Partiti e politici
“Con Renzi si parla o no?”: la nuova sinistra non è ancora nata e già si spacca
Qualcosa si muove a sinistra. Ma, come nella migliore tradizione degli ultimi anni, il partito che nascerà a metà febbraio sulle ceneri di Sel (congresso a Rimini al 17 al 19) rischia di vedere la luce già diviso. Il nodo è sempre quello che attanaglia da tempo la sinistra radicale e che ha fatto registrare già alcuni addii, come quello di Gennaro Migliore, ex Sel ora sfegatato renziano. Si può dialogare oppure no con questo Pd? Gli ex Sel sul tema sono divisi, con diverse sfumature. Da una parte ci sono Nicola Fratoianni e Stefano Fassina: il primo è stato uno strettissimo collaboratore di Nichi Vendola, e già suo assessore alla Regione Puglia; il secondo è stato vice ministro dell’Economia nel governo Letta. Loro, insieme a tanti altri, vogliono costruire una forza di sinistra alternativa a questo Pd. Poi, se i dem avranno una sterzata a sinistra e se non ci sarà più Matteo Renzi a guidarlo, allora in futuro ci si potrà anche confrontare, ma non ora che il Pd è ancora saldamente nelle mani dell’ex premier. Dall’altra c’è l’attuale capogruppo Arturo Scotto, Massimiliano Smeriglio e Ciccio Ferrara, che invece non escludono a priori un dialogo anche con un Pd targato Renzi.
Il confronto negli ultimi giorni ha raggiunto livelli cruenti tanto che Fassina, stufo degli attacchi, si è autosospeso dal gruppo a Montecitorio. A quel punto 16 deputati, tra cui Stefano D’Attorre, Ferrara e lo stesso Scotto, hanno inviato ai colleghi una lettera per invitare tutti ad abbassare i toni, salvo inasprirli ancor di più. “Non c’era bisogno di una presa di posizione così forte, i panni sporchi si lavano in casa”, sono le voci che arrivano dal gruppo parlamentare. “Volete solo essere i maggiordomi di Renzi”, il post su Fb del deputato Giovanni Paglia. Scambi di accuse, litigi, frecciate, polemiche a distanza. Insomma, la solita pietanza dalla Sinistra Arcobaleno in poi.
A tutto ciò, e in vista di un congresso che si annuncia molto interessante, va ad aggiungersi lo sconcerto generato da Giuliano Pisapia con la sua proposta di costituzione di un “campo progressista”. Ancora non è chiaro se nella testa dell’ex sindaco di Milano ci sia un nuovo soggetto politico o una federazione di forze, ma la sua proposta è suonata come una copertura a sinistra del Pd, una stampella all’ex sindaco di Firenze. “Il Pd si caratterizza sempre più come partito di centro? Non ti preoccupare, a sinistra ti copro io”, sembra essere l’idea di Pisapia. Sommersa dalle critiche (Vendola e Cofferati in primis), la proposta dell’ex sindaco di Milano ora sembra in stand by: lunedì c’è stata una prima iniziativa a Cagliari cui hanno partecipato il primo cittadino Massimo Zedda, Michele Emiliano, Dario Stefano e Bruno Tabacci (sì proprio lui, come osservatore), ma l’appuntamento che si sarebbe dovuto tenere a Roma a fine mese è stato annullato. Meglio temporeggiare, in attesa di vedere come va il congresso di Si e anche quale legge elettorale si prospetterà dopo la sentenza della Consulta. Da Milano, intanto, qualcuno sussurra che l’idea di costruire la stampella a sinistra al Pd renziano sia il frutto di un’idea di Carlo De Benedetti, di cui Pisapia è avvocato di famiglia da anni. Sussurri, gossip e qualche goccia di veleno che, in queste occasioni, non manca mai.
“Il fatto che abbiano iniziato a discutere e a dividersi su questo tema è positivo, perché così i nodi verranno al pettine. Da tre anni Sel è ambigua nel suo rapporto col Pd renziano: chi ci vuole trattare e chi no. E la sovrapposizione di queste due linee le ha rese entrambe meno credibili. Lo si è visto anche alle ultime amministrative, dove Sel ha fatto alleanze a macchia di leopardo: un po’ col Pd e un po’ no. Io da sempre dico che su questo punto occorre fare chiarezza e questa può essere l’occasione giusta”, sostiene Pippo Civati, contrario al dialogo con questo Pd. Pippo per ora sta alla finestra con il suo movimento Possibile e guarda con interesse a quello che accadrà a Rimini a metà febbraio.
Negli ultimi giorni, poi, un altro allarme è scattato sul tesseramento: a un mese dal congresso fondativo sono state fatte solo 4 mila tessere, quando Sel nel 2010 ne faceva 72 mila e la Rifondazione di Bertinotti 160 mila. “Sono sicuro che al congresso arriveremo almeno a 15 mila tessere”, assicura Alfredo D’Attorre. “Sì, in questi giorni ci sono state un po’ di fibrillazioni”, continua il deputato, “ma quando ci si avvicina a un congresso è normale e anche positivo. Il nostro sarà un congresso vero”. Col rischio scissioni? “Lo escludo, credo si possa lavorare per arrivare a una linea unitaria, che dovrebbe essere quella di costruire una forza di sinistra, perché il Pd di sinistra non è, che al momento esclude un dialogo col Pd, ma più avanti il problema dovrà porsi. Noi lavoriamo a un progetto di forza progressista che possa far parte di una coalizione che si propone di governare il Paese. Il partito massimalista, che sta in un angolo, di mera testimonianza, non interessa a nessuno”.
Per il momento al congresso c’è una sola mozione e chi parla apertamente di volersi candidare alla segreteria è solo Fratoianni. Gli altri, compreso D’Attorre, tengono coperte le loro carte. “Noi non vogliamo essere la low cost del Pd, ma nemmeno la bad company dei grillini”, sottolinea il capogruppo Scotto. D’altronde da queste parti chi voleva andare con i dem ci è già andato e chi non ci voleva stare è venuto qui, vedi D’Attorre e Fassina. La questione, però, non è così semplice, perché in tante realtà locali Sel e Pd governano insieme. Sarà quindi interessante vedere il risiko delle alleanze alle amministrative di primavera: col Pd o da soli è un nodo che il congresso dovrà sciogliere.
E Laura Boldrini? La presidente della Camera è iscritta al gruppo di Sel a Montecitorio ma non s’iscriverà al nuovo partito. Pisapia – dicevano i rumors, che lo stesso Pisapia ha voluto smentire dopo averli lasciati correre – aveva proposto lei come candidata di “campo progressista” a future primarie del centrosinistra, in gara col candidato Pd. Lei ha smentito seccamente, ma dalla Camera si sussurra che in fondo la cosa le abbia fatto piacere. Le ambizioni della terza carica dello Stato da questo punto di vista sono seconde solo a quelle della seconda carica (Piero Grasso).
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