Partiti e politici
Cosa voteranno gli indecisi
Saranno di nuovo loro, come cinque anni fa, a risultare alla fine determinanti per il risultato delle prossime politiche? Probabile. Nel 2013, gli indecisi furono i responsabili del ribaltamento del voto rispetto ai sondaggi pre-elettorali. I 5 stelle venivano stimati a meno del 20% da tutti i principali istituti di ricerca e poi, proprio negli ultimi giorni di campagna, riuscirono a convincere gli incerti a passare dalla loro parte, grazie agli apprezzati comizi finali di Beppe Grillo, a Milano e a Roma, dove parlò davanti a piazze stracolme di decine di migliaia di italiani. E così, nel segreto dell’urna, arrivarono ad essere il primo partito in Italia, con oltre il 25% dei suffragi.
Succederà ancora così settimana prossima? Difficile che accada. Ormai i pentastellati sono entrati prepotentemente nell’immaginario collettivo: le loro proposte, accanto alle quotidiane proteste per il modo (a loro dire) scorretto di gestire il potere politico-economico, sono divenute parte integrante del sapere dell’elettore. Non sono più una sorpresa, come nel tempo del loro stato nascente. Quelli convinti di dare loro il proprio voto, lo dichiarano apertamente, e non temono più di urtare un clima di opinione allora refrattario ad un movimento così stravagante, per certi versi, guidato da un (ex) comico datosi alla politica. Il che significa che, molto probabilmente, il bagaglio di voti che gli ultimi sondaggi accreditavano ai 5 stelle –prima del blackout informativo- non si incrementerà ulteriormente, come al contrario era accaduto allora.
Gli indecisi provengono invece dalle due grandi famiglie del classico riferimento elettorale della seconda repubblica. Due famiglie che, entrambe in misura significativa, hanno perso pezzi negli ultimi anni, dall’ascesa appunto del movimento di Grillo. Da allora, se confrontiamo il loro appeal odierno con quello del 2008, nella grande sfida tra Berlusconi e Veltroni, un dato risulta evidente: centro-destra e centro-sinistra sono stati abbandonati da almeno il 20% dell’elettorato di un tempo, vuoi a favore appunto dei 5 stelle vuoi a favore dell’astensione. Oggi un gran numero di quegli elettori appaiono disorientati, incerti su quale strada percorrere.
In parte sono reduci dal voto per Berlusconi, negli anni della seconda repubblica, ed una quota significativa tra loro è possibile che ritorni sui suoi passi, se si sente spaventata da una ipotetica vittoria pentastellata. Ma ancor più ingente è la quantità di indecisi che un tempo aveva scelto il centro-sinistra, prima di Veltroni, poi di Bersani e infine di Renzi. Le vicende del Partito Democratico, nato per cambiare faccia al paese ma che non è stato in grado di farlo, se non in minima parte, li hanno un po’ delusi e, forse, anche disamorati della politica.
Ma sono proprio loro l’eventuale elettorato di riserva per l’area di sinistra e di centro-sinistra. Sono incerti se andare a votare (ancora), se scegliere il meno peggio (l’attuale Pd), se virare sul novello LeU, pur sapendo che sarà un voto di mera testimonianza e non di potenziale governo, così come Potere al Popolo, se premiare infine una delle liste associate al Pd (Emma Bonino, in particolare). Dipenderà da loro, dalla loro decisione finale, l’esito delle prossime consultazioni.
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