Partiti e politici
Comunali, vittoria del Centrodestra o delle Liste Civiche?
Nel dibattito che imperversa sul significato delle recenti elezioni amministrative, la narrativa dominante è quella della sconfitta del centrosinistra diviso e della rinascita del centrodestra unito. Cosa ci dicono i dati?
In generale, sembra che più che di una chiara sconfitta o vittoria di un partito, si tratti di un’insofferenza verso l’amministrazione uscente, a prescindere dal colore politico. Sembra venir sempre meno dunque l’incumbency effect, che in economia politica descrive il vantaggio che l’amministrazione in carica ha in termini di rielezione nei confronti della sfidante.
I risultati delle amministrative 2017
Tra l’11 e il 25 giugno scorso sono andati al voto 1005 comuni italiani, fra cui 25 comuni capoluogo e 160 comuni con popolazione superiore ai 15000 abitanti. Il centrosinistra ha perso feudi storici come Genova e Pistoia, e nel complesso è arrivato secondo in questa tornata elettorale per numero di amministrazioni (contando solo i comuni con più di 15000 abitanti), lasciando il primo posto al centrodestra. Ma possiamo ridurre il risultato ad una disfatta del PD e ad un ritorno in auge di Forza Italia e alleati? Analizzando i dati, si scopre che il quadro finale è più variegato.
Guardando soltanto ai comuni con più di 15000 abitanti (159 inclusi quelli capoluogo ed escludendo Trapani, che è stato commissariato), vediamo innanzitutto che, rispetto al totale, quasi il 70% ha cambiato partito al comando. Il dato interessante è che, in termini relativi, il centrodestra è stato soppiantato maggiormente del centrosinistra e il Mov. 5 Stelle più di tutti (sebbene amministrasse solamente 3 comuni). Da questo si evincono subito due cose: in primis, l’amministrazione precedente (almeno in termini di partito) è stata spesso sfiduciata; in secondo luogo, questa sfiducia è ricaduta su tutte e tre le maggiori forze del paese.
Chi ha beneficiato di questa sfiducia? Di nuovo, un po’ tutti, ma le liste civiche in particolare.
Dei comuni che hanno cambiato amministrazione, il 32% ha scelto una lista civica, il 30% il centrodestra e il 22% la lista di centrosinistra. Il Movimento 5 Stelle si ferma al 7% del totale, registrando il risultato peggiore fra i tre poli. Insomma, in termini relativi, il centrodestra si aggiudica più cambi di amministrazione del centrosinistra, ma ne perde anche di più e, in generale, è la sfiducia verso l’amministrazione uscente a fare da padrona, con una convergenza verso le liste civiche, a scapito dei partiti nazionali.
La dimensione del fenomeno è apprezzabile, però, soltanto in rapporto ai risultati della tornata elettorale precedente.
Cosa era successo cinque anni fa
Le elezioni amministrative del 2012 avevano coinvolto 1009 comuni, fra i quali 168 erano sopra i 15000 abitanti, inclusi 27 capoluoghi. Per la maggior parte, questi comuni coincidono con quelli andati al voto nelle scorse settimane. Per questo motivo, possiamo confrontare le statistiche fra le due elezioni amministrative e vedere quali sono state le novità del 2017 rispetto al 2012.
Per prima cosa, guardando alla percentuale di comuni che hanno cambiato amministrazione alle elezioni 2012, ci accorgiamo che non è molto più bassa di quella di quest’anno, 61% contro 68%; la sfiducia diffusa nell’amministrazione uscente non è quindi una novità del 2017. Diverso è il discorso per le cifre a livello di partito. Nel 2012, il centrodestra era infatti stato sostituito in quasi l’80% dei casi, più che nel 2017 (64%, come abbiamo visto nella sezione precedente), mentre il centrosinistra aveva mantenuto la maggior parte dei comuni, con un tasso di sostituzione del 36%. Essendo la prima prova elettorale del Movimento 5 Stelle, non c’era nessun comune amministrato da loro. La differenza principale con le elezioni del 2017 è quindi nella distribuzione del malcontento verso le amministrazioni uscenti: mentre quest’anno si è ripartito in maniera più o meno omogenea fra centrosinistra e centrodestra, cinque anni fa si era concentrato sul centrodestra.
A chi erano andati i cambi di amministrazione? Per la maggior parte al centrosinistra (54%), seguito a molta distanza da centrodestra (11%) e Liste Civiche (10%); il Movimento 5 Stelle era riuscito a conquistare solo il 2% delle nuove amministrazioni. Rispetto al 2017 quindi, il 2012 aveva visto una prestazione decisamente migliore del centrosinistra (22% nel 2017), e decisamente peggiore del centrodestra e delle liste civiche (30% e 32% rispettivamente nel 2017).
Come si dovrebbero allora leggere i risultati delle amministrative 2017, alla luce di quelle del 2012 e della distribuzione degli avvicendamenti? Sembra esagerato parlare di disfatta del centrosinistra o di dominazione del centrodestra. Piuttosto, c’è stato un peggioramento nella prestazione dell’uno e un miglioramento in quella dell’altro, con una convergenza di entrambe verso cifre simili e modeste. Il vero exploit è quelle delle liste civiche, ancora più notevole perché avvenuto senza il supporto di partiti nazionali e, proprio per questo motivo, un indice del fatto che il protagonista di queste amministrative sia stata la sfiducia verso i grandi partiti, unita ad una maggiore sfiducia verso l’amministrazione uscente in generale. È interessante che questo rifiuto dei partiti si concretizzi in iniziative locali, come le liste civiche, e non nell’entità antisistema per eccellenza, il Movimento 5 Stelle. Il Movimento nasce proprio da un’ideologia anti-incumbent, ma a livello locale ha dimostrato di non avere ancora la capacità di attrarre quei voti anti-incumbent che sembrano caratterizzare il panorama politico locale nelle ultime due elezioni.
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