Partiti e politici

Come si fa a portare al successo Salvini

21 Aprile 2018

Se non tutti, c’erano certamente i principali ideatori delle recenti campagne elettorali, nell’incontro di venerdì 20 alla facoltà di Scienze Politiche di Milano, grazie all’iniziativa di ComPol. Alla presenza di un manipolo scelto di studiosi pronti a pungolarli sulle cose che non hanno funzionato, ma anche a render loro merito per quelle che hanno funzionato. In ordine di apparizione: Dino Amenduni, per la campagna del Pd; Antonio Palmieri, per quella di Forza Italia; Luca Morisi per la Lega di Salvini e, infine, nessuno per il Movimento 5 stelle, come era ampiamente previsto accadesse.

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Sala lauree inaspettatamente gremita, per una ghiotta occasione di comprendere meglio quali fossero state le strategie, vincenti o perdenti, e le logiche sottostanti che erano state adottate per massimizzare il consenso nei confronti di quelle forze politiche. Due i partiti usciti male dal responso delle urne e uno soltanto, dei due vittoriosi alle ultime elezioni, in mancanza di qualcuno che ci parlasse dei 5 stelle.

Dino Amenduni, di ProForma, appariva il più mesto, non essendo riuscito nel suo compito di far decollare l’immagine sbiadita del Partito Democratico. Il suo tentativo, la sua (impossibile) impresa era quella di rivitalizzare lo scarso appeal del Pd attraverso una campagna di comunicazione che non poteva prescindere, innanzitutto, dalla figura di Renzi, ormai circondata da negatività da almeno un anno e mezzo, dalle débâcle del referendum costituzionale in poi. La scelta adottata, quella di ricordare le tante riforme fatte durante i governi Renzi e Gentiloni, pur corretta in sè, si è dimostrata carente perché priva di un tassello fondamentale: il progetto per il futuro del paese, le modalità attraverso cui riuscire a risolvere i problemi ancora esistenti in Italia. Mancava la speranza. E senza speranza di importanti mutamenti gli elettori fanno fatica a votarti.

Antonio Palmieri, l’uomo del “Meno tasse per tutti”, l’artigiano delle libertà (come è stato presto definito) ha puntualizzato le obiettive difficoltà di far rinascere Berlusconi per la terza (o quarta) volta, dopo molto tempo in cui la sua presenza sul palcoscenico politico si era fatta piuttosto sporadica, in questi ultimi anni. Il suo messaggio è stato di nuovo veicolato attraverso le forme a lui più congeniali, la tv e la radio, nel tentativo di ribadire le sue tradizionali atout, che con il tempo hanno però visto affievolirsi la loro capacità comunicativa. In tempi di rapidi cambiamenti, la tradizione di Forza Italia non aveva più abbastanza appeal. Ciononostante, il risultato elettorale del partito di Berlusconi non è stato così negativo come ci si poteva attendere, con l’unico reale neo di essere stato superato dalla Lega, divenuta il motore del successo del centro-destra.

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Luca Morisi, infine, responsabile della campagna di comunicazione del partito di Salvini, il principale vincitore delle ultime elezioni, avendo quadruplicato i suoi precedenti voti, è stato da tutti accolto con grande interesse. L’inventore del progetto “Vinci Salvini” ha ben raccontato il costante e certosino impegno che da anni lo ha visto impegnato per costruire un nuovo leader, a partire dalla ceneri in cui era precitata la Lega del post-scandalo. L’obiettivo di questo lavoro, dove essenziali sono stati sia la quotidiana presenza virtuale sui social, da una parte, sia la quotidiana presenza fisica dello stesso Salvini in centinaia e centinaia di comuni italiani, era quello di far dimenticare agli elettori la percezione di un partito nordista, per farlo diventare appetibile a tutto il territorio nazionale, con messaggi condivisibili al nord come al sud del paese. I frutti si sono visti. Per una volta, gli studiosi intervenuti al dibattito si sono mostrati concordi, al di là delle proprie eventuali opinioni politiche: una campagna elettorale sicuramente da applausi.

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