Partiti e politici
Caro Salvini, ci deve scappare il morto perché tu rompa con CasaPound?
Il rapporto tra la Lega Nord di Matteo Salvini e CasaPound è ormai noto e documentato. Inizia con il lavoro del gruppo di estrema destra per eleggere Mario Borghezio all’europarlamento candidandolo in Lazio, passa per le visite del segretario della Lega nella sede di CasaPound, culmina nella partecipazione dei militanti neofascisti alla manifestazione organizzata dal Carroccio a Milano: Stop Invasione.
Nel mezzo, ospitate tv in cui Salvini non risponde a chi gli chiede se sia o meno antifascista e una breve quanto imponente invasione mediatica con CasaPound protagonista. Un’invasione spiegabile solo alla luce dei rapporti tra il segretario della Lega e della visibilità che ha fornito al partito di estrema destra, dal momento che partiti che ottengono alle elezioni ben più dello 0,1% si sono visti in televisione molto, molto meno di CasaPound.
Alle polemiche seguite alle “relazioni pericolose” di Salvini e della nuova Lega Nord, il segretario ha risposto con un’alzata di spalle: “Quando hanno manifestato a Milano non hanno lasciato nemmeno un mozzicone di sigaretta per terra“. La più classica delle retoriche per mettere a confronto i “puliti” (come li definì Gentilini) neofascisti con quei “brutti, sporchi e cattivi” antagonisti dei centri sociali di sinistra.
E già, perché i ragazzi di CasaPound non lasceranno per terra nemmeno un mozzicone, in compenso pare che siano molto bravi a rompere le teste, viste i molteplici episodi di aggressioni – anche verso ragazzi gay – di cui sarebbero protagonisti (come ci sono accuse verso CasaPound da parte di militanti dei centri sociali).
Non che sia una gran novità, già solo nel novembre scorso si era scoperto che tra i 9 arrestati per la violentissima aggressione ai tifosi dell’Ardita – squadra di calcio popolare legata politicamente alla sinistra e il cui nome richiama gli Arditi del popolo, che dopo la prima guerra mondiale si scontravano con le squadracce fasciste – c’erano un candidato sindaco e un candidato consigliere comunale a Viterbo per CasaPound.
È invece notizia di ieri quella dei gravi scontri di Mantova, tra una quarantina di militanti di CasaPound e i membri del centro sociale I Dordoni. Entrambi i gruppi si rimpallano l’accusa di aver aggredito, di aver provocato gli uni gli altri; quello che si sa è che c’è stato uno scontro a colpi di spranghe e bastoni. Negli scontri ha avuto la peggio un militante del centro sociale di 49 anni, che adesso si trova in coma e in gravissime condizioni.
Non è importante capire chi abbia iniziato, è importante invece valutare che senso abbia che il leader di un partito che attualmente viene stimato al 12/14% sia legato a un movimento le cui frange più violente aggrediscono ragazzi gay e si scontrano ogni due per tre con altri gruppi loro rivali, addirittura arrivando a lasciare gente in coma. E non si può nemmeno stare troppo a sottilizzare sul fatto che queste azioni non abbiano il consenso nemmeno implicito della direzione nazionale di CasaPound, perché ancora più importanti dei “punti programmatici” e dei “valori base”, che tutti possono leggere sul sito, sono le persone che di questo partito fanno parte. L’esperienza ci insegna che una certa parte di questi militanti può essere catalogata alla voce “picchiatore fascista”.
Va bene la convenienza politica, capiamo anche l’importanza di avere un’avanguardia profondamente inserita nel tessuto sociale che possa spianare la strada alla discesa della Lega Nord in Lazio (nella versione “Noi con Salvini”); ma che un partito che è stato anche al governo e il cui segretario è tutti i santi giorni in tv a raccontarci la sua versione della storia sia legato a un movimento che si rende protagonista di scontri a colpi di spranghe e bastoni, questo no, non si può capire e tanto meno accettare.
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