Partiti e politici

Contro il blocco della ragione

27 Marzo 2020

La retorica del “lasciateli lavorare” trova il suo culmine nelle fasi di emergenza con la colpevole collaborazione dei media di regime che durante i Tg descrivono l’Italia come un modello da seguire per gli altri paesi. A prendere sul serio le misure del gradimento degli esponenti di governo e delle istituzioni coinvolte sembra che la strategia raggiunga l’unico obiettivo rilevante: la manutenzione del consenso.

Chiunque abbia 2 neuroni funzionanti e una coscienza dovrebbe ribellarsi alle più grossolane negazioni dell’evidenza: specie in un momento in cui questa negazione ha un prezzo in termini di vite umane .

L’ Italia ha gestito male l’emergenza sottovalutandola in principio (come peraltro accaduto in vari altri paesi), ma la questione più grave è che con il passare del tempo ha perseverato nell’errore

 

A che serve denunciare la gestione inadeguata? Ad aggiustare il tiro e a cercare di limitare i danni fatti in passato invece di aggravarli. In una toccante lettera scritta dai medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII (meritoriamente tradotta e diffusa dal prof Fabio Sabatini e poi rilanciata da alcuni quotidiani in modo non esattamente corretto) si legge testualmente che :

 

(…) we are learning that hospitals might be the main Covid-19 carriers, as they are rapidly populated by infected patients, facilitating transmission to uninfected patients. Patients are transported by our regional system,1 which also contributes to spreading the disease as its ambulances and personnel rapidly become vectors. Health workers are asymptomatic carriers or sick without surveillance; some might die, including young people, which increases the stress of those on the front line.

Il sindaco di Nembro, in provincia di Bergamo ha realizzato uno studio in base al quale le morti dovute al coronavirus nel suo comune potrebbero essere in numero 4 volte superiore al dato ufficiale. Ci sono infatti soggetti ai quali non è stato praticato il tampone che sono deceduti in casa in isolamento  per motivi plausibilmente collegati all’epidemia. Osservando l’andamento storico dei decessi nel comune, si rileva un picco straordinario durante il periodo in cui il contagio si è diffuso, ben superiore ai dati rilevati in via ufficiale.

Dunque il paese “modello” sta combattendo alla cieca l’epidemia perché pratica un numero insufficiente di tamponi, manda a morire gli operatori sanitari sprovvisti dei necessari presidi per operare in sicurezza e lascia che gli ospedali contribuiscano alla diffusione del contagio con la complicità di un tracciamento inadeguato dei contagi. In compenso indulgiamo su blocchi sempre più severi, inasprendo le sanzioni per chi infrange regole che cambiano con frequenza settimanale e che sono disegnate in modo farraginoso e suscettibile di diverse interpretazioni.

https://www.facebook.com/fabio.sabatini/posts/10157553442944843

Un capitolo a parte merita il Lockdown è il blocco delle attività non essenziali. Accendiamo insieme i 2 neuroni necessari per affrontare a questione: a che serve la chiusura di scuole, uffici, negozi e il rinvio di manifestazioni pubbliche? A ridurre i contatti tra le persone per limitare la diffusione del contagio. Che c’entra questo col divieto di correre da soli per strada? Niente. Che c’entra con il blocco delle attività essenziali? Parliamone.

Durante una guerra c’è un senso nel limitare le attività non essenziali: tutto il paese deve contribuire allo sforzo bellico e molte attività produttive non essenziali vengono di norma riconvertite. Non è questo il caso. Per quanto tragica la situazione e col massimo rispetto per i defunti e per i medici in prima linea, non siamo in guerra. Se uno vuole comprarsi un paio di scarpe e l’acquisto o la consegna del bene vengono svolto nel rispetto di tutti i criteri di sicurezza in merito all’interazione tra individui non c’è un motivo razionale per evitarli. Non c’è un fallout radioattivo sul nostro paese e circolare da soli con le adeguate precauzioni comporta rischi molto ridotti.

Ma quali sono le attività essenziali? Come si fa a dirlo? Se creando una valvola con una stampante 3D si può trasformare una maschera da sub in un prezioso  presidio utile alle unità di terapia intensiva come si fa a stabilire cosa è essenziale  cosa non lo è? Ma sopratutto: qual è il nesso tra attività essenziali e contenimento del contagio?

Se un attività non essenziale può essere svolta senza ragionevoli pericoli di contagio perché vietarla? Con questa logica distorta  stiamo svolgendo attività essenziali come quelle sanitarie senza le necessarie misure di sicurezza (come testimoniato dal tragico bilancio del personale medico deceduto in seguito al contagio) e stiamo vietando attività non essenziali che potrebbero essere svolte in sicurezza aggravando quella che Mario Draghi ha definito una tragedia di proporzioni bibliche e per affrontare la quale ha invocato misure eccezionali.

Contro il blocco della ragione, chiunque disponga di un cervello e di una coscienza dovrebbe chiedere a gran voce 3 semplici cose:

  1. Prendere atto rapidamente degli errori fatti fino ad oggi e modificare la strategia di contenimento per limitare i danni in futuro (riassunto veloce servono più teste e tracciamento dei contagi e serve un supporto maggiore al personale sanitario)
  2. Seguire i consigli di Mario Draghi e intervenire per tempo per evitare danni permanenti al tessuto produttivo del paese, ferme restanti le necessarie misure di sicurezza, ma al contempo evitando i provvedimenti irrazionali e basati sull’emotività
  3. Comunicare con maggiore trasparenza  e spiegare con chiarezza ai cittadini le considerazioni in termini di costi benefici, alla base di ciascun provvedimenti, specie di quelli più invasdivi

Quanta gente ancora deve morire e quanti danni permanenti deve subire il nostro sistema economico prima di riconoscere che “lasciamoli lavorare” è sbagliato se stanno lavorando male?

Twitter @massimofamularo

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