Partiti e politici

Berlusconi e Renzi ai ferri corti per la presidenza del COPASIR

10 Maggio 2018

Le contrattazioni sulla composizione del nuovo governo sono ormai entrate nel vivo e anche se il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, uscendo dal primo incontro con quello della Lega (e del centrodestra), Matteo Salvini, non ha voluto alimentare le voci su quello che ha definito “il totonomi e il tototemi” che in queste ore movimenta le cronache dei maggiori quotidiani, i telefoni dei principali protagonisti del teatrino politico nostrano sono bollenti. Dietro le dichiarazioni di facciata del leader grillino e di quello del Carroccio, si celano infatti molteplici partite che non riguardano solo il nome del futuro premier e quelli della squadra di governo, ma anche una serie di posizioni strategiche che da prassi spetterebbero all’opposizione. Ma a quale opposizione? Bella domanda.

Fino a ieri, l’unico partito politico ufficialmente posizionato in minoranza era il Partito Democratico, dove la linea politica imposta in direzione dai renziani è stata il “fortunato” hashtag #senzadime. Da ieri, però, il quadro è decisamente mutato a causa della “geniale” intuizione della “benevolenza critica”, miracolo linguistico che consente a Silvio Berlusconi di concedere il via libera al governo giallo-verde posizionandosi all’opposizione. L’ex Cavaliere, in soldoni, farà un’opposizione costruttiva a un governo tra i grillini e il suo principale alleato (con cui governa regioni e comuni), che resterà tale e che non perde occasione di ringraziarlo del suo nobile gesto. Una sorta di “opposizione di governo” a cui toccheranno probabilmente ministri e viceministri “non ostili”, garanzie sulle aziende di famiglia del capo e – soprattutto – le poltrone che normalmente spettano all’opposizione, come quelle dei presidenti della Commissione di Vigilanza Rai e soprattutto del COPASIR.

Proprio la commissione di controllo sui servizi segreti sembra essere stata una delle contropartite chieste dal leader di Forza Italia in cambio della sua “benevolenza critica” verso il nuovo esecutivo e i motivi di tale richiesta sembrano abbastanza chiari. Ma la mossa del padrone di Dudù avrebbe mandato su tutte le furie il segretario ombra del Partito Democratico, Matteo Renzi, che vedeva quella poltrona praticamente già assegnata a un suo fedelissimo, per motivi altrettanto ovvi.

La “poltrona per due” avrebbe dunque agitato le acque di questo primo giorno di trattative, attivando le diplomazie dei due partiti a questa interessati, nonché di quelli impegnati nella composizione del nuovo esecutivo. A spuntarla, almeno per il momento, dovrebbe essere la “benevolenza critica” di Silvio, forte del “nobile gesto” del leader di FI e della sua alleanza con Salvini, da cui avanza di un credito (morale…) non indifferente. Si verrebbe così a riprodurre una situazione assai simile a quella che ha tagliato fuori il PD da tutti gli organi parlamentari e che renderebbe il #senzadime di Matteo Renzi un semplice hashtag forse troppo sponsorizzato per gli effetti prodotti. Una bella rivincita per la lingua più bella del mondo.

Per scongiurare la totale disfatta dem, si è fatta strada in queste ore l’idea di un “patto del Nazareno di consolazione”, che dovrebbe prevedere l’indicazione di un nome condiviso da Pd e Forza Italia per l’ambita poltrona, ma l’idea pare non essere gradita dal protagonista dell’ultimo film di Sorrentino. C’è invece chi – negli ambienti vicini al segretario ombra del Pd – la butta sui numeri: il 19,12% del Partito Democratico pesa più del 14,4% di Forza Italia. Una tesi gelata nel pomeriggio da un sibillino post su Facebook di Angelo Tofalo (M5S), componente del COPASIR nella passata legislatura. Scrive Tofalo (senza che nessuno abbia chiesto lumi sull’argomento): «Qualunque governo partirà teniamo tutti bene a mente che le uniche due figure che avranno pieno accesso a tutte le informazioni del nostro apparato nazionale di sicurezza saranno il presidente del Consiglio e l’Autorità delegata. Il MoVimento dovrà tenere conto anche e soprattutto di questo. La data più importante della storia dell’Intelligence italiana è l’insediamento del primo governo Prodi perché si è compiuta la democrazia dell’alternanza, lì c’è stata una parte politica che ha smesso di avere il monopolio. Ecco perché è l’alternanza il primo strumento di controllo sull’Intelligence». E ancora: «Il cemento che garantisce un uso corretto dei servizi segreti è l’interesse nazionale, la convinzione che c’è un compito che unisce tutte le parti. La democrazia è compiuta se ci permette di dividerci rimanendo uniti. Cinque anni fa mi sono battuto con forza per fare in modo che la presidenza del COPASIR andasse all’unica vera opposizione presente in Parlamento, il 25% dei consensi per il MoVimento 5 Stelle era un chiaro messaggio degli italiani, ma il Pd di Letta decise di affidare questo delicato ruolo a Stucchi, rappresentante di una Lega (ancora Nord) votata dal 4% degli elettori».

Le parole di Tofalo sono facilmente traducibili: chi la fa l’aspetti, per quanto ci riguarda il Presidente del Copasir può essere anche un Nico Stumpo qualsiasi di Leu (3,3%), le percentuali non contano.

Chi spierà il lavoro delle spie? La partita si preannuncia avvincente come un film di James Bond.

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