Partiti e politici
Buon Compleanno, Partito Democratico
Vorrei fare anch’io i miei auguri al Partito Democratico nei suoi primi 10 anni di vita. Li faccio oggi, leggendo questa intervista del segretario Matteo Renzi in cui afferma “Se salta il Pd, salta il sistema. Crolla l’argine contro estremisti e populisti”. Mi sembra di essere tornato a quell’infausto “se perdo il referendum me ne vado a casa, smetto di fare politica”. Ecco, oggi voglio proprio porgere i miei auguri a questo partito. Voglio farli dopo aver ascoltato il discorso fatto da Walter Veltroni, primo segretario del neonato Pd.
Gli auguro principalmente di saper diventare ciò che non è mai stato in grado di essere in questi dieci anni: un partito unito, coeso, in cui si discute ma poi si prendono decisioni e vi si tiene fede e in cui non si creano delle guerre di trincea per ogni singola scelta.
Gli auguro di trovare finalmente una sua dimensione, che non cambi ad ogni cambio di vento: Serve creare un’identità stabile, riconoscibile, unica, senza rincorrere o scimmiottare gli altri.
Gli auguro di gettare finalmente una base ideologica nuova: in un’epoca in cui parlare di ideologia sembra una bestemmia o un ricordo malinconico del passato, io sostengo invece il contrario, ovvero la necessitò di elaborare nuove ideologie che possano interpretare al meglio il presente. Un’ideologia orientata al progetto di costruire una nuova società e un nuovo modello economico più giusto per tutti, dato che anche l’FMI ci sta dicendo che il sistema attuale è tanto ingiusto quanto disfunzionale.
Gli auguro di mantenere sempre vivo il dialogo interno: il confronto prima di tutto, sempre e comunque, perché zittire le voci contrarie è solo sinonimo di incapacità al confronto. Ma occorre anche smetterla di far diventare ogni dibattito un redde rationem fra anime diverse.
Gli auguro di smetterla con la sindrome da accerchiamento “O noi, o il caos”: lo abbiamo visto col referendum costituzionale in cui fu lo stesso Renzi a legare il suo futuro politico al risultato referendario, rischiamo di vederlo riproposto alle prossime elezioni politiche, vista l’intervista a Repubblica. È una tattica talmente rischiosa e spericolata da non lasciare margini di guadagno, ma solo la prospettiva di una rovinosa sconfitta.
Gli auguro di valorizzare sempre più le sue migliaia di militanti: gente che si fanno il mazzo sui territori giorno dopo giorno per mantenere aperto il confronto con la società, prendendosi spesso insulti e minacce in modo immeritato e ingiustificato, e venendo spesso anche dimenticati dagli stessi vertici di partito. Sono loro il sangue vivo del partito, sono loro a rappresentare il più grande capitale da non disperdere.
Gli auguro di avere sempre empatia per il prossimo (come spiega spesso bene Cecilia Mussini): serve non dimenticarla mai, perché è una caratteristica fondamentale per potersi relazionare con gli altri e coi loro problemi, per poter stabilire una connessione con gli altri e far capire loro che l’interesse che viene mostrato è autentico.
Gli auguro di non dimenticarsi mai da dove arriva: le radici sono importanti e non si devono rinnegare anche se non bisogna mai smettere mai di guardare al futuro, perché è laggiù che si deve lavorare per creare un miglioramento. Ma laggiù ci potremo arrivare solo avendo coscienza di dove siamo partiti, e della strada che abbiamo fatto.
Gli auguro di non rinunciare mai ai sogni: essi sono un motore potentissimo con cui poter smuovere le montagne. È vero che, purtroppo, spesso occorre cedere alla realtà e scendere a compromessi, ma gli obiettivi che ci si deve porre devono sempre essere grandi, ambiziosi. Solo dopo si potrà scendere un po’ per cercare un compromesso. Se si parte già puntando al ribasso, i risultati che si otterranno rischieranno di essere ancora più modesti.
Gli auguro di non rinunciare mai a perseguire le utopie: non dimenticate che sono proprio le utopie che ci spingono a camminare verso il futuro.
“…Lei è all’orizzonte. […] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare…”
(Tratto da Finestra sull’utopia di Eduardo Galeano)
Buon compleanno, Partito Democratico.
Che la tua strada sia ancora lunga.
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