Partiti e politici
Auto blu, quel mastodonte nel cuore di Roma che archivia la spending review
Roma – Si sa, agli italiani da sempre piacciono le auto. Belle, imponenti e costose. Ma se per i comuni mortali è una passione antica, per i politici è un vizio difficile da soffocare. Soprattutto se si parla di auto blu, le vetture di rappresentanza – e non quelle dedicate alla tutela personale – con cui parlamentari e dirigenti pubblici sono soliti fendere il traffico delle città italiane.
Proprio ieri pomeriggio, verso le 17.00, si aggirava tra le viuzze anguste dietro il Parlamento, l’ultima versione della Volvo XC90. Con tanto di sirena, paletta della polizia e autista che, mentre guidava, si dedicava all’invio di sms con lo smartphone.
Vettura blasonata ed imponente, il modello di cui stiamo parlando è da poche settimane acquistabile nelle concessionarie della casa svedese, con prezzi, secondo la rivista Quattroruote, a partire da quasi 58 mila euro. L’esemplare da noi avvistato era la versione D5, ossia la motorizzazione diesel più potente tra quelle disponibili, che, data la selleria in pelle di cui era completamente avvolta e i fari “a martello di Thor” di cui era dotata, non doveva essere proprio la “base”. I prezzi? A partire da 61 mila euro.
E dire che il governo Monti, nei giorni più bui dell’emergenza economica del 2011, aveva posto un freno chiaro e definitivo alla pratica, scorretta e senza vincoli, degli enti pubblici italiani di collezionare un parco auto senza pari, costellato di modelli nuovissimi e costosi, per lo più inutili.
Per questo motivo, proprio lo stesso governo tecnico aveva imposto per l’acquisto delle auto di servizio, le c.d. Auto grigie e blu, il limite di 1.600 cm3 di cilindrata: le lussuose vetture sarebbero dovute essere sostituite nel futuro da più compatte ed economiche utilitarie. Peccato che, come per ogni divieto, fosse altrettanto chiara la deroga: il limite di cilindrata imposto nel decreto del 2011 sulla revisione della spesa non avrebbe dispiegato la sua efficacia per le auto “blu-blu”, ossia quelle adibite al servizio di rappresentanza delle più alte cariche dello Stato e dei soggetti istituzionali per i quali sussiste un concreto interesse di sicurezza e tutela dell’incolumità. Auto per lo più blindate e in grado, secondo l’interpretazione letterale della norma, di far fronte con la velocità e la robustezza ad eventuali pericoli e attentati.
La domanda, a questo punto, è lecita: era proprio necessario dotarsi dell’ultimo modello, il più caro e costoso? I sedili in pelle erano fondamentali per le esigenze di tutela? Non c’erano altri modelli più economici ed altrettanto affidabili, rispetto ad un mastodonte da 2 tonnellate, davvero poco adatto ai vicoli del cuore di Roma?
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