Partiti e politici
Basta con la gara della sinistra italiana a chi ce l’ha più lungo
“Ma cos’è la destra / cos’è la sinistra?” si chiedeva più di vent’anni fa quel genio di Giorgio Gaber, profetizzando la confusione politica che avrebbe caratterizzato i decenni a seguire, dai più identificati come Seconda Repubblica.
Oggi più che mai la forza centrifuga sembra aver avuto la meglio nel centrosinistra, dove è tutto un fiorire di nuove formazioni, movimenti, incontri, associazioni. Per carità, va bene il pluralismo ma adesso si sfiora il grottesco! Il fatto forse più curioso è che questo fenomeno si verifica dopo anni di leadership forte, riconosciuta e consolidata da parte di Matteo Renzi, quasi a dimostrare che a sinistra quella di riunirsi sia una tendenza da attuarsi più in presenza di una guida debole.
Il Partito Democratico, dove il ticket Renzi-Martina sembra superfavorito per la vittoria alla segreteria, fatica sempre più a trovare la sua vera identità. Dopo il 40% alle Europee l’idillio si è spezzato e dopo due anni spesi a percorrere un pericoloso piano inclinato, si è infine giunti al referendum sulla riforma costituzionale che, parafrasando il vangelo, ha “svelato i pensieri di molti cuori”. Basti pensare che a sinistra del PD solo a febbraio di quest’anno sono nati ben tre nuovi soggetti. Partiamo dal Movimento Democratici e Progressisti fondato da Speranza, Bersani, Enrico Rossi. Poi c’è Campo Progressista, il nuovo partito fondato da Giuliano Pisapia. Infine Sinistra Italiana, nato dalla fusione di SEL, Futuro a Sinistra (Fassina) e alcuni transfughi del M5S.
Ma questo attacco di schizofrenia politica non provoca solo frammentazione. Ahinoi, a sinistra si sono rimessi a distribuire patenti di veracità politica. Il buon Pisapia, il quale crede che i “leader non servano” perché “diventano uomo solo al comando”, piuttosto “i leader sono i giovani e la gente che torna all’impegno” promette “mai più la sinistra al governo con la destra” e annuncia di volere una “sinistra laburista”. MDP, che in Parlamento conta cinquanta tra deputati e senatori vuole far tornare la voglia di far politica a quelli che nel centrosinistra l’avevano persa. Per Fratoianni, neosegretario di SI la sinistra “deve tornare a mettere al centro le persone”. Dal canto suo il PD, per mezzo del governo del quale è azionista di maggioranza, ha pensato bene di abolire i voucher, oggetto di un referendum promosso dalla CGIL, bypassando le conseguenze di un’altra possibile sconfitta.
A noi spettatori esterni di questa opera buffa viene spontaneo chiedersi cui prodest?, a chi giova tutto ciò. L’unica spiegazione forse è che – mi sia concessa questa analogia – il centrosinistra è come quegli adolescenti che fanno gara a chi ce l’ha più lungo. L’unica consiglio che gli si può dare è di provare a crescere.
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