Partiti e politici

Berlusconi riapre i giochi al centro. Renzi ora non sta più sereno

6 Maggio 2016

La scelta di Silvio Berlusconi di sostenere la candidatura di Alfio Marchini alle comunali di Roma sta dando più di un pensiero a Matteo Renzi. Il motivo è che l’ex Cavaliere, con questa mossa, ha preso due piccioni con una fava: da una parte ha ricacciato Matteo Salvini nel suo angolo dorato a destra; dall’altra ha riaperto i giochi per la corsa al centro. Ed è questo secondo elemento a preoccupare il presidente del consiglio. Da quando ha iniziato la sua scalata al Pd, infatti, Renzi ha fatto della conquista del centro il faro della sua azione politica. E’ al centro che Renzi ha puntato candidandosi alle primarie del Pd e sono i voti di centro, anche ex forzisti, che gli hanno permesso di raggiungere il 40,8 per cento alle Europee del 2014.

Finora, però, su quel terreno il rottamatore ha agito senza competitor: Berlusconi è diventato addirittura ineleggibile e dalla fine del Patto del Nazareno finora non ne ha azzeccata una; Mario Monti si è estromesso da solo per manifesta incapacità nel maneggiare le cose della politica; Angelino Alfano non riesce ad andare oltre il suo orticello; Passera e Montezemolo, infine, non pervenuti. Così il centro è si è trasformato in una prateria facile preda delle scorribande renziane. Mentre il Cavaliere, costretto a rincorrere Salvini e Meloni, finora non ha fatto altro che facilitare il gioco del leader Pd.

Ora, però, la decisione di Berlusconi di virare di nuovo verso il centro riformista e moderato, abbandonando la destra lepenista al suo destino, riapre i giochi. Tanto più in un momento in cui il premier, per diversi motivi, sta iniziando a mostrare qualche difficoltà, con le elezioni amministrative alle porte che si preannunciano come un mezzo flop e una campagna referendaria più difficile del previsto.

“Berlusconi ha fatto l’unica cosa che poteva fare, un’operazione da manuale”, la definisce addirittura Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia ma ancora cronista parlamentare di razza, tra i più attenti a capire in che direzione va la politica. “La conquista del centro è ciò che politicamente tiene in vita Renzi, che era riuscito a catturare parte dei voti degli ex elettori azzurri delusi e senza più una bussola di riferimento. Se invece Berlusconi torna a presidiare quell’area mettendo in campo candidati che abbiano un buon appeal come Parisi a Milano e Marchini a Roma, quello spazio politico torna contendibile, lui recupera i voti persi e magari ne guadagna e a Renzi si rompe il giochino del partito della nazione”, osserva l’ex direttore del Tg1. Addirittura, a leggere le cronache di questi giorni, è il Cav che si impossessa del marchio, se è vero, come sembra, che alcuni piddini delusi – tra cui si sussurra il suo vecchio amico Massimo D’Alema – a Roma potrebbero votare Marchini. Un partito della nazione a trazione berlusconiana sarebbe per Renzi il peggiore degli incubi.

Naturalmente tutto ciò può essere inteso anche non in termini di sfida a Renzi, ma come una strada per mettergli pressione, dato che il governo deve maneggiare partite economiche che interessano molto il Berlusconi imprenditore, dai diritti tv ai tetti pubblicitari. Il Cavaliere, inoltre, di questi tempi è chiamato a gestire rapporti familiari sempre più complicati, perché i figli di secondo letto (Barbara, Eleonora e Luigi) reclamano spazi aziendali che al momento sono loro preclusi dai fratellastri (Marina e Piersilvio), che di recente sono usciti vincitori da partite importanti come le intese Rcs-Mondadori e Mediaset-Vivendi. Non è un caso se Confalonieri ha intimato a Berlusconi di mandare al diavolo Salvini proprio quando il leader leghista ha osato puntare il dito sul conflitto di interessi e sulle aziende del Biscione. Quale che sia il piano di Berlusconi – tornare a essere il competitor di Renzi o mettergli pressione per ottenere qualcosa in cambio – sta di fatto che il Cavaliere tornato moderato e sponsor della società civile può diventare un pericoloso spauracchio per il premier che si ritrova a essere sfidato sul suo stesso terreno. Tanto più se il risultato delle amministrative non sarà positivo per il governo. “Le elezioni si vincono al centro”, diceva Henry Kissinger. Berlusconi ha dimostrato di conoscere la lezione scegliendo identikit di candidati appetibili per quell’area e il trend gli sta dando ragione: Parisi è protagonista di una grande rimonta ed è a un passo da Sala, mentre Marchini, secondo i sondaggi, è il candidato che al ballottaggio può dare più problemi a Virginia Raggi.

Le amministrative a Roma e Milano, dunque, ci diranno se il Cavaliere ha intrapreso la strada giusta. Mentre il referendum svelerà se davvero Berlusconi vuole mandare a casa Renzi o se, alla fine, gioca anche in suo favore. In questo secondo caso, come gli continua a suggerire il Foglio, dovrebbe scegliere il Sì. Altrimenti non gli resterebbe che impegnarsi, come alcuni dei suoi già stanno facendo (vedi Brunetta), nella campagna per il No. La sfida al centro, con buona pace di Salvini, è appena cominciata. E Berlusconi sembra deciso a giocarla da protagonista.

 

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