Partiti e politici
Come l’Europa, anche la Francia va a destra, ma senza maggioranza
Si stanno concludendo in queste ore i ballottaggi italiani, che ci diranno quanto ci sia del vero nella ipotetica rinascita del centro-sinistra, o nella tenuta del centro-destra, due ipotesi che circolano alternativamente sui media italiani. Ma forse più importante, e con un impatto politico certo maggiore, sarà il risultato delle legislative francesi, perché lì si gioca una fetta simbolicamente importante sul futuro dell’Europa.
La sfida che si presenta ancora una volta, ma con maggiori margini di vittoria in questa occasione, è quella del partito di Marie Le Pen di diventare la forza politica di maggioranza nel parlamento francese: una sorta di Opa sulle prossime presidenziali, che si svolgeranno presumibilmente tra tre anni.
Se il Rassemblement National, il partito di Le Pen e del suo segugio Bardella, riuscisse a sconfiggere i suoi avversari nella maggior parte dei collegi, è plausibile pensare che la percezione di trovarsi di fronte ad una maggioranza neo-fascista (che ha sempre impedito in passato la loro vittoria) si stia ridimensionando; soprattutto se il prossimo candidato alle Presidenziali sarà lo stesso Jordan Bardella, un millenial che nulla ha a che fare con il revanscismo del vecchio Le Pen.
Un risultato possibile, dunque, ma con due caveat, che una buona parte della stampa nazionale pare non aver preso in considerazione in maniera completa e che riguardano: la natura dei ballottaggi francesi e quella della coalizione di sinistra, il Nouveau Front Populaire.
Nelle elezioni politiche francesi, se un candidato non raggiunge il 50% dei voti, si ricorre come noto ad un secondo turno, come accade in Italia per i sindaci; in Francia però nel ballottaggio potrebbero affrontarsi non soltanto i primi due candidati, ma anche tutti quelli che hanno superato la soglia del 12,5% degli elettori iscritti a quel collegio. Una situazione che non accade molto facilmente, soprattutto per un tasso di partecipazione che si va sempre più riducendo (nel 2022 fu addirittura inferiore al 50%).
Infatti, bisogna fare attenzione: il 12,5% è applicato non ai votanti, bensì come ho detto agli iscritti, per cui se vota soltanto la metà degli aventi diritto, quella quota “raddoppia”, deve cioè essere pari ad almeno il 25% dei votanti (che corrisponde appunto al 12,5% degli iscritti). Mi rendo conto: è un po’ complicato, ma bisogna prenderne atto per comprendere il resto del ragionamento, del primo dei caveat.
Se quindi il tasso di partecipazione è piuttosto elevato (i sondaggi ci dicono che per le prossime elezioni potremmo arrivare forse al 65-70%) crescono le possibilità che al secondo turno vadano tre partiti anziché due, perché gli stessi ultimi sondaggi ci informano che la destra è stimata intorno al 30%, la sinistra al 28% e Macron al 22%, con buone chance, in parecchi collegi, di superare tutti il fatidico 12,5%.
In questo caso, riproponendosi una situazione simile al primo turno, le probabilità di vittoria per Le Pen/Bardella resteranno parecchio elevate; se invece andasse soltanto un partito, contro il RN, ci troveremmo davanti ad una situazione molto simile a quella del passato, con una sorta di conventio ad excludendum del raggruppamento di destra. Per evitare la sua vittoria, gli elettori del partito escluso dal ballottaggio, gli voterebbe presumibilmente contro.
Ma qui alcuni analisti ragionano in questo modo: se al ballottaggio andassero destra contro sinistra, gli elettori centristi (gollisti o vicini a Macron) preferirebbero Le Pen all’estrema sinistra di Melanchon; quindi, la vittoria di RN sarebbe quasi scontata.
Ma qui arriviamo al secondo caveat. Il raggruppamento di sinistra, come si è visto al risultato delle recenti europee, non è più “dominato” dal comunismo di Melanchon, bensì dal più moderato socialista Glucksmann, che ha ottenuto infatti un buon successo, vicino al 15% dei voti, superando nettamente lo stesso esponente comunista.
Riassumendo: se la partecipazione sarà molto elevata, è molto probabile la vittoria, con una maggioranza di seggi, a RN; se non voteranno in molti, e ai ballottaggi andassero solo 2 partiti, è probabile che il primo partito sarà quello di sinistra, seguito più o meno con gli stessi seggi da RN e Macron.
Non ci resta che attendere, ma le mie aspettative sono che, nonostante la forte crescita della destra anche in Francia, difficilmente diventerà maggioranza parlamentare. Come appunto nel contesto europeo.
Università degli Studi di Milano
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