Partiti e politici

Australia, il precario equilibrio del Primo ministro Abbott

22 Febbraio 2015

Periodo di forte instabilità per il Primo ministro australiano. Eletto nel 2013 con la coalizione formata dal Partito Nazionale e dal Partito Liberale, Tony Abbott vede il suo mandato (in scadenza nel 2016) sempre più traballante. Lunedì 9 febbraio il 58enne leader del Partito Liberale (sin dal 2009) ha infatti dovuto affrontare una mozione di sfiducia promossa dal suo stesso partito.

A mettere in discussione la sua posizione, ha contribuito la recente nomina a Cavaliere del principe Filippo, duca di Edimburgo. Scrive Dennis Shanahan analista politico, vicino ai conservatori, del quotidiano The Australian: «Come Primo ministro, Abbott non può dire che sta parlando a nome di tutti gli australiani, quando, come leader di una nazione, premia con la più alta onorificenza australiana un reale britannico, a prescindere dai suoi meriti».

Un riconoscimento che non ha lasciato indifferente neanche Rupert Murdoch che su Twitter ha dichiarato: «Il cavalierato concesso da Abbott è uno scherzo ed è fonte di imbarazzo. È ora di smantellare tutte queste onorificenze ovunque, anche in Gran Bretagna».

Ma cos’è il cavalierato? E perché la scelta di Abbott ha messo così a repentaglio la sua posizione?
Reintrodotte nel marzo del 2014, dallo stesso Abbott, le onorificenze di Cavalieri e Dame sono assegnate a personalità «che si sono distinte per aver raggiunto meriti e risultati eccezionali«, come ha dichiarato lo stesso Primo ministro. Nessuna proposta di legge, è bastata quella che viene definita una Letters Patent emendata dalla Regina Elisabetta per fare in modo che si potesse tornare alle onorificenze britanniche. Un salto indietro di 28 anni, se si pensa che erano state abolite nel 1986.

Assegnata il 26 gennaio, durante l’Australia Day, festa nazionale ufficiale, l’onorificenza al Principe Filippo è stata così motivata da Abbott: «La Monarchia ha giocato un ruolo importante nella vita dell’Australia sin dal 1788, e il Principe Filippo è stato un grande servitore dell’Australia, un grande servitore di tutti i paesi del Commonwealth». Peccato che il Principe venga ricordato in Australia più per una delle sue gaffe durante una visita nel 2002, quando chiese a un leader aborigeno: «Vi prendete ancora a colpi di lancia tra di voi?».

Ad aver lanciato la mozione di sfiducia, ci ha pensato Luke Simpkins, parlamentare del Partito Liberare in Western Australia. In merito alla questione Simpkins ha dichiarato che la decisione di Abbott durante l’Australia Day «è stata, agli occhi di molti, la prova finale della sua lontananza dalla gente».

Alla resa dei conti Abbott è riuscito comunque mantenere il proprio posto, ottenendo 61 voti contrari contro 39. Una vittoria di Pirro dunque, considerando che il 40% del suo partito lo considera ormai inadatto al ruolo. A pagare le conseguenze degli errori del Primo ministro è stato Philip Ruddock (chiamato “Father of the House” per la sua anzianità in Parlamento), capogruppo di partito, rimosso dall’incarico e accusato da Abbott di averlo mal consigliato.

La vicenda di Abbott è solo una faccia della disgregazione del Partito Liberale. Ne è la riprova la recente batosta elettorale nel Queensland, dove il partito laburista ha ottenuto 44 degli 89 seggi disponibili contro i 42 dell’Lnp (il Partito Liberale). Un risultato clamoroso se si pensa che nel 2012 il Partito Liberale, guidato da Campbell Newman, era riuscito a ottenere una vittoria schiacciante con 78 seggi contro il soli 7 del Partito Laburista. Passando la mano al nuovo premier del Queensland Annastacia Palaszczuk, Newman ha anche annunciato la fine della sua carriera politica.

Il partito e il Primo ministro devo ora misurarsi anche in una delicata vicenda internazionale. Abbott si trova infatti a fronteggiare la grana Indonesia, dove due trafficanti di droga australiani sono stati arrestati e rischiano la pena di morte. «Troveremo il modo per far sentire la nostra disapprovazione», ha dichiarato Abbott. Anche il segretario delle Nazioni Unite si è espresso al riguardo, condannando il ricorso  alla pena di morte in qualunque circostanza. Mentre Abbott cerca di risolvere la questione, chiedendo alle autorità indonesiane di “restituire il favore” del miliardo donato dall’Australia per la ricostruzione post-tsunami, in cambio della clemenza per i due imputati, gli australiani hanno invece risposto con una petizione e una campagna sui Twitter con l’hashtag #BoycottBali.

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