Partiti e politici
Crisi di consensi per i 5 stelle? Non ancora, però…
Dopo i gufi su Renzi, da qualche giorno ci troviamo invasi anche dai gufi sui 5 stelle. Dopo le vittorie alle amministrative molti gridavano al miracolo, un movimento politico ancora in fasce e già in grado di rappresentare politicamente la maggioranza degli italiani, vincendo oltretutto in due metropoli così importanti come Roma e Torino. Si sprecavano copertine italiane e internazionali, mentre approfonditi reportage raccontavano delle due nuove sindache, capaci di sconfiggere i più paludati esponenti degli storici partiti di centrodestra e centrosinistra.
Si chiama “effetto bandwagon” quella voglia di stare al fianco dei vincitori; e già gli elettori si prefiguravano una svolta epocale nel panorama politico nazionale, vedendo il movimento creato da Grillo e Casaleggio come il maggior favorito alle prossime elezioni legislative. Questo soltanto un paio di mesi fa, quando pur si sottolineava da più parti come i problemi maggiori per i 5 stelle fossero alle porte, nel momento in cui si sarebbero dovuti occupare del risanamento di una capitale vicino allo sfascio.
Oggi che le prime difficoltà sono emerse, forse ancor prima di quanto ci si aspettasse, nella formazione della giunta di governo romano, di quell’entusiasmo antico si è persa qualsiasi traccia. Media e social fanno a gara a chi li impallina più velocemente, cercando incapacità e inaffidabilità in qualsiasi loro comportamento o dichiarazione.
Non che abbiano tutti i torti, sia ben chiaro. C’è effettivamente un po’ troppa amatorialità nelle gesta dei pentastellati, soprattutto quelli romani. Ma insomma, è abbastanza ovvio che non ci si può appropriare, in quattro e quattr’otto, di un expertise che finora è stata appannaggio delle forze politiche più addestrate che, nel bene o nel male, erano capaci di affrontare la gestione delle metropoli, magari certo senza risolverne i problemi principali.
E allora, molti elettori si chiedono: ma se i 5 stelle non riescono nemmeno a formare una giunta in tempi rapidi, come potranno poi governare decentemente la città? Una preoccupazione che si riverbera ovviamente anche nelle dichiarazioni fornite ai sondaggisti. Calano quindi i consensi per il movimento? Per ora no, non molto, almeno. Alcuni istituti demoscopici ipotizzano perdite di 4-5 punti percentuali in una sola settimana, ipotesi poco credibile, altri forse più correttamente di 1-2 punti.
Ma non è questo il punto. Oscillazioni e fluttuazioni dipendono come sempre da come si fanno le domande, da come si elaborano le risposte, da reazioni a fenomeni contingenti da parte degli intervistati. Tutto questo conta poco nel medio-lungo periodo. Ciò che conta soprattutto è la sedimentazione di alcune percezioni passeggere, che potrebbero nel tempo diventare un tratto distintivo attribuito ad una forza politica.
In questo caso, se i 5 stelle non corrono ai ripari velocemente, dando prova di una buona maturità e capacità nella gestione dei problemi, corrono il rischio di trovarsi appiccicata addosso l’etichetta di inaffidabilità, o quella di impreparazione. Etichette che forse fanno più male, dal punto di vista delle scelte politiche, della disonestà o della corruzione.
Già oggi il famoso indicatore “winner”, la profezia cioè del futuro vincitore, vede ridimensionarsi in maniera significativa le scommesse in favore dei pentastellati: il distacco di oltre trenta punti di un paio di mesi fa è ora ridotto a dieci. E l’idea che si possano prendere la responsabilità di governare l’intero paese è tornata ad essere simile a quella dello scorso anno, quando appariva minoritaria tra gli elettori.
Se si comincia a pensare a loro in termini di difficoltà, o peggio ancora di incapacità, nella gestione della cosa pubblica, non sarà facile togliersi di dosso quel giudizio, una volta sedimentato nella mente dei cittadini. La sfida di Roma, alla fine, sarà dunque decisiva.
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