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D’Alema, la “scenata” e la “gag”
Ha fama di persona intelligente. Dicono che non faccia mai nulla a caso.
E deve essersi accorto di avere esagerato.
Parliamo, naturalmente, di Massimo D’Alema.
Pochi giorni fa, uscendo per portare fuori il cane, il presidente della Fondazione Italiani Europei, si è trovato di fronte ad una troupe del Tg1, con una giornalista vestita da cuoca.
La giornalista aveva in mano un piatto con alcuni agnolotti.
Quel piatto era una citazione: pochi giorni prima, gli agnolotti – con ripieno di patate dolci e conditi con burro e salvia – erano stati uno dei piatti principali della cena preparata dallo chef Mario Batali per il ricevimento offerto da Obama alla Casa Bianca in onore di una delegazione italiana capitanata dal premier Matteo Renzi.
“Alla cena di stato Usa gli ospiti hanno assaggiato gli agnolotti alla patata e il tema si è fatto referendario: gli agnolotti della Casa Bianca erano salati, sì o no?” ha chiesto la giornalista.
D’Alema, infastidito dall’abbordaggio aveva reagito in malo modo, dando un colpo al piatto e facendo cadere per terra una parte degli agnolotti.
“Ho diritto a essere lasciato in pace” aveva aggiunto stizzito, proseguendo il suo giro con l’animale.
La scena, che chiunque puo’ vedere in internet, è piuttosto sgradevole.
La provocazione c’è, ma è garbata: tale, insomma da potersi trasformare in un assist per una risposta spiritosa.
E D’Alema è, quando è in vena, uomo di spirito.
Resosi conto di avere dato pubblicamente prova di intolleranza e di villania, poche ore dopo, D’Alema si era preoccupato di telefonare a Massimo Giletti, conduttore del talk show “L’arena” e mandante dell’agguato, per chiedere scusa della sua intemperanza.
Pochi giorni dopo, per sua fortuna, però, D’Alema ha afferrato al volo l’occasione di un agguato praticamente fotocopia del precedente ( un’inviata del tg satirico Striscia la notizia, con in mano un piatto di orecchiette, questa volta prudentemente incollate al piatto stesso) per tentare un’operazione di recupero sul disastro mediatico precedente.
Non solo ha risposto cordialmente all’inviata di Striscia, non solo le ha dato amichevolmente del tu, scivolando a tratti nel romanesco, ma ha anche ricambiato spiritosamente il regalo.
Porgendo un tapiro alla “provocatrice”le ha detto : “Vi siete ridotti ad imitare Giletti, questo tapiro è per Antonio Ricci, che questa volta è arrivato secondo”.
Il creatore di Striscia ha replicato : “Mi sono divertito molto. D’Alema ha stoffa, e anzi sto pensando di rottamare Staffelli per prendere lui come tapiroforo. Senz’altro la sua vita sarebbe più divertente”.
Che dire?
Se era un’operazione simpatia, è andata abbastanza bene, il recupero sulla brutta figura precedente c’è stato.
Sicuramente se si confrontano le due situazioni, una prima riflessione sorge spontanea.
La prima – la scenata- è un autentico agguato, la reazione di D’Alema è troppo sproporzionata all’evento per non essere il frutto del “combinato disposto” tra la sorpresa provata e il suo pessimo carattere.
La seconda – la gag – sembra troppo precisa e ben congegnata per non essere il frutto di una adeguata preparazione a tavolino.
D’altronde è un classico: volendo scomodare- molto impropriamente – un pensatore di cui D’Alema è stato in passato un cultore, Karl Marx, “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”
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