Partiti e politici
Come (non) cambia la geografia politica dell’Italia
Che Italia sarà quella che emergerà dalla prossime elezioni politiche, dal punto di vista geografico? Sarà un’Italia certamente inedita, che mai nel passato abbiamo siamo stati abituati a vedere, con inediti punti di forza delle diverse formazioni politiche. Ma ad una Italia, per alcuni versi, assomiglierà: da un certo punto di vista, sarà infatti simile a quella del 2008, che si può vedere raffigurata qui sopra.
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L’indiscutibile predominio di Berlusconi e della sua coalizione, così come usciva dalla consultazione di dieci anni orsono, sarà riproposta anche in questa occasione. Il centro-destra vincerà quest’anno praticamente in tutti i luoghi dove vinceva già allora: nelle regioni settentrionali e in quelle centro-meridionali del paese, con un azzurro presente in maniera diffusa un po’ dovunque.
Rispetto al 2008 cambierà soltanto, almeno in parte, la geografia dei comprimari. Allora i territori che non vedevano primeggiare Berlusconi votavano a favore del centro-sinistra di Veltroni, mentre oggi il centro-sinistra rimarrà confinato nella sua tradizionale area politica di riferimento, le storiche roccaforti rosse, Emilia, Toscana e una parte dell’Umbria, oltre a qualche sparuta vittoria in alcune delle grandi città (Torino, Milano e Roma).
Il resto dell’Italia, in questa occasione, andrà nelle mani dei 5 stelle, che vincerà in tutti gli altri territori dove un tempo la coalizione di Veltroni riusciva a contendere la primazia berlusconiana: Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna e Lazio, con l’aggiunta di una buona parte della Sicilia.
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In termini di collegi uninominali, la coalizione di centro-destra riuscirà a prevalere in quasi il 60% del totale dei collegi, lasciando ai 5 stelle e al centro-sinistra il restante 40%, da dividersi più o meno equamente tra le altre due principali forze politiche in competizione. Relativamente parlando, agli avversari di Berlusconi andrà un po’ meglio nella parte proporzionale, dove il numero di seggi che conquisteranno le tre “coalizioni” sarà abbastanza simile ma, di nuovo, con una leggera prevalenza dei partiti che fanno parte del centro-destra.
Ma è la geografia dell’uninominale quella che sicuramente oggi impressiona di più. Dieci anni sono passati, Berlusconi pareva finito nel lontano 2011, quando venne sostituito da Mario Monti per salvare l’Italia dal baratro economico-finanziario. Tre governi capeggiati dal centro-sinistra si sono poi succeduti (Letta, Renzi e Gentiloni) e ora, dopo tutto ciò che è accaduto, la ruota sembra essere tornata indietro, riproponendo un’Italia molto simile a quella di un tempo.
Certo, la composizione interna al centro-destra è in parte mutata, con una Lega che si propone più agguerrita rispetto a quella di un tempo, assoluta padrona delle aree settentrionali del paese, in particolare in Lombardia e soprattutto in Veneto. Ma l’offerta complessiva appare parecchio simile a quella di un tempo, e gli elettori sembrano dargli ancora credito, nonostante tutte le complesse vicende degli ultimi anni, nonostante inedite forze politiche siano apparse nel panorama nazionale.
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Qualcosa di più della cosiddetta “fedeltà leggera”: una fedeltà che sembra invece essere più pesante del preventivato. La conferma di un’Italia che si fida sempre (più) del messaggio e delle proposte del centro-destra.
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