Partiti e politici
Crisi di governo: tutti perdenti
Una nuova pagina nera, e oltretutto piuttosto inutile (come ben sottolinea il direttore Jacopo Tondelli nel suo articolo), della politica italiana si è consumata in questi ultimi giorni in Parlamento. Una pagina nera dove praticamente tutti ne sono usciti perdenti, senza grandi eccezioni.
Conte, prima di tutto. È riuscito a mantenere “per poco” il suo Governo, ma senza quell’apporto che desiderava da parte di nuovi partiti o gruppi parlamentari, che potessero disegnare una nuova mappa organica dei confini dell’esecutivo, e gli permettesse di guardare al futuro con sufficiente tranquillità. Ora, dovrà scontrarsi volta per volta, legge per legge, con una maggioranza che sarà resa difficile – di nuovo – dalla presenza di Renzi e dei suoi affiliati, che diventeranno ancora il vero ago della bilancia dei provvedimenti proposti dal Governo. Se gli piacciono, darà il suo appoggio, se non gli piacciono, voterà contro. E se questi provvedimenti saranno cruciali per il paese, si potrebbe tornare ad una novella crisi.
Renzi, dal canto suo, ha fallito l’obiettivo di rientrare come interlocutore privilegiato nell’esecutivo che ha appena abbandonato, come forse era nelle sue speranze dopo la recente rottura. E, dall’altra parte, non ha avuto il coraggio necessario per andare fino in fondo e schierarsi decisamente all’opposizione, rendendo alla fine ancora più incomprensibile il suo comportamento delle ultime settimane.
I partiti di opposizione hanno perduto l’ennesima occasione per ridiventare centrali nel panorama politico, facendo proposte o individuando strategie percorribili per migliorare la situazione italiana, almeno dal punto di vista della governance. Si sono limitati a insultare pesantemente Conte e a proporre il consueto mantra di nuove elezioni immediate, in aperto contrasto con le aspre parole utilizzate sui ritardi del governo, impegnato a cercare voti invece che preoccuparsi della vita reale di milioni di persone. Ma andando a nuove elezioni, chi si potrà occupare della gestione della pandemia e della ripresa economica nei prossimi mesi? Se qualcuno pensava alla loro disponibilità ad entrare a far parte di un possibile governo di unità nazionale, in questa emergenza, ne è rimasto piuttosto deluso.
Il Parlamento poi è risultato il luogo deputato per scontri verbali al limite della decenza, quasi una trasposizione dei toni urlati sui social, da online a offline, ma senza curarsi della (ormai quasi defunta) dignità del luogo dove venivano pronunciati. Nessuno scambio di idee costruttivo, nessun dialogo lungimirante, nessun tentativo di rendere migliore il futuro di un paese frustrato da mesi di difficile sopravvivenza sociale ed economica. Una diretta televisiva da dimenticare.
I cittadini, infine, se mai abbiano avuto il coraggio di assistere a queste infinite e un po’ inutili guerriglie, si sono resi conto che la nostra intera classe politica è composta da personaggi poco affidabili, distanti anni luce da quanto ci si dovrebbe aspettare in questi tempi bui. E molti si saranno domandati: ma perché non ci compriamo una Angela Merkel, visto che nel suo paese è ormai in scadenza?
Università degli Studi di Milano
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