non mi pare che se lo filino più di tanto, lui vorrebbe ma…

Guarda Massimo, con chi ti ha voltato le spalle da un giorno all’altro non te la puoi prendere così tanto però. Perché? Te lo spiego. Prendi ad esempio la giovanile. Lo sai che all’epoca c’erano delle ragazzine che confessavano di pensare a te durante l’autoerotismo? Un po’ troppo mi pare… Non sei Gabriel Garko, insomma. E dai, non attaccare con “quanto era bella la fgci” che mi cadono le palle; se era così bella avrebbe prodotto qualcosa di migliore. Ma sì! Non c’è assolutamente paragone, ma voi ex “figgicciotti” dovevate seminare meglio, questa almeno me la passi? Ok, dicevamo della giovanile. Mi dicono che oggi e domani fanno una sorta primarie dove votano solo gli iscritti e quelli che si sono iscritti online. A Roma? Pare siano 1.900 tesserati. Ma che ne so, sempre nei pressi del lago di Tiberiade, suppongo. Vuoi sapere la cosa divertente? Per votare bisogna esibire il documento “oppure” la tessera. No, no, o l’uno o l’altra. E chi non vota deve stare a 100 metri dal seggio: tipo i condannati per stalking. Ma ti rendi conto? Questo lo stai dicendo tu. Era però per dire che non è che vent’anni fa fosse tanto diverso. Ricordo congressi della Sinistra Giovanile che finivano a tarallucci e vino. “Il segretario” in quegli anni eri tu quindi… Ma figurati! Chi dice il contrario. Se ci pensi, anche quella però è una conseguenza dei tempi.

Non è un problema di età infatti. Tanti che in quegli anni ti portavano in trionfo oggi sparano a zero contro di te. Prima non c’era Facebook, altrimenti sarebbe stato divertente poter rileggere ciò che dicevano. Hai ragione… Erano costretti a dirlo in faccia. Era un’altra cosa, anche i toni erano più pacati. Alla fine critichiamo tanto i grillini, ma poi… Anche su questo hai ragione. Queste parole usate a sproposito indignano anche me: rottamare, asfaltare. In fondo quello viene da Rignano sull’Arno, è un po’ bulletto, si sa.

Tutti servi? Sì, forse sono dei servi, ma sei tu che li hai voluti così. E non ti arrabbiare: ti spiego anche questo concetto! Certo, con l’età ti saltano i nervi di continuo. E dire che ti chiamavano “uomo di ghiaccio”… Dai, che scherzo!

La verità, caro Massimo, è che il tuo più grande errore politico non è stata la Bicamerale, che anzi fu un coraggioso tentativo di scrivere nuove regole, malgrado l’interlocutore non fosse proprio dei migliori. Il tuo errore fu non accorgerti – o accorgerti e sfruttare finché hai potuto – che la comunità politica che guidavi in quegli anni si stava disgregando, che stava diventando una sommatoria sterile di persone omologate e fuori dalla realtà. I servi di oggi erano servi già allora e chi dissentiva (e io, giovane volontario, nel mio piccolissimo dissentivo) era bollato come una sorta di sabotatore che voleva il male di tutti per suo tornaconto personale, esattamente come oggi. Per questo non stupisce che i più sfegatati tifosi di allora siano i più sfegatati tifosi di oggi. E attenzione, non parlo solo degli iscritti a quel partito che nel frattempo ha cambiato nome altre due volte, ma di tutti coloro che fanno e facevano parte di una comunità: iscritti, elettori, ex elettori, persino simpatizzanti. Erano e sono persone che non hanno mai maturato una loro individualità politica, ma si sono sempre adeguati, presto o tardi, al potere costituito. Sono soggetti che del potere subiscono il fascino e non a caso chi di loro ricopre piccoli o grandi incarichi pubblici nel migliore dei casi non brilla. Su di loro, sulle loro menti e – azzardo – sulle loro anime, si sarebbe dovuto lavorare per renderli migliori, non sfruttarli all’occorrenza come vuoti numeri. La missione della sinistra, dopo la caduta del muro, sarebbe dovuta essere quella di far crescere una comunità di individui consapevole, non più legata a un’ideologia ma un modello di società giusta e di conseguenza a un modello di uomo che perseguisse il giusto. Quella missione fallì. Le conseguenze, oggi, sono sotto gli occhi di tutti. Ok, hai ragione: non c’è stato un solo colpevole. Sì, ok… Il cineasta. Ma eri tu “il segretario”.

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