Partiti e politici
Candidati sindaci: vi chiediamo asilo (nido)
Stiamo entrando nel vivo della campagna per le amministrative e spero di vedere nei programmi elettorali di tutti i candidati sindaci un impegno credibile di aumento dell’offerta di posti negli asili nido comunali.
Penso che sia nel mio interesse di cittadina che paga le tasse che questo avvenga, nonostante i miei figli siano ormai in età scolastica e non abbia alcuna intenzione di riprodurmi nuovamente. Penso infatti che gli asili nido siano uno dei migliori investimenti che i comuni, anche come diramazione locale dello stato, possano fare in questo periodo. Non mi stupirebbe nemmeno se i fondi per gli asili nido potessero essere stralciati dal patto di stabilità.
Qualcuno dirà che sono comunque spese e noi non abbiamo bisogno di aumentare le spese, ma forse è il caso di ricordare che tutti i nostri vincoli di bilancio sono in termini relativi, sono un numeratore di una frazione al cui denominatore c’è il PIL e che se aumenta quello per forza potrà aumentare il numeratore.
Una maggiore disponibilità di nidi farà crescere il PIL e sarà una spesa che si ripagherà ampiamente. Vediamo il perché.
Innanzitutto un aumento dell’offerta di nidi potrebbe aumentare il tasso di fertilità di questo paese che con 1,37 è il più basso d’Europa ed è dimostrato ampiamente che quando si riesce a rendere la maternità un’esperienza meno totalizzante il tasso di fertilità aumenta.
È altresì dimostrata una forte correlazione tra partecipazione delle donne al mercato del lavoro e disponibilità di posti nei nidi. Ricordiamo infatti che l’Italia è il terzultimo paese OCSE per il livello di partecipazione femminile, 51% contro una media OCSE del 65%. Questo vuol dire che ci sono un sacco di donne abili e istruite che sprecano il loro capitale umano per mancanza di politiche che favoriscono la conciliazione lavoro-famiglia. Sappiamo che i nidi non sono l’unico strumento atto a questo scopo in mano all’autorità pubblica ma siamo anche sicuri che sia uno strumento che funziona. Quando il ministro Moratti istituì le sezioni Primavera (ovvero accesso alla scuola materna per i bambini di 2 anni) si osservò un aumento della partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne.
Purtroppo solo il 12% dei bambini di 2 anni trova posto in un nido (con una fortissima disparità regionale, meglio al nord e peggio al sud) e spesso nei criteri di ammissione la presenza di due genitori che lavorano non è una delle condizioni che aumentano il punteggio. L’alternativa sono spesso i nidi privati con rette elevate a cui accedono solo donne che hanno una carriera professionale avviata e che investono sul loro futuro. Viene quindi meno uno dei due ruoli del nido, quello di favorire la conciliazione per la totalità delle donne lavoratrici.
Ma attenzione, la risposta non è cambiare i criteri di ammissione che spesso favoriscono le famiglie a basso reddito perché, sorpresa, anche quello è un ottimo investimento per il nostro paese. Illustri studiosi (il più famoso dei quali è James Heckman, premio Nobel) spiegano da anni che il miglior modo per spendere risorse pubbliche in educazione è investire sugli anni prescolastici, sono infatti questi gli anni in cui i bambini acquisiscono quelle skills non cognitive che aiutano poi a fare bene a scuola e nella vita. I bambini delle classi sociali agiate ricevono abbondanza di stimoli in famiglia, mentre quelli delle famiglie svantaggiate li ricevono solo a scuola, al nido. Questa è quella che viene chiamata pre-distribuzione, sotto il cui nome vanno tutti quegli sforzi per migliorare ed eguagliare le condizioni di partenza , che dovrebbe diminuire il bisogno di redistribuzione (intervento attivo per eguagliare le condizioni di arrivo). Quindi aiutare i bambini svantaggiati a poter sbocciare e crescere sfruttando al meglio le proprie abilità non solo creerà cittadini attivi e produttivi ma ridurrà il bisogno di interventi assistenziali successivi.
Un maggior disponibilità di posti in nidi di qualità a costi contenuti quindi farebbe aumentare la crescita demografica, riattiverebbe un buon numero di donne che sono al momento improduttive e aumenterebbe il numero di bambini in grado di essere terreno fertile per i successivi anni di istruzione, difficile trovare una singola misura che possa aumentare il prodotto nazionale attraverso un numero maggiore di canali.
In sintesi, i nidi sono la miglior politica per la crescita del nostro paese, e lo sono attraverso una riduzione del gender gap e un livellamento delle condizioni di partenza, entrambe cose di cui in questo paese c’è un gran bisogno.
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