Partiti e politici

Città a sinistra, Italia a destra

2 Ottobre 2021

Sembra esserci un’aria nuova, in questi giorni, negli ambienti della sinistra italiana. Un’aria che profuma quasi di vittoria. Un approccio non certo euforico, quanto piuttosto soddisfatto e tranquillo, consapevole delle potenzialità che sta intravvedendo nel voto amministrativo di domenica. Perché pare che l’elezione dei suoi candidati nei principali grandi comuni chiamati alle urne, con l’eccezione di Trieste, sia un dato di fatto relativamente sicuro, pur con qualche margine di incertezza soprattutto a Torino e Roma.

Ma, insomma, il risultato di 5 a 1 (o a 2 se ci mettiamo anche il voto regionale in Calabria) non può che essere accolto in maniera positiva dai vertici del centro-sinistra, un segnale che la sua presenza politica ri-comincia a farsi ben presente nelle menti della popolazione elettorale. Se a questo ci aggiungiamo che la stessa ipotetica alleanza futura con il Movimento 5 stelle di marca Contiana sta iniziando a diventare visibile e a dare i suoi frutti sperati, sia in alcuni dei primi turni che negli eventuali ballottaggi, il clima che si respira in particolare in casa Pd appare rassicurante: le speranze di poter ridiventare competitivo anche nelle prossime occasioni elettorali sembrano farsi meno aleatorie, rispetto al più recente passato.

La situazione positiva per quest’area politica, della cui effettiva consistenza andremo peraltro alla verifica tra un paio di giorni, nasconde però una realtà piuttosto differente. Se il voto cittadino conferma la capacità della sinistra di rimanere (o restare) in pole-position, più grandi sono le città più è facile per loro essere egemoni, sia in Italia che negli altri paesi occidentali, non è così quando andiamo a verificare il loro appeal a livello nazionale, dove appunto i residenti nelle grandi città rappresentano una fetta minoritaria della popolazione elettorale.

Nelle periferie e nei centri medio-piccoli, la scelta prevalente dei cittadini è e resta al contrario quella del centro-destra. È qualcosa di simile a quanto accade nelle elezioni presidenziali americane dell’ultimo decennio: le città, soprattutto quelle più popolose, votano Democratico, mentre tutto il resto del paese vota Repubblicano. È davvero visivamente impressionante! Il territorio degli Stati Uniti è sostanzialmente tutto a maggioranza “rossa” (il colore dei Repubblicani), con molti puntini “blu” (il colore dei Democratici), che corrispondono ai grandi agglomerati urbani. Paiono, queste città, come assediate dagli antichi “pellerossa” che popolano il resto di ciascuno degli Stati, e tentano l’assalto ai fortini Democratici.

In Italia ovviamente la situazione non è esattamente la stessa. Permangono ancora (ma sempre meno) aree di tradizione di sinistra dove la differenza in termini di voto con la destra è sensibile, ma poco alla volta le roccaforti della sinistra tendono a ritirarsi, trincerandosi sempre più all’interno delle mura delle metropoli, lasciando spazio e consensi ai suoi avversari negli altri territori periferici.

Così oggi, se si votasse su tutto il territorio nazionale, composto da migliaia di comuni piccoli o intermedi, la destra (o il centro-destra se si preferisce) rimane maggioritaria nel paese, con uno scarto con i partiti della sinistra tradizionale intorno ai 20 punti percentuali. Insomma, se le città tendono ad andare, o a restare, a sinistra, il paese nel suo complesso permane nelle solide mani della destra.

Università degli Studi di Milano

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