Partiti e politici
Caro Dibba, la stampa libera serve anche a voi. Parola di “puttana”
Caro Dibba,
leggo che continui ad attaccare i giornalisti con i soliti argomenti, dalle collusioni con De Benedetti e Berlusconi fino a quelle con Caltagirone, la solita solfa sulle “menzogne” su Raggi, Movimento e – chiaramente – su di te: povere vittime di un “sistema” corrotto, un “sistema” che vi infangherebbe disinformando (detto da voi, padri nobili delle fake news, fa molto ridere), un “sistema” che cercherebbe di sopravvivere al vostro “cambiamento”. Eppure, spiace deluderti, non è così.
La verità, caro Dibba, è molto più banale e assai meno avvincente. I giornalisti, infatti, non fanno che seguire i personaggi e i partiti del momento, nel bene e nel male, soprattutto quando sono al governo. “Fate notizia” – come si dice in gergo – adesso come la facevate all’opposizione, un po’ per le vostre stravaganze (passeggiate sui tetti, apriscatole, comizi con le bende…), un po’ per il seguito che avete. Quel “sistema” che oggi insultate, d’altronde, vi è stato funzionale nella scalata al potere. Prendiamo Roma, ad esempio, per restare alla cronaca più recente. Ti invito a riprendere gli articoli sulla famosa panda rossa di Ignazio Marino, pedinata per mesi con l’obiettivo di fotografarla in divieto di sosta, magari con tanto di multa tra parabrezza e tergicristallo; sui tristemente celebri scontrini, sui vostri flash mob con le arance. È anche un “sistema” con voi molto accondiscendente: che vi permette di andare in tv senza contraddittorio e tutte le volte che volete, che schiera fior di opinionisti a sostenere le vostre tesi, alcuni li hai citati tu stesso.
Virginia Raggi era sotto processo per falso, era un dovere della stampa seguire e commentare la vicenda; un dovere perché l’imputata era il Sindaco di Roma (nonché personaggio di punta di un partito che sulla parola “onestà” ha fatto le sue fortune). Vuoi impedire che si parli di come gestisce la città? Delle montagne di spazzatura, delle buche, degli allagamenti, delle servizi pubblici al collasso? È stato fatto con tutti i sindaci: il termine AleDanno è stato coniato dai giornalisti molto prima che dai politici e Marino aveva un rapporto così idilliaco con i giornalisti da affermare «Io coi giornali ci incarto il pesce». I giornalisti sono quelli che vi hanno fornito tanto materiale da condividere sulla cosiddetta “Mafia Capitale”, altra inchiesta sul potere romano che avrebbe dovuto sgominare una pericolosa associazione a delinquere ma che alla fine ha partorito un topolino. Non che la corruzione non sia reato grave, ma la mafia, purtroppo, è altra cosa. Il “grande accusatore” era lo stesso del processo Raggi: stesso magistrato, stessi giornali a raccontare il processo, in molti casi – facci caso – stessi giornalisti a firmare gli articoli.
Virginia Raggi è stata assolta perché il fatto a lei contestato non costituisce reato, non per non averlo commesso. Il suo essersi affidata a un personaggio come Marra, a cui aveva delegato le questioni più delicate del suo avvio di mandato, avrebbe dovuto preoccuparvi assai più dei giornalisti che ne hanno scritto e parlato o dei giudici che hanno voluto fare chiarezza su quella vicenda. Ormai per voi è acqua passata.
C’è un aspetto – solo uno – su cui non hai torto: riguardo a Virginia Raggi sono stati scritti titoli e articoli con insinuazioni vergognose sulla sua vita privata. Ti ricordo, però, che i primi a insorgere contro quelle porcate furono proprio i giornalisti. Non solo, a insinuare fu anche un ex assessore nominato e poi cacciato dalla stessa Raggi: in quel caso il giornalista non fece altro che riportare le dichiarazioni. Se proprio devi attaccare su quello, caro Dibba, fai i nomi e i cognomi, non mettere in mezzo un’intera categoria.
Leggo, poi, che ti lamenti delle frasi riportate dai tuoi libri. Non mi pare di aver letto editoriali di direttori sull’argomento, semmai qualche articolo ironico paragonabile a quelli sulle battute sconce di Berlusconi o sulla cellulite della Boschi. Se sei un personaggio pubblico e racconti in un libro come cambi il pannolino di tuo figlio, va a finire che qualcuno scriva due righe… E a proposito di libri: insinuare che i giornalisti siano puttane e nel contempo pubblicare libri con la casa editrice del vostro primo grande nemico non è proprio un esempio di coerenza.
Caro Dibba, ieri è morto Stan Lee, il grande fumettista che fece dire a Ben Parker, lo zio adottivo dell’Uomo Ragno, la famosa frase “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Al potere ci siete arrivati, più per demeriti altrui che per vostri meriti. Sulle responsabilità siete ancora molto indietro, fattelo dire da una “puttana”.
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