Partiti e politici

Cinque stelle, esiste un piano B?

6 Settembre 2016

Sul caso Raggi/Muraro – o Muraro/Raggi se preferite – sono stati scritti nelle ultime ore fiumi di parole.
Ovviamente ci sono moltissimi commentatori che aspettavano, seduti sulla riva del fiume, che passasse il cadavere del nemico. Tra questi perfino un eminente pentastellato, il sindaco di Parma Pizzarotti, che ha usato proprio questa metafora per esprimere su Twitter il suo pensiero sulla vicenda.
Desidero però soffermarmi su due approcci al tema in questione, che sembrano coincidenti e invece non lo sono affatto.
Entrambi provengono da giornalisti che non possono certo essere accusati di pregiudiziale ostilità nei confronti del Movimento 5 stelle : Peter Gomez e Enrico Mentana.

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Il primo scrive nel suo blog:

Per favore, la sindaca la smetta di giocare sulle parole. L’unica cosa che può fare per tentare di non passare per sempre per una furbetta è presentarsi in consiglio comunale e ammettere il suo grave errore. Chiedere scusa agli elettori romani. Garantire che una cosa del genere non si ripeterà mai più. E lo stesso devono fare gli esponenti dei 5 stelle che erano a conoscenza della vicenda. Da questa storia il loro movimento rischia di uscire distrutto. Ci vorranno mesi per recuperare la fiducia dei cittadini. E non è detto che l’impresa riesca. Sostenere che gli altri sono peggio, denunciare l’operato delle lobby, invocare l’inesperienza o ricordare le cose buone che sono state fatte, non serve.
Va cambiato registro subito. Ci vuole un’autocritica severa. Se non arriva meglio che la Raggi si dimetta. Eviteremo tutti una lunga e penosa agonia.

Mentana, invece, sulla sua pagina facebook, si esprime così :

Il movimento 5 stelle non è mai stato garantista, anzi: in passato ha sempre denunciato politicamente ogni vicinanza chiacchierata, ogni commistione, ogni atto giudiziario subito da suoi avversari. I suoi esponenti di punta hanno sistematicamente chiesto le dimissioni di politici e amministratori raggiunti da avvisi di garanzia, o perfino solo parenti di indagati.
Per questo la duplice vicenda è invece spinosa, molto. Perché ora il m5s è a un bivio: essere coerente con quanto predicato fin qui, col rischio concreto di rottamare da solo la sua prima grande esperienza di governo a Roma, come un ispettore Clouseau che dichiara in arresto se stesso; oppure riflettere in modo molto serio – e fatalmente autocritico – sui guasti del giustizialismo cieco. L’onestà non si impone con le manette o le dimissioni forzate, ma col rispetto della legge, che contempla anche i diritti e, appunto, le garanzie. Una inversione a U? Magari una maturazione: in cui potrebbe rivelarsi preziosa proprio la Raggi, con la sua esperienza legale. Fatta dove, non importa.

I due approcci, come è possibile notare, sono diversi.
Gomez dice che coerenza vorrebbe che Raggi chiedesse scusa o si dimettesse.
Mentana dice : questi il garantismo non sanno nemmeno dove stia di casa quando si tratta degli avversari politici e lo invocano adesso per se stessi.
E aggiunge : facciano ammenda delle loro isterie del passato e d’ora in poi garantiscano agli altri lo stesso rispetto che invocano per se stessi.

Nel primo caso (Gomez) l’incitamento è a dimostrarsi all’altezza della propria intransigenza.
Nel secondo caso (Mentana) l’incitamento è a moderarla.
Se posso aggiungere la mia, penso che vadano bene entrambi gli approcci.
Peccato che il primo, però, sia scarsamente realizzabile : essere senza peccato per continuare a scagliare impunemente le pietre non è da tutti : scagliare le pietre è esercizio facile, popolare e liberatorio, essere senza peccato un tantino più difficile.
L’approccio Mentana, più laico e anche pragmatico, invece farebbe perdere al Movimento la sua connotazione identitaria che è appunto quella dell’intransigenza.
Insomma, dopo il caso Raggi/Muraro – o Muraro/Raggi se preferite – tempi difficili aspettano il Movimento 5 Stelle…

 

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