Partiti e politici

Biden e il ritorno ad una politica che raccoglie il messaggio di Obama

22 Gennaio 2021

“Ogni errore di opinione può essere tollerato quando si dà alla ragione la libertà di combatterlo.”

L’assalto al parlamento ha evidenziato quanto la politica sia diventata sempre più uno show teatrale: che i social pongano problemi politici ed etici monumentali non è cosa che scopriamo oggi. Piazze virtuali pubbliche, ma in mano a privati, capaci di condizionare la discussione, il flusso d’informazioni e quindi il dibattito politico, attori che operano in condizioni di quasi monopolio globale, soggetti a regolamentazioni debolissime o inesistenti; soggetti che hanno quindi maturato un potere gigantesco, da cui i decisori ultimi tendono a dipendere sempre più, vedendo quindi ulteriormente limitati i loro poteri di controllo e disciplina.

I social hanno bloccato il profilo di Trump, un Presidente che usando i social ha di fatto incitato a un’insurrezione, e quindi alla più grave delle violazioni della legge, in quanto ha violato policy che hanno una normativa precisa sul tipo di linguaggio usato in modo violento. Non é stato però così quando, nel caso dell’uccisione di Floyd, avrebbe detto con linguaggio provocatorio:” Quando iniziano i saccheggi si inizia a sparare”. Non vengono però cancellati i profili di dittatori quali Maduro, Herdogan, Al Sisi, Bolsonaro che utilizzano piattaforme per la loro propaganda. Forse perché con le aziende americane conta l’America, e con l’assalto a Capitol Hill, i social stavano facendo da megafono all’insurrezione scatenata da Trump. Il social non rappresenta una piazza pubblica, l’algoritmo non é neutro. Per spiegare ciò bisogna capire che se non stiamo pagando qualcosa non siamo il cliente, siamo il prodotto che stanno vendendo.

Ora che il suo ex vice ha occupato lo Studio Ovale della Casa Bianca, Barack Obama è tornato al centro della scena pubblica. La sua biografia “A Promised Land” pubblicato a Novembre si appresta ad essere la biografia più venduta di un presidente nella storia moderna americana. Intervistato, Obama ha detto che sosterrà Biden ed lo aiuterà come può, ma non ha intenzione di lavorare nel suo staff alla Casa Bianca. Biden settantottenne, è stato senatore del Delaware, poi vice presidente di Obama fino al 2017. Nel 2015 Obama ha sostenuto Ilary Clinton e scoraggiato Biden nella sua corsa alla Casa Bianca, quando nel 2020 Biden concorse nel su terzo tentativo, Obama, nuovamente scettico, non lo appoggiò fino alla sua presunta nomina a metà Aprile.

Il 25 aprile 2019, con la pubblicazione di un videomessaggio antirazzista di circa 3 minuti, in cui attacca duramente il presidente Donald Trump, Joe Biden ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali del 2020. In quel video, Biden usò la metafora di Charlottesville, la città della Virginia in cui si scontrano due idee dell’America: da un lato c’è la Charlottesville di Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori che guidarono la rivoluzione americana contro gli inglesi e che, nel 1776 e scrisse nella Dichiarazione d’indipendenza la frase «tutti gli uomini sono creati uguali»; dall’altro c’è la Charlottesville dove, l’11 agosto 2017, i suprematisti bianchi e i neonazisti americani hanno marciato con le torce in mano per protestare contro la rimozione della statua del generale confederato Robert Lee. in n un clima politico esasperato, un suprematista bianco investì con l’auto un gruppo di contromanifestanti, ferendone 40 e uccidendo la trentaduenne Heather Heyer. Trump liquidò quel gravissimo attacco alla democrazia affermando che quel giorno, in Virginia, c’erano «very fine people on both sides», ovvero brave persone da entrambe le parti.

Poiché Biden si appresta a fronteggiare uno scenario scoraggiante che include il coronavirus, una crisi economica, Obama potrebbe essere un consigliere utile e ciò sarebbe in linea con la tradizione dei presidenti che hanno condiviso il fardello con i loro predecessori, (eccezione fatta per Trump) così come accadde già con J. F. Kennedy che consultò Eisenhower durante la crisi dei missili cubani.

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