Partiti e politici
Che diranno Ingrao e Berlinguer
Si sono già incontrati e salutati con quel gesto così tenero del pugno chiuso.
Da una parte Belinguer e dall’altra Ingrao.
Ognuno di noi ricorda, rivede dinanzi a sé, da una parte, quanto Berlinguer era schivo: forse era per questo che egli sentiva in modo così intenso quei momenti di dialogo di massa, di incontro con il popolo, con i compagni di lotta.
Dall’altra Ingrao, il comunista che voleva la luna. Il partigiano, il poeta, fatto di attitudine al dissenso.
Questo vivere così la politica, quel rigore che concentrava tutta la loro esistenza in un compito necessario, così estraneo agli orpelli (quasi incapace di afferrarne il senso), e il fastidio, la lontananza verso i fregi e i clamori, un ribrezzo verso il corrompimento che sembrava non avere nemmeno bisogno di dirsi.
Circondavano le loro figure delle “fragilità”, e contemporaneamente un senso forte di «garanzia» e di fermezza.
Due uomini che con le loro idee e battaglie ha formato tante persone (come scrivo qui, cliccate).
Come tanti, ero (seppur giovane) costantemente colpito dal pathos che mettevano nei loro discorsi. Una passione non fine a ste stessa ma utile a far vedere anche ai più distratti, un approccio non conformista e non consueto ai problemi della società italiana, delle classi sociali e degli individui.
La chiave di lettura era profondamente umana, quasi poetica, era una formidabile calamita intellettuali.
Ed eccoci soli (come scrivevo qui).
Ci rimane quel comunismo di Ingrao atto a tenere fermo un punto critico contro l’omologazione e la moderna mutilazione degli esseri umani. Una resistenza alla pretesa unidimensionale del capitalismo.
Oggi, come scrive Achille Occhetto, tutte le esperienze di sinistra mondiale dimostrano che può esistere una sinistra a volte molto più radicale di quello che erano i partiti comunisti su temi anche sostanzialmente anticapitalistici come la fuoriuscita dal mercato dei beni comuni, i temi dell’ecologia che portano un mutamento della logica del profitto. Quando l’insieme della sinistra capirà che è questo l’obiettivo che si deve ancora raggiungere, avremo messo insieme le aspirazioni – che erano anche le aspirazioni di Pietro Ingrao – con l’esigenza di mettere insieme partiti che siano di lotta e di governo.
L’indicibile dei vinti, il dubbio dei vincitori.
Ciao Pietro, guarda la luna, senza voltarti mai.
La guarderanno insieme e non dite a Gramsci che brutta fine ha fatto l’Unità.
“Nella vita bisogna essere sempre più folli, più utopisti. Bisogna avere il coraggio di sognare. Da ragazzino dissi a mio padre che volevo la luna. Oggi non ho cambiato idea”.
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