Partiti e politici

Di Maio studia da Premier e si prepara con Varoufakis… e Monti!

25 Giugno 2016

 

Che a inizio primavera il direttorio del 5 Stelle abbia incontrato Varoufakis è cosa nota. Altrettanto noto che a maggio Di Maio abbia partecipato ad una riunione a metà strada tra l’Ispi e la Trilateral. È arrivato il tempo di raccontare alcuni retroscena inediti che sono di sicuro interesse.

Parlando con fonti interne molto vicine ai vertici del Movimento sono venuto a conoscenza dei contenuti dell’incontro con l’ex ministro greco Varoufakis. Pare, anche se il condizionale è in questo caso solo una premura stilistica, che i 5 Stelle volessero avere un confronto aperto sui temi euro ed Europa parlando con uno che intorno a quel tavolo con Juncker, Merkel e company ci é stato per davvero.
A quanto risulta, al netto delle critiche e delle perplessità che l’ex ministro ha ribadito al direttorio 5 stelle sull’Europa e su come é stata costruita, l’economista greco ha letteralmente lasciato a bocca aperta i suoi interlocutori.

varoufakis-referendum-grecia

Quando è stato il momento di parlare di Italia e di referendum sulla permanenza in Europa, di cui il movimento aveva iniziato a gettare le basi, Varoufakis ha gelato i suoi interlocutori. L’Ex Ministro alle Finanze avrebbe infatti escluso categoricamente l’ipotesi di una uscita dall’euro dell’Italia. E lo avrebbe fatto non su impressioni o chiacchiere da bar ma sulla base di attente e posate riflessioni micro e macro economiche. In sostanza Varoufakis avrebbe detto a Di Maio di scordarsi di uscire dalla moneta unica, opzione folle e autolesionista per l’economia italiana. Lo avrebbe insomma sconsigliato dal procedere con un referendum che porterebbe l’Italia all’autodistruzione.

Non c’è dubbio che sentir dire questo da un uomo che ha vissuto da protagonista uno dei momenti più difficili della storia sia greca che europea, proprio da chi per mesi è stato visto come un paladino della democrazia dei popoli contro la tecnocrazia europea ha lasciato sconcertati i suoi interlocutori. Sconcertati sicuramente ma pare ne siano usciti convinti. È un fatto incontestabile che il Movimento ha cambiato idea in modo repentino ingranando la retromarcia sull’uscita dall’euro. E sembrerebbe la prova provata della ricostruzione che mi è stata raccontata. Ma non è finita.

varoufakis

Ascoltato il pensiero dell’ex Ministro sulle cose da fare per cambiare l’Europa (Varoufakis non è mai stato favorevole alla Grexit benché su questo sia stata fatta, artatamente, una grande confusione), i vertici pentastellati avrebbero compreso, ben consigliati, l’importanza di iniziare a tessere dei rapporti solidi con le più alte sfere dell’establishment europeo, in modo da iniziare ad accreditarsi come interlocutore rispettato e rispettabile in vista di future trattative.

Sempre a quanto risulta dalle mie fonti, Di Maio avrebbe chiamato nientepopodimenoche… l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti, che può vantare ottimi rapporti con i cosiddetti poteri forti europei. Di Maio, confidando sulla spiccata anti-renzianitá di Monti (ricordiamo quando Renzi disse che il Professore di Varese farebbe fatica a prendere voti anche in una assemblea di condominio), ma soprattutto forte della convinzione di essere in pole position per succedere all’ex Sindaco di Firenze come Presidente del Consiglio alle prossime elezioni, avrebbe chiesto a Monti di intercedere per un incontro coi rappresentanti italiani della Trilateral Commission.
Per dare meno nell’occhio Monti avrebbe coinvolto il più rasserenante ISPI (rispettato think tank italiano) al fine di far incontrare Di Maio con la Trilateral in un contesto meno chiacchierato, che non ha comunque mancato di sollevare polemiche interne al movimento.

E pare che l’ex rettore della Bocconi, pur di fare le scarpe a Renzi, sarebbe disposto, come già starebbe facendo, ad aiutare il Movimento di Grillo, con buona pace del “rigor Montis” con cui il comico appellava l’allora premier.

Se così fosse saremmo di fronte a una rinnovata battaglia tra guelfi e ghibellini, con le potentissime lobby che sostengono il Leopoldo minacciate dagli altrettanto forti poteri di cui il Bocconiano é ancora un significativo terminale.

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