Partiti e politici

Caro Salvini, il rispetto lo si impara a scuola, non con gradi e fucili

16 Ottobre 2015

È notizia di ieri: la Lega starebbe preparando una proposta di legge per reintrodurre il servizio militare obbligatorio per i cittadini italiani maggiorenni. Lo ha proclamato il leader leghista Matteo Salvini, ieri in piazza davanti a Montecitorio, di fronte alla Camera dei Deputati, accorso in appoggio alla manifestazione romana delle forze dell’ordine organizzata per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro.
“Rispetto per il prossimo, spirito di sacrificio, generosità. Questi i valori che abbiamo perduto abbandonando il servizio di leva obbligatorio. È venuto il momento di reintrodurlo.” Così il segretario della Lega su Facebook, che poi ha anche colto l’occasione per scagliarsi contro l’ipotesi di un nuovo indulto: “Basta con sti c…. di indulti che svuotano le galere, chi vota per far uscire i delinquenti vota contro i cittadini per bene”.

 

Ora, facciamo anzitutto un po’ d’ordine.
Il servizio militare in Italia, istituito con il Regno nel 1861 e rimasto obbligatorio con la nascita della Repubblica, non è più un dovere dei cittadini maschi che abbiano compiuto 17 anni dal 1 gennaio 2005, in seguito all’approvazione della legge 23 agosto 2004, n. 226 (legge Martino, dal ministro della Difesa allora in carica, Antonio Martino).
Un successivo decreto legislativo (15 marzo 2010, n.66) ha stabilito che il servizio di leva può essere ripristinato solo con decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, “se è deliberato lo stato di guerra ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione o se una grave crisi internazionale nella quale l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale giustifica un aumento della consistenza numerica delle Forze armate”.

 

Grazie al cielo, verrebbe da dire, non è questo il caso.
Chi scrive, tra l’altro, è nato nel 1988, e quindi ha usufruito proprio della legge Martino e della relativa esenzione dal servizio di leva obbligatorio. E vorrei dire a Matteo Salvini che nonostante questa mia atroce colpa sono venuto su, posso dirlo senza timore, con un grande senso civico.
Non perché abbia doti innate o particolari meriti morali, tutt’altro, ma semplicemente perché, nel mio caso, l’istruzione pubblica ha funzionato.
Una scuola efficiente prima, con professori seri e preparati, e i miei studi universitari dopo, mi hanno permesso di sviluppare una coscienza civica profonda e adeguata, che tra l’altro mi ha portato e mi porta tuttora a svolgere diverse attività di volontariato. E il mio caso, ovviamente, non è che uno su centinaia di migliaia.

 

D’altronde, mi sembra che la questione sia piuttosto chiara: se l’obiettivo è migliorare il senso civico dei ragazzi, la strada da seguire non è certo la reintroduzione della leva militare obbligatoria, che sarebbe antistorica, e la cui abolizione costò a questo paese lunghi anni di lotta, resistenze, opposizioni, e fu una faticosa vittoria di civiltà e buonsenso.
Perché il senso civico, ai giovani, non si insegna con la disciplina militare, con le armi, i gradi, gli ordini da eseguire, le punizioni umilianti. Per far crescere nei giovani italiani il germe del rispetto per gli altri, dell’educazione verso i beni di tutti, serve soltanto una scuola efficiente, pubblica, che garantisca un’istruzione adeguata a tutti, senza lasciar fuori o indietro nessuno, e che al suo interno promuova i valori di una società sana, le pari opportunità tra i giovani, combatta pregiudizi e razzismi, annulli, o almeno riduca, le disuguaglianze sociali.

Per questo motivo, se c’è qualcosa che bisogna fare, è piuttosto mettersi a lavorare con impegno per migliorare il nostro trasandato sistema scolastico, sul quale, questo sì, c’è davvero tanto da lavorare, e spesso non si fa abbastanza.

Eppure, per un tema cruciale come quello della scuola, le cui sorti si stanno decidendo proprio in questi mesi, il cacofonico leader del Carroccio ha già dimostrato di non avere molto interesse.

Ma d’altronde, ormai lo dovremmo aver capito, Salvini dice e fa solo cose che possano fare molto rumore sulla stampa.
E infatti le sue parole, anche stavolta, non sono altro che questo: rumore.

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