Partiti e politici
Barracciu e la cultura a colpi di tweet
La scena finale di un bel film di qualche anno fa, Le vite degli altri, vedeva il co-protagonista – un regista teatrale della Germania Est – affrontare finalmente l’ex ministro della cultura, il viscido burocrate che aveva determinato l’esistenza dell’artista prima della caduta del muro. Il regista, ormai libero dalla dittatura, dice più o meno: mi chiedo come sia possibile che il nostro paese sia stato in mano a gente come lei.
Ecco.
Stamattina il web, twitter in testa, si è scatenato per un curioso scambio di messaggi tra il regista e attore Alessandro Gassmann e la Sottosegretaria alla Cultura Francesca Barracciu.
Gassmann, che non ha mai fatto mistero del suo impegno sociale e politico (da tempo tempesta i presidenti del consiglio, tutti quelli passati negli ultimi anni, chiedendo riforme) ha invitato la Barracciu, in quanto indagata, a dimettersi.
Lei ha risposto con un tweet che dice, esattamente, così: “chiarirò tutto a fondo.Lei intanto che impara fare attore,può evitare far pagare biglietto cinema per i suoi “film”? grazie”. Ho riportato anche la punteggiatura.
La risposta è sublime. Denota non solo la consueta approssimazione, l’arroganza, la spocchia, la superficialità (anche nella grammatica), ma risplende di ignoranza di settore.
Intanto le virgolette alte sulla parola film indicherebbero una presa di posizione critica, quasi che i film di Gassmann non fossero tali, fossero filmini delle vacanze, quelle diapositive da far vedere agli amici di ritorno dal viaggio in Africa. In questo caso, la Barracciu avrebbe ragione: non si può far pagare il biglietto, si tratta di una proiezione privata. Ma se un film, bello o brutto che sia, va in sala, ci sono delle ottemperanza di legge da rispettare: quella cosina chiamata biglietto è un obbligo imposto dallo Stato. Anche volendo, il regista non potrebbe evitare. A meno che non affitti l’intera sala, e inviti gli amici: ma qui torniamo al caso del filmino vacanze.
Mi piace soffermarmi, poi sul quel sorprendente agglomerato di verbi all’infinito usato dalla Barracciu: lei intanto impara fare attore. Sembra la parodia del doppiaggio di Mami di Via col vento. Cosa vuol dire? Che Gassmann sta ancora imparando a fare l’attore? Che deve imparare a fare l’attore? La Barracciu, che dovrebbe occuparsi di cultura, ha mai visto Gassmann a teatro? Viene da chiedersi se sia mai stata a teatro: può piacere o meno, ma la produzione teatrale di Alessandro Gassmann è un fatto importante nella scena nazionale, peraltro apprezzata da gran parte del pubblico e della critica.
E infine, per cortesia, anche su twitter, per quanto stringato sia il messaggio, un po’ d’italiano non guasta: un rappresentante dello Stato dovrebbe poter padroneggiare la sintassi.
Ma la Sottosegretaria non è nuova a uscite brillanti, ne parla addirittura Wikipedia: il 5 dicembre 2014 interviene a Nuoro alle celebrazioni in onore del poeta Sebastiano Satta a cento anni dalla sua scomparsa. La Barracciu legge però un intervento in cui richiama la vita e i lavori di Salvatore Satta, lo scrittore. Per una sarda, è un errore imperdonabile. Il giorno seguente, minimizza la gaffe come “una leggerezza del mio staff”, sottolineando che “chi mi conosce e conosce il mio percorso di studi non mette sicuramente in dubbio che so benissimo chi sono Salvatore e Sebastiano Satta”.
Anche nel caso Gassmann, si sa, la colpa della punteggiatura sarà dello staff, sarà della fretta, sarà nell’ironia non compresa. La disputa è andata avanti, in un botta e risposta che ha visto la partecipazione anche di altri artisti: alla fine, la Sottosegretaria si è scusata, ha scritto: “A volte su Twitter si esagera, capita a tutti, oggi é capitato a me, sorry”. Dedicando ai lettori You’re only human di Billy Joel.
Che uno non sa se mettersi le mani nei capelli o portare la mano al cinturone.
Il problema, infatti, è quello di Le vite degli altri. Siamo governati da questa gente.
Come stupirsi, del resto, dal momento che il presidente della Commissione cultura alla Camera è Giancarlo Galan? Ne avevamo scritto tempo fa: un reoconfesso, condannato, in mezzo agli scandali veneti del Mose. Sta ancora saldamente al suo posto. Da lui dipende il funzionamento della Commissione Cultura italiana. Per un Lupi che si è dimesso, e ha fatto bene, c’è un Galan che resta: su di lui tutto tace.
Non possiamo nemmeno immaginare quanto brillante possa essere lo scambio di opinioni tra la Sottosegretaria alla Cultura e il Presidente della Commissione Cultura. Che si diranno? In che italiano parleranno? Di cosa discuteranno? Probabilmente Pompei crolla per suicidio: anche le pietre si buttano giù di fronte a questi figuri.
Presidente Matteo Renzi, li facciamo dimettere o no?
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