Partiti e politici
Danzì (M5S): vogliamo incidere nello scenario europeo
Maria Angela Danzì è nata nel 1957 a Librizzi, Messina, e vive a Milano.
Dopo la laurea in Scienze politiche nel 1981 e il corso di Alti Studi Europei all’ENA a Strasburgo ha fatto carriera come dirigente pubblica: è stata, tra gli altri, Segretario e Direttore Generale nei comuni di Genova con Marta Vincenzi, della Provincia di Varese e della Città metropolitana di Roma Capitale.
È deputata uscente e candidata capolista del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, dove si occupa principalmente di salute pubblica, ambiente, sicurezza alimentare.
Nel simbolo che rappresenterà il Movimento 5 Stelle sulla scheda elettorale delle prossime europee compare un richiamo molto esplicito: #pace. Su questo si sono levate molte critiche e c’è chi lo ha definito un claim populista. Come lo giustifica?
Seguendo questo ragionamento allora anche la Costituzione italiana può essere considerata populista visto che nel suo articolo 11 richiama proprio la pace come bussola. E lo sarebbe persino l’Unione europea, i cui padri fondatori l’hanno concepita come antidoto al male assoluto rappresentato dalla seconda guerra mondiale. Non condivido queste critiche sul nostro simbolo. La legislatura europea che ci mettiamo alle spalle è stata quella della pandemia e della guerra in Ucraina.
Ci siamo messi alle spalle la prima, adesso dobbiamo superare la seconda. Mettendo la pace nel simbolo rivendichiamo con coerenza la nostra storia di Movimento pacifista nato il 4 ottobre, il giorno di San Francesco, e affermiamo con chiarezza che saremo portatori di pace nella prossima legislatura.
Ci sono scenari di guerra, come il conflitto Russia-Ucraina, dove la pace potrebbe realizzarsi solo attraverso una resa, quella della nazione aggredita. Una pace raggiunta al traino di una resa sul campo si chiama sconfitta. E l’Ucraina non ha nessuna intenzione di arrendersi, a dispetto del vostro hashtag.
Guardi, con una guerra e migliaia di morti non possono esserci vincitori e vinti. Sono tutti sconfitti. I fatti ci danno ragione: dopo oltre due anni di guerra e un continuo muro contro muro con la Russia gli scenari bellici si sono intensificati. Pensare di vincere sul campo con una potenza nucleare e non sul tavolo dei negoziati è illusorio.
Nell’ultimo anno i Paesi dell’UE hanno aumentato del 20% il loro budget per la difesa e per l’acquisto di armamenti da inviare in Ucraina e questo a fronte di tagli corposi alle spese sociali che imporrà la riforma del Patto di Stabilità votata dal governo Meloni. Se continua così dove arriveremo? La nostra proposta è quella di una Conferenza di Pace sotto l’egida e la garanzia dell’ONU.
Nello scenario degli schieramenti del Parlamento europeo che sta andando a chiudersi il M5S non ha aderito ad alcun gruppo parlamentare. Prevede che la medesima scelta possa essere rinnovata dopo le elezioni di giugno?
Vogliamo incidere sempre di più nello scenario europeo e per farlo è necessario che il Movimento 5 Stelle trovi una casa europea. Solo così potremo essere titolari di rapporti e partecipare ai triloghi che sono il momento più importante della fase legislativa europea. Le annuncio che dopo le elezioni europee dialogheremo con tutti i gruppi progressisti e porteremo in dote le nostre istanze pacifiste. Durante questa legislatura, nonostante siamo stati fra gli scranni dei non iscritti, ci siamo fatti valere: penso alla direttiva sul salario minimo o al Green Deal. Poi non dimentichiamo che grazie a Giuseppe Conte l’Italia ha ottenuto la fetta più consistente del Next Generation. L’Unione europea ha bisogno delle idee e delle proposte del Movimento 5 Stelle per cambiare e per essere più vicina ai suoi cittadini.
A dicembre 2023 lei ribadì il favore del M5S riguardo l’approvazione della direttiva EPBD (Energy performance of buildings directive), meglio nota come “direttiva Casa Green”. La direttiva è stata recentemente approvata dall’europarlamento con il vostro voto favorevole, nonostante l’opposizione e l’astensione di quasi tutte le forze politiche italiane. L’accusa formulata da chi non ha espresso un voto favorevole è che si tratta di un bel libro dei sogni, irrealizzabile nei tempi previsti per una evidente carenza di risorse finanziarie. Dove troveremo le risorse per attuare la direttiva?
Il Movimento 5 Stelle condivide gli obiettivi della direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici. Edifici con classi energetiche più alte comportano un aumento del loro valore, un risparmio in bolletta per i cittadini e meno inquinamento. A me tutto questo non sembra un libro dei sogni, ma la realtà che già vivono sulla loro pelle molti cittadini in tutta Europa e in Italia grazie al Superbonus. È evidente tuttavia che bisogna fare i conti con la realtà. Non possiamo cambiare il parco edilizio del nostro Paese dall’oggi al domani: servono gradualità e politiche come il Superbonus che si sono rivelate pioniere in Europa.
Oggi in Italia gli edifici rappresentano il 40% dei consumi energetici e il 36% delle emissioni nocive, è dunque necessario intervenire così come ci indica l’Europa. Anziché negare questa realtà il governo Meloni batta i pugni in Europa per ottenere un nuovo debito comune europeo al fine di sostenere incentivi e investimenti. La nostra proposta è quella di un Recovery Fund strutturale che finanzi la transizione energetica anche in questo campo.
Il M5S ha ritenuto di ripresentare la sua candidatura per consentirle di perfezionare il lavoro che ha fatto in questi anni in l’Europa. Lei sarà capolista nel Collegio Nord-Ovest che comprende Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle D’Aosta. Quali sono stati i risultati conseguiti nel corso della legislatura che si sta chiudendo di cui è più orgogliosa?
Mi sono battuta perché il regolamento imballaggi contenesse più obblighi per l’uso della plastica e per il riuso e il riciclo: ho denunciato le forti pressioni da parte delle lobby della plastica e alla fine posso dire che l’accordo finale è decisamente migliore di quello di partenza. Ho proposto una etichettatura che dichiari dove vengono effettuate tutte le quattro fasi della produzione dei manufatti tessili, dando così il giusto valore e riconoscimento al Made in Italy: un’esigenza emersa dagli incontri con gli imprenditori eccellenze del settore, in particolare quelli di Como.
Su alcune infrastrutture che consumano suolo senza portare nessun valore aggiunto per le economie locali – come il nuovo stadio di Milano o il rigassificatore di Vado – ho messo a servizio le competenze professionali acquisite nella mia carriera di dirigente pubblica per indicare alternative meno impattanti. Noi non siamo ambientalisti ideologici ma pragmatici e sappiamo che anche questa è prevenzione, sia dei danni ambientali sia di quelli sanitari. Più prevenzione significa meno malati, lo dicono tutte le ricerche medico-scientifiche. Sono soddisfatta di tutto questo e molti altri provvedimenti ma più di tutto sul lavoro fatto nell’ambito della strategia europea per la salute mentale, sulla risoluzione sulla salute mentali dei giovani e l’alfabetizzazione di genitori e insegnanti per intercettare i nuovi disagi.
Dopo l’incontro con associazioni che si occupano di malattie rare ho portato all’attenzione della Commissione questo diffuso e spinoso vulnus della nostra sanità: spero di poter continuare ad occuparmene. Infine, se eletta, lavorerò per migliorare le politiche abitative degli Stati membri perché, per esempio, dobbiamo essere vicini a chi lavora e presta servizi di vivere a Milano.
Quali invece i traguardi politici che non è riuscita a tagliare?
La più grossa delusione è stata la bocciatura di una struttura pubblica per ovviare agli evidenti fallimenti di mercato nel settore della produzione e vendita di medicinali. Una casa farmaceutica pubblica europea – come avevamo proposto in un emendamento insieme ad altri, tra cui il Pd – avrebbe incentivato la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci per curare le malattie rare e avrebbe razionalizzato le competenze delle varie agenzie che hanno molti compiti e troppo spesso sovrapposti.
Ci riproveremo nella prossima legislatura. Grande rammarico anche per il mancato ascolto di chi, come noi del Movimento 5 Stelle, si è opposto alla distrazione dei fondi PNRR per finanziare la produzione di munizioni e armamenti: è il famoso ASAP alla quale si era opposta la società civile tramite le più grosse associazioni italiane e non solo. Noi abbiamo votato contro, il Pd si è spaccato con alcuni europarlamentari che l’hanno invece sostenuto.
So che lei è sempre stata attenta al tema della salvaguardia dell’ambiente e del territorio. In un Paese che avrebbe bisogno di una infinita serie di interventi di messa in sicurezza, ha senso la realizzazione del progetto “Ponte sullo stretto di Messina” tanto caro al ministro Salvini? Parliamo di un’opera pubblica che richiederà stanziamenti importanti, stanziamenti che avrebbero potuto essere impiegati diversamente.
Conosco bene la realtà siciliana. I cittadini non hanno bisogno di un Ponte se poi in moltissimi Comuni subiscono il razionamento dell’acqua o se le ferrovie sono ancora quelle concepite da Cavour. Salvini preferisce le grandi opere perché vuole il suo nastro da tagliare, ma all’Italia servono un serio programma di manutenzione delle opere già esistenti, che sono vetuste e sempre più insicure, e un maggiore impegno sulle piccole opere utili ai cittadini: acquedotti, collegamenti ferroviari, parcheggi di interscambi nelle grandi città come Milano.
Ricordo una sua recente nota di commento molto dura nei confronti del Consiglio comunale di Milano che negava per la seconda volta la cittadinanza onoraria a Julian Assange. “Con 12 voti contrari, 6 astensioni e solo 7 voti favorevoli è stato negato dal Consiglio comunale un gesto simbolico di solidarietà nei confronti del fondatore di WikiLeaks. E’ semplicemente scandaloso”. Qual è il suo pensiero riguardo questa vicenda e quali atti sono stati compiuti al riguardo dal Parlamento europeo.
Sono rimasta molto delusa da questo voto. Evidentemente a Milano c’è qualcuno a cui va bene la repressione della libertà di stampa. Ricordo però che associazioni di giornalisti, Amnesty International e numerosi Comuni italiani, tra cui la capitale Roma, hanno nominato Julian Assange cittadino onorario.
Al Parlamento europeo, grazie alla battaglia della collega Sabrina Pignedoli, siamo riusciti a inserire il fondatore di Wikileaks fra i finalisti del Premio Sakharov che promuove la libertà di pensiero ma anche il rispetto del diritto internazionale e lo sviluppo della democrazia, ma l’UE deve fare di più sia contro la Gran Bretagna sia contro gli Usa. La nostra battaglia terminerà solo quando Julian sarà dichiarato cittadino libero.
Queste elezioni che prevedono un sistema proporzionale hanno imposto una campagna elettorale ruvida. Mors tua vita mea. Chiuse le urne riuscirete a riparlare di quel campo largo che oggi è diventato un campo minato?
Le alchimie politiche non ci interessavano ieri, non ci interessano oggi e non ci interesseranno domani. Noi siamo cittadini e professionisti impegnati nella società e prestati alla politica per migliorare la nostra società e portare risultati. Se con le altre forze di opposizione riusciremo a trovare un accordo su un programma di governo ambizioso e con obiettivi chiari e misurabili, io credo che la strada sarà in discesa e l’elettorato ci sosterrà così come avvenuto in Sardegna con la mia amica Alessandra Todde. La destra ha fallito su tutti i campi, bisogna lavorare per un’alternativa credibile che metta i diritti, in primis quelli sociali, al centro della propria agenda.
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