Partiti e politici
Nuovo Codice a 5 Stelle: la prescrizione è presunzione di colpevolezza. Anzi, no
“Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”. Ogni eletto del MoVimento 5 Stelle sarà tenuto ad attenersi ad esso. Domani sarà votato online a partire dalle 10 per la ratifica. Potranno votare tutti gli iscritti entro il primo luglio 2016 con documento certificato.
Con queste parole, sul blog di Beppe Grillo, viene introdotto il nuovo codice di comportamento per gli eletti del Movimento 5 Stelle. Un codice che introduce – potremmo dire, in realtà che lo cristallizza – un importante cambiamento di rotta rispetto al passato. L’avviso di garanzia torna ad essere anche per il Movimento 5 Stelle quello che dovrebbe essere per tutti: uno strumento a tutela del diritto di difesa, e non una mannaia nelle mani di un’accusa costituita dalla pubblica opinione e automaticamente portata a dare per scontata la colpevolezza. Invero, di questo pericoloso scivolamento verso il giustizialismo preventivo il movimento fondato da Grillo e Casaleggio è stato solo l’ultimo acceleratore, e il massimo catalizzatore,, perché il processo di deterioramento è iniziato oltre venti anni fa con Tangentopoli. Ma insomma, arrivati ad avere rilevanti responsabilità di governo e con le grane naturalmente connesse ad esse, sperimentato sulla propria pelle i cortocircuito tra giustizia e informazione, i vertici del Movimento 5 Stelle hanno deciso di mettere nero su bianco un principio sacrosanto: l’informazione di garanzia non è di per sè prova di nulla. Naturalmente, i vertici del Movimento si riservano la possibilità di sanzionare “il cittadino” a fronte di quanto emerga dalle indagini ma, appunto, valutando caso per caso. Meglio tardi che mai, potremmo dire, e speriamo – senza troppo crederci – che questi elementari principi di civiltà giuridica d’ora in avanti possano valere per tutti.
A sorprendere e colpire, per noi appassionati di dettagli, è invece il trattamento che viene riservato all’istituto della prescrizione del reato. L’istituto, presente in tutti i codici penali liberali, sancisce l’impossibilità di perseguire e punire in eterno i reati commessi in passato. Tutela insomma i cittadini dalle lentezze dello stato, e dalla sua incapacità di perseguire i reati in tempi ragionevoli, protegge anche (eventualmente) chi abbia commesso un reato molto tempo addietro e intanto si sia però “redento” e abbia cambiato in meglio la sua vita. Ovviamente, tradizionalmente, l’istituto prevede termini di “estinzione del reato” più lunghi quanto più lungo è il reato: il furto di una bicicletta si prescrive molto prima di un tentato omicidio. La prescrizione del reato è “rinunciabile” da parte dell’imputato: chi voglia vedere affermata la propria innocenza in sentenza può sempre chiederlo, ovviamente accettando il rischio che i giudici rinvengano una sua colpevolezza. Di contro, chi veda stralciata la propria posizione processuale per estinzione del reato per prescrizione, potrà in ogni caso far valere l’assenza di addebito certificato dalla sentenza, e – Costituzione alla mano – sarà in ogni caso e a tutti gli effetti da considerarsi non colpevole. Si capisce, dunque, che l’istituto della prescrizione, per l’impianto ideologico del Movimento 5 Stelle, riveste un ruolo particolare e particolarmente delicato. Che deve fare il cittadino amministratore “prescritto”? Per il movimento è un colpevole che l’ha sfangata oppure uno che va valutato “caso per caso”? Nel dubbio, parrebbe che sia entrambe le cose: anche se incompatibili. Leggete qui.
Siamo ovviamente nel campo delle sviste, che ragionevolmente potranno essere corrette con un attento editing in sede di approvazione finale. Più interessante è vedere quali applicazioni, una volta approvato, avrà il codice rispetto ai principi di ritrovato garantismo. Cosa succederà al primo avviso di garanzia, correttamente comunicato dal “cittadino” ai vertici? Lo scopriremo, prima o poi.
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