Partiti e politici

Crisi di consensi per i 5 stelle?

12 Maggio 2017

Cosa sta accadendo ai 5 stelle? Da un paio di settimane, o qualcosa in più, il loro marchio sembra che non attiri più come in precedenza. Parecchi segnali ci informano che il tempo in cui venivano visti come l’unica forza politica degna di fiducia, nel problematico quadro politico attuale, stia venendo meno, o comunque sia in via di revisione. Per la prima volta da quasi un anno, gli orientamenti di voto certificati dai quotidiani sondaggi lo ritraggono in deficit di consenso, molto al di sotto della soglia per loro abituale del 30%.

Il sorpasso da parte del Partito Democratico, avvenuto in occasione delle primarie del Pd, poteva allora essere interpretato come una sorta di “effetto bandwagon”, la tendenza cioè di una parte dell’elettorato a salire sul carro di chi in quel momento è circondato da buona stampa. Ma più che l’incremento di appeal del Pd, comunque alquanto parziale, ciò che entrata in crisi è la stessa performance (virtuale, è bene sottolinearlo) del movimento di Grillo.

Quali i segnali? Il primo resta positivo: la quota di precedenti elettori pentastellati che intendono riconfermare il proprio voto è ancora piuttosto elevato, vicino al 90%. Alta fedeltà, dunque. Ma tutti gli altri elementi sembrano segnare il passo. I flussi di voto provenienti dalle altre forze politiche in direzione M5s si sono improvvisamente fermati: Lega, Sinistra radicale, Forza Italia e, soprattutto, potenziali astensionisti non guardano più al movimento come ricettacolo del proprio voto. Il tasso di fiducia degli elettori non pentastellati nei suo confronti si è ridotto in maniera significativa, dal 25-30% al 15%, quasi dimezzandosi. I giudizi sui leader a 5 stelle, Grillo, Di Maio e Di Battista (a livello nazionale) e soprattutto Raggi (a livello locale) non sono più così positivi come un tempo.

E, soprattutto, il tradizionale indicatore “winner”, la profezia cioè su chi vincerà le prossime elezioni, non indica più il M5s come protagonista incontrastato del voto degli italiani. E’ diventato una forza politica gettonata più o meno come gli altri schieramenti, senza brillare più di luce propria. Si è infine ridotto di molto il cosiddetto “elettorato potenziale”, coloro cioè che potrebbero prendere in considerazione l’eventualità di votarlo, vicino fino a poco tempo fa al 40%, e oggi diminuito di quasi 10 punti, fino ad una quota molto simile a quella del Partito Democratico.

Quali le cause di questa riduzione di appeal del movimento? Ancora non è ovviamente del tutto chiaro, vista la improvvisa debacle di una forza politica che pareva nutrirsi delle differenti anime che la popolano, e che nel passato si compensavano l’una con l’altra, a seconda degli accadimenti e delle prese di posizione dei suoi leader più visibili. Una provvisoria e parziale risposta potrebbe essere –forse- che sembra venir meno la fiducia della cosiddetta area grigia dell’elettorato, coloro cioè che non si fidano della politica. I 5 stelle, secondo questa fetta di popolazione, si sarebbero troppo “politicizzati”, starebbero diventando troppo simili al resto dei partiti, preda delle consuete diatribe di palazzo, sempre più lontani (in un certo senso) dall’antipolitica, o da un modo diverso di fare politica, quella che questi “non-elettori” amano di più.

Un bene? Un male? Ai posteri, come sempre, l’ardua sentenza.

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