Partiti e politici

Come finirà il voto europeo

26 Maggio 2019

Qualche previsione, in attesa della conclusione della corsa Champions e dello spareggio playoff dell’Olimpia basket, risultati che certo saranno vissuti con maggior passione di quanto possano fare quelli delle elezioni europee.

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Perché in questa occasione le consultazioni non dovrebbero fornire particolari sorprese, rispetto alle aspettative maturate nel corso dell’ultimo mese. Peraltro, ed è ormai cosa nota, gli italiani sono capaci di sorprenderci sempre più facilmente, nel loro comportamento di voto; così, l’elevata volatilità che ha accompagnato le più recenti chiamate alle urne, a partire dalle politiche del 2013 fino a quelle dello scorso anno, è ancora possibile possa far mutare in maniera significativa le stime che sono circolate in questi giorni, ufficialmente di blackout demoscopico, ma popolate dalle consuete simpatiche “corse di cavalli”.

Vediamo ciò che dovrebbe accadere, dunque. Il primo partito sarà ovviamente la Lega di Salvini, accreditata peraltro di un risultato largamente inferiore a quanto veniva stimato soltanto un mese fa: una perdita (virtuale) di almeno 5-6 punti percentuali, se non di più, che dovrebbe farla precipitare (si fa per dire) ad una quota vicina al 28%. Un incremento di oltre 10 punti dal risultato del 4 marzo 2018 diventerebbe quindi una specie di débâcle, se si considerano le aspettative di andare oltre il 35%. Potenza dei sondaggi, ai quali ovviamente nessuno crede…

La seconda piazza andrà al Movimento 5 stelle, che pare essere riuscito ad interrompere un declino di appeal che sembrava irreversibile, facendogli perdere più o meno l’uno per cento dei consensi al mese, dal giugno dello scorso anno in poi. La piccola rimonta finale, grazie al “rientro” di elettori attratti da Salvini ma poi un pochino disturbati dalla sua deriva percepita verso l’estrema destra, dovrebbe farlo posizionare intorno al 24-25% dei consensi. Non male, considerata la consueta disaffezione della sua base di votanti per elezioni che non siano quelle politiche.

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Il Partito Democratico risorge in qualche modo dalle ceneri delle ultime consultazioni legislative, richiamando passati astensionisti e giovandosi di una debole alternativa di area, che dovrebbe evitare la dispersione del voto di centro-sinistra / sinistra in tanti piccoli rivoli. L’atteso risultato, tra il 22% e il 23%, sarebbe per la formazione del suo segretario Zingaretti il minimo indispensabile per poter cominciare realmente un faticoso viaggio nel deserto, con la meta di tornare almeno competitivo, anche se non vincente, nel giro di un paio d’anni.

Il resto del centro-destra, slegato dalla Lega a livello nazionale ma a questa legata nel voto amministrativo, avrà un risultato complessivo di poco inferiore al 15% che, sommato alla quota di Salvini, fa candidare quest’area, in possibili prossime elezioni politiche, a diventarne il vero vincitore, con un numero di seggi in Parlamento probabilmente vicino alla maggioranza assoluta. Forza Italia mira a raggiungere la doppia cifra, ma ne resterà forse un pochino sotto, mentre il partito di Giorgia Meloni si attesterà intorno al 5%, o poco più.

Saranno dunque questi 5 i partiti che entreranno in Europa, con qualche piccola remota chance a Emma Bonino, nel caso non si ricorra al tanto discusso, in queste ore, “voto utile” che indirizzerebbe potenziali elettori di +Europa verso il Pd. Le altre forze politiche non hanno allo stato attuale alcuna possibilità di superare la soglia del quattro per cento.

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Ora, non ci resta che attendere per sapere se sarà l’Inter o il Milan ad accompagnare l’Atalanta in Champions. A domani, per una approfondita analisi dei risultati reali.

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