Partiti e politici
Attribuire un senso alle parole per non mistificare la realtà
“Non è mera negazione: il no può avere valore propositivo, costruttivo, creativo. È creativo anche il no dall’apparenza nichilista di Bartleby lo scrivano, il personaggio di Melville che a ogni richiesta dell’avvocato di Wall Street, suo datore di lavoro, risponde gradualmente, inesorabilmente: I would prefer not to”.
Spesso l’incomprensione nasce dal modo di comunicare, si realizza una comunicazione frettolosa, poco meditata si parla a sproposito, si sfoga rabbia, frustrazioni. Il social è divenuto uno sfogatoio pubblico dove oltre ad informazioni, si genera il pettegolezzo e gli si dà credito, senza considerare che il social è una cassa di risonanza e che quanto viene detto, si moltiplica, si diffonde. Una volta esposta in pubblico, la parola diviene fatto, genera credenze, innesca pensieri e a sua volta azioni. Le parole si propagano a macchia d’olio, ne generano altre che, se saranno inquinate dalla disinformazione, infetteranno l’intero ecosistema.
La narrazione del Movimento 5 Stelle, ad esempio, è una narrazione poco credibile: quando Di Maio era al governo, per dare un colpo alla botte e l’altro al cerchio, non volendosi uniformare a Salvini e essere identificato con le sue politiche xenofobe e nazionaliste, ma non potendosi distanziare troppo dalle sue coordinate politiche, adotta una soluzione ibrida, oserei dire codarda, per non dispiacere nessuno. Consente solo alla donne e ai bambini presenti sulla nave Sea Watch e Sea EYE di sbarcare su territorio italiano, dopo che Malta aveva rifiutato di accogliere i migranti, aggiunge che stava in quel modo dando una lezione all’Europa.
Che significa dare una lezione? Stava dando una lezione di furbizia, cercava di non perdere la sua poltrona accanto a chi ha governato sotto l’egida del suo motto l’Italia a gli Italiani, e cercava contemporaneamente di tenersi buono il suo elettorato. La verità non può essere deturpata, mistificata, edulcorata. La verità è integra, non si ammanta, non la si può trattare come quando si ripulisce una strada, solitamente sporca e maltenuta, solo in vista di riprese che andranno su un canale nazionale. La verità è Giano che guarda il futuro guardando al suo passato, non tradendolo. La codardia è violenza senza il beneficio delle attenuanti perché striscia come un fiammifero gettato nella paglia per poi divampare.
Verso la fine anni degli anni 50, Ernesto Rossi economista liberale, uno dei padri della nostra repubblica, insieme a Spinelli uno dei traduttori del Manifesto di Ventotene che ha trascorso lunghi anni in carcere durante il periodo fascista, commentava alcune pagine del catechismo:
“Nell inferno c‘è un fuoco che brucia e non si spegne mai”, nota per l’insegnante: è il tormento fisico più spaventoso e impressiona un bambino accendere una candela, un fiammifero e mostrare come non si può resistere tenendo il dito sopra neppure per poco tempo, ciò far riflettere che i dannati dell’inferno sono immersi nel fuoco ed il fuoco che li tormenta non si spegnerà mai”.
Rossi commenta il fatto che i bambini erano obbligati a posare il dito su fiamma per sentire l’inferno, questa è la rappresentazione della pedagogia del potere, quella che tende ad insegnare la pedagogia della paura e quindi utilizza la violenza.
I catechisti nel 500 sono lo strumento della violenza per eccellenza perché c’è il catechismo dei calvinisti, dei luterani, degli anglicani. Una delle battute più belle del Falstaff di Shakespeare, riguarda i catechismi che vengono sbeffeggiati perché sono strumenti di morte non di libertà.
Una visione muscolare della comunicazione è claudicante non produce, irrigidisce, impoverisce, raccontare non è mirare ad avere l’ultima parola, ma capire la parola dell’altro.
Raccontare deriva da “contare”, dal latino “computare”, “calcolare”. Bisognerebbe, senza strafare, mettere in conto il numero di parole usate, limitarle. Come se si stesse twettando.
In foto: Michelangelo Merisi da Caravaggio
1607-1608
olio su tela
Museo nazionale di Capodimonte, Napoli.
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