Partiti e politici
Contro Matteo Salvini
Quindici anni di militanza nella Lega Nord sono bastati a Matteo Salvini per imparare bene il mestiere di politico. Anche lui, come il Presidente del Consiglio, ha i tratti del leader carismatico e dunque esercita, come quest’ultimo, l’autorità intesa in senso weberiano, ossia come “potere legittimato sulla base delle eccezionali qualità personali di un capo o la dimostrazione di straordinario acume e successo, che ispirano lealtà ed obbedienza tra i seguaci”. Quando Weber dice “eccezionali qualità” non si riferisce affatto a doti morali ed etiche, ma a quelle proprie del leader carismatico, trascinatore di folle e interprete del proprio tempo.
Anche lui rompe in qualche modo con il passato come Renzi, cercando di ricreare, dopo Umberto Bossi, un partito personalistico e cambiando totalmente il modo di fare del suo predecessore e attuale Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, più morigerato, incline al dialogo e con i piedi piantati a terra.
Salvini corre invece, è accecato dal fatto che questo è il suo momento. Prendere o lasciare. La verità è che non sa quello che dice. Interpreta le volontà più superficiali, ma non lo spirito del tempo, lo Zeitgeist. Contro l’Euro, contro l’Europa, contro l’immigrazione. É vero che mai come oggi la Lega ha goduto di alleanze internazionali con i partiti estremisti di Francia e Inghilterra, ma anch’essi non comprendono il presente a mio avviso. La storia ci dice che indietro non si torna e che bisogna smettere di pensare all’italietta degli anni settanta. Quell’italietta, tolte alcune personalità illuminate, è un bene che sia stata spazzata via con forza. Ed in realtà è questo che infonde la Lega, da sicurezza psicologica a coloro che sentono il terreno sgretolarsi sotto i piedi, fa sentire il profumo del passato a chi ha paura del futuro, protegge nei confronti dell’altro che invade casa nostra; sia esso l’Europa, l’immigrato o una moneta internazionale.
Invece oggi bisogna prendersi sulle spalle la crisi e capire che per ricostruire ci vuole tempo, sacrificio e intelligenza. Fondamentale è capire anche, che si sta delineando un nuovo ordine mondiale in cui gli Stati Uniti non esercitano più con lo stesso vigore la volontà di potenza in politica estera, da un lato perché sono attenti ad attenuare la crisi economica interna e la disoccupazione con le quali diverrebbe difficile giustificare azioni militari con l’estero, dall’altro c’è anche la dichiarazione di raggiunta indipendenza energetica nel 2020. L’Europa dunque se vuole esercitare un ruolo sociale ed economico primario su scala planetaria deve giocare sulle alleanze interne costruendo coesione, non disgregazione.
Agli elettori della Lega dico: signori svegliatevi, la Lega è un partito anti-storico, ciò che promette è irrealizzabile, non di per sé, ma dal punto di vista della tendenza culturale dominante. L’immigrazione non si blocca, dall’euro non si esce e tanto meno dall’Europa, altrimenti gli sforzi culturali, economici, scientifici e antropologici di un secolo di storia e forse anche due, sarebbero stati vani. Questo è bene che lo si dica. Poi certo, c’è la regolamentazione e la discussione politica necessaria all’equilibrio dei rapporti tra gli Stati membri, altrettanto vale per le problematiche legate all’immigrazione e all’economia.
Per Salvini che ora rappresenta l’opposizione è facile dire ciò che dice e fare ciò che fa perché non è costretto a relazionarsi alla complessità di cui è fatta la vita istituzionale, quando si è al Governo, e le relazioni internazionali. Lui parla ad un potenziale elettorato cercando il consenso e catalizzando il dissenso, ma lo fa in modo demagogico. Da quando è nata, la Lega Nord promette cose, mi riferisco alle grandi, che mai si sono realizzate e mai si realizzeranno perché, lo ripeto, non interpretano lo Zeitgeist.
Per uscire dalla crisi il primo passo è guardare avanti, non indietro.
Salvini invece corre senza direzione, dice che “la Lega vola”. Ma dove va?
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