Partiti e politici
Briatore: «Per far ripartire l’Italia chiamo a raccolta la gente di successo»
Movimento del Fare, si chiama. È il nuovo progetto di Flavio Briatore, uno degli imprenditori più noti d’Italia. Raggiunto al telefono mentre è sul suo yacht a largo di Capri, Briatore fornisce qualche dettaglio in più sul suo progetto. Che non è politico, dice: è un progetto per rivitalizzare il turismo, un settore cruciale per l’economia italiana. È un’industria che da noi vale circa 40 miliardi di euro contro i 51 miliardi in Francia, e 61 miliardi della Spagna. Vediamo allora di cosa si tratta.
Briatore, questi anni lei si è concentrato sul business e sullo sport. Ora vuole lanciare questo Movimento del Fare. Perché scendere nell’arena politica?
Non è politica. Si tratta di mettere insieme un movimento di persone che hanno fatto qualcosa nella vita, in qualunque campo. Gente che ha avuto successo, che sa lavorare, che ha creato posti di lavoro, anche artisti. Gente che lo Stato non potrebbe mai permettersi di avere come consulenti, e che invece lavorerà gratis. Se io sarò consulente per il ministero del turismo, il mio apporto sarà completamente gratuito. Non c’è politica, nel Movimento del Fare potrebbe esserci qualcuno del PD o del M5S, quello non c’entra. I bravi sono apolitici, i non-bravi sono politici.
Quindi il Movimento del Fare si terrà lontano dalle urne?
Sì. Poi se qualcuno del Movimento vorrà candidarsi, liberissimo di farlo. Se c’è un politico che fa parte anche del Movimento del Fare, ed è all’altezza della situazione, ben venga. Ci sono anche dei politici bravi, no? Non è che ce ne siano tantissimi perché sulla base dei risultati non sembra che il Paese sia stato gestito da gente molto capace. E soprattutto negli ultimi tempi mi sembra che siamo stati gestiti da gente che, come primo lavoro, ha fatto il ministro o ha avuto posti di potere notevoli. Quindi bisogna fare attenzione.
Come funzionerebbe questo movimento?
Le faccio un esempio: vogliamo sviluppare il turismo in Sardegna? Prendiamo i cinque, sei migliori esperti nazionali e internazionali, e vediamo come consigliare la regione Sardegna: su come allungare la stagione, su che investimenti fare ecc. Perché quella che ho in mente è tutta gente che ha girato, che non vive o non ha vissuto solo in Italia. Vogliamo restituire qualcosa al nostro Paese, in termini di aiuto e in termini di tempo.
E come sarà finanziato?
Tutti quelli che parteciperanno sanno che lo faranno a titolo gratuito. Poi, essendo tutta gente che ha avuto successo nella vita, troveremo il modo di auto-tassarci per coprire le spese. Non vedo grossi problemi su questo.
Lei ha già fatto qualche nome: imprenditori come Oscar Farinetti e Antonio Percassi, il sindaco di Firenze Dario Nardella. Coinvolgerebbe anche altre competenze?
Ma certo, e del maggior numero possibile di settori. In modo che, per esempio, se ci fosse da fare la riforma della sanità, nel Movimento del Fare avremmo i migliori specialisti, gente con esperienza. Che so, mi vengono in mente i Rotelli dell’Ospedale San Raffaele. Il punto è che non è un soggetto politico, io non voglio fare il ministro di niente. Non mi interessa. Quello che vorrei, dopo cinquant’anni in giro, vent’anni di Formula 1, sarebbe poter dare dei consigli. Perché spesso i funzionari non sono mai andati da nessuna parte, sono sempre stati in ufficio, per cui non possono dare un contributo. Con il Movimento del Fare vogliamo dare un contributo di un certo livello.
Il Movimento lo farà anche se, supponiamo, andasse in porto il governo giallo-rosso?
Se c’è gente brava fra i 5S, nel PD o nella Lega, perché no? La politica non ci interessa. È un Movimento di gente che ha fatto, e che impegna un’ora o due a settimana per restituire al Paese un po’ del successo che ha avuto.
Cosa l’ha spinta a pensare a questo movimento?
Io sono molto atipico perché il mio successo l’ho fatto tutto fuori dall’Italia. Però mi sento italiano, e mi sembrava logico in questo casino di sigle e di gente, cercare di mettere assieme delle persone brave. Persone che non urlino come questi, che sono veramente degli incapaci (l’abbiamo visto dai risultati). Persone normali, che non hanno bisogno della poltrona né dello stipendio da deputato. Adesso per esempio, credo proprio che il nuovo governo si farà, perché nessuno vuole perdere il posto di lavoro.
Ha detto più volte che l’Italia trascura il turismo. Comunque il nostro paese è uno dei più turistici al mondo (5° per numero di arrivi, 8° per ricavi). Come pensa che si possa migliorare?
Migliorando la qualità di chi viene in Italia, migliorando i trasporti. Anche con piccoli accorgimenti, come mettere le indicazioni pure in inglese nei luoghi più turistici, che da noi sono sempre e solo in italiano. Abbiamo un sito per il turismo nazionale che fa ridere. Dovremmo prendere ispirazione da altri paesi, tipo la Spagna, e dovremmo cercare anche di attirare turisti in grado di lasciare valore sul territorio. Abbiamo tutto quello che ci vuole per attirarli, non riusciamo a farlo perché c’è molta gente che è, semplicemente, impreparata.
Ci vogliono turisti che spendano di più, insomma.
In Germania la spesa pro capite dei turisti è più alta che in Italia. La Spagna ha più o meno i nostri turisti ma la spesa pro capite è più alta anche lì. Questo vuol dire che mancano gli alberghi, che mancano le strutture adeguate. C’è bisogno di un programma a lungo termine, a cinquant’anni. Qua si fanno sempre solo i programmi pre-elezioni, invece ci vuole una visione. Perché il turismo è l’azienda più importante che abbiamo.
E investimenti.
Ovviamente, dobbiamo investire nelle infrastrutture. Tanto per cominciare ci vogliono più porti. Siamo un paese con 7mila chilometri di coste ma, per esempio, Viareggio (che ha le firme più importanti della nautica) non ha un porto. Dobbiamo avere più hotel di lusso, e non solo a Firenze, Roma o Milano, ma anche nei luoghi di vacanza. Bisogna produrre un programma a lungo termine, e assegnare un budget per realizzarlo. Allora sì che si genera un introito vero dal turismo. Tra l’altro il nostro Paese è così variegato che possiamo abbracciare tutta l’offerta, dal campeggio al super-lusso.
Bisogna iniziare a dire sì, secondo lei.
Esatto. Se lei pensa che il Ministero del turismo non ha neanche gli uffici… Cioè tu vuoi andare negli uffici del Ministero del turismo, e ti ritrovi in quelli dell’Agricoltura.
Quest’estate si è parlato molto della difficoltà di trovare personale per lavorare nel turismo. Però bisogna dire che spesso gli stipendi, nel settore, non sono invitanti.
Dipende dai posti. Poi certo, se tu prometti alla gente 700 euro per stare a casa a non fare niente, è logico che non andrà a lavorare, no? Se cominciamo a pensare che il governo debba assistere, questo è un altro discorso. Però certo, la gente nel turismo la devi pagare, come in tutti i settori. Dovremmo avere dei contratti di sei mesi, perché nel turismo la stagione dura sei mesi, e magari dopo quella estiva al mare uno fa quella invernale in montagna. Si potrebbero agevolare gli operatori che fanno la doppia stagione. Quei fondi che hanno destinato al reddito di cittadinanza potrebbero darli alle aziende, in modo che assumano i giovani e gli insegnino un mestiere. A quel punto se uno è bravo va avanti, nella vita succede così.
Cosa pensa del problema dell’overtourism che sta massacrando città come Venezia?
Vedere queste grandi navi che arrivano a Venezia secondo me è uno scempio, una follia. Se uno vuole venire a vedere Venezia deve fare il turista in un certo modo, ma non esiste che arrivino questi bestioni che scaricano migliaia di persone, che intasano tutto e non lasciano una lira. Io a queste pratiche metterei fine. E poi ci vuole il numero chiuso. Bisogna far pagare un ticket, ma organizzandosi bene: uno va online, si compra il suo ticket e basta.
E di questo ritorno di Renzi?
Matteo è molto intelligente. Non si poteva pensare che fosse finito. Io lo conosco molto bene, è un ragazzo davvero preparato e intelligente, come lo è pure Matteo 2 [Salvini, ndr]. Quindi il suo ritorno sulla scena politica non mi stupisce. Poi sono entrambi giovani, hanno mille chance per riuscire. E alla fine i bravi riescono sempre. Possono aver sbagliato, tutti e due hanno commesso dei grandi errori, però alla fine se uno è bravo riesce sempre a recuperare.
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