Partiti e politici

Cinque Stelle alle stelle, disimpegno e interessi privati: ecco l’Italia di oggi

11 Agosto 2015

Diciamolo subito: questo non è un sondaggio. Ci stupiremo di vedere i 5 stelle al 33% e il Pd al 25 per cento. Ma non dobbiamo pensare che si tratti di una fotografia esatta del paese. L’indagine Cawi condotta (2700 interviste online) si riferisce a un campione rappresentativo della ‘popolazione che usa Internet’. Essendo ripartito per quote di sesso, fasce di età e di appartenenza geografica, assomiglia molto al paese, ma se ne distingue per questa fondamentale variabile (ricordiamo che in Italia gli utenti Internet sono quasi il 60%). Dai dati Assirm, l’Associazione degli Istituti di Ricerche di Mercato, risulta che ormai la metodologia Cawi (le interviste condotte attraverso la rete) ha superato le altre e sempre più spesso si dà per scontata la sua bontà (che effettivamente è tale quando si conduce una ricerca, ad esempio, proprio sui comportamenti in rete).

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Troppo spesso si danno per scontati campioni e metodologie, che siano da telefono fisso, mobile, miste, da call center albanesi, indiani ecc. Non viene posta la questione della rappresentatività, che siano 100, 1000, 10.000 interviste. Non è nella cultura di base del nostro paese, non solo del cittadino comune, ma anche di molti osservatori privilegiati e comunicatori. È per questo che si trovano tante discrepanze tra sondaggi diversi e che il risultato elettorale finale è per molti puntualmente sorprendente. Nel nostro caso, vorremmo subito scoraggiare la tentazione di leggere i nostri dati in questa prospettiva, come anticipazioni su ‘cosa accadrebbe se andassimo oggi al voto’. Questo non ne riduce l’interesse e il valore. Con chi avrà avuto la pazienza di leggere questa lunga premessa (e possiamo essere relativamente certi che saranno in pochi) torniamo al punto di partenza senza troppi giri di parole: il 33% della popolazione italiana connessa alla rete oggi voterebbe 5 stelle. Non è solo la brutale chiarezza di questo numero a colpirci. Il sistema dei media e la pubblica opinione sono affamati di numeri senza considerarne l’instabilità, l’emotività, l’andamento ondivago e superficiale. A noi fanno pensare molto di più, nella loro diabolica coerenza, gli atteggiamenti che stanno dietro alla propensione misurata da un numero, la base motivazionale da cui è generata.

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Due dati ci devono preoccupare, o sconvolgere, dipende dai punti di vista. L’80% del campione ci dice di sentirsi ‘lontano dal linguaggio della politica e dei partiti’ – uno scollamento impressionante tra società e mondo istituzionale e politico, ma potremmo aggiungere anche altri mondi attigui, dalla finanza ai media, identificati anch’essi con la politica. Due realtà parallele che sembrano non avere ormai praticamente niente in comune. Non stupisce dunque l’adesione bulgara all’affermazione “qualunque governo che sappia garantire il benessere economico dell’Italia mi va bene, purché vengano garantiti i miei diritti e le mie libertà”, a cui aderisce l’88% degli intervistati. Un orientamento pragmatico che va molto oltre il celebrato ‘superamento delle ideologie’ e sancisce l’esaurimento d’idealità e l’usura simbolica delle parole (e delle promesse).

 

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Vogliamo dire che l’Italia è un paese post politico? In realtà il paziente è in condizioni gravi ma non è morto. Oltre il 60% degli intervistati vede un proprio impegno nella politica inutile o non senza alcuna speranza di essere influente. Ma comunque, poco meno del 40% dichiara di continuare a farlo. Sembra quasi contradditorio rispetto a quanto dichiarato sui sistema dei partiti, ad indicare l’insorgenza di un doppio livello. Una politica in qualche modo codificata e istituzionalizzata ormai estranea alle vite personali dei cittadini, un motivetto stanco, un rumore fastidioso che si tende ad ignorare, da una parte. E dall’altra una politica sentita, praticata, vissuta anche se non sappiamo bene in quali farme. Un’area di estremo interesse, che interessa quella parte di società che pur prendendo totalmente le distanze ‘dall’attuale scena politica’ e dalla sua retorica, continua a credere ‘nella politica’ e ad impegnarsi in qualche modo. Come? Qui si apre una finestra su una prospettiva tutta ancora da capire ed esplorare. Se qualcuno, è difficile pensare che sarà un politico, avrà voglia di farlo.

 

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