Partiti e politici
Atreju 2024 José Meloni contro tutti
Il discorso finale di Giorgia Meloni alla festa di Atreju 2024 sembra avere un preciso riferimento ideologico e politico: José Mourinho
Il discorso finale di Giorgia Meloni alla festa di Atreju 2024 sembra avere un preciso riferimento ideologico e politico: José Mourinho. Come l’allenatore portoghese, la presidente del consiglio si è presentata come un underdog che, malgrado mille avversari più potenti di lei, ha saputo risollevare le sorti dell’Italia. Senza tanti fronzoli ideologici, ha infatti passato un’ora ad attaccare i nemici politici con perfida ironia.
La tattica di Josè Mourinho
Anche la tattica sembra ripresa dallo Special One, ovvero chiudersi in difesa e rompere il gioco avversario, motivando i propri giocatori a essere pronti a tutto per la vittoria.
Nel calcio, mi piace la retorica di Mourinho. Trovo divertenti i suoi incoerenti attacchi contro il mondo, condotti a bassa voce in rapide interviste o conferenze stampe. Trovo più difficile tollerare un’ora di comizio urlato e sguaiato con le stesse caratteristiche. Infatti, per me Meloni ha fatto un intervento terribilmente ridondante. Mi ha ricordato quello che si dice dei comizi di Donald Trump, interminabili soliloqui dove si parla di tutto e non si arriva mai al punto.
Però, è chiaro che Giorgia Meloni e Donald Trump non parlano a me. I loro comizi in qualche modo funzionano per il loro elettorato. Tengono alto il ritmo e attirano spettatori che non sono tanto interessati a proposte concrete quanto a identificarsi con leader disinibiti che attaccano tutti coloro che osano criticarli. La novità positiva è che Giorgia Meloni ha deciso, per questa volta, di risparmiarci le uscite ideologiche per mostrarsi come una leader pragmatica e vincente.
Nessun attacco diretto agli immigrati, ai rifugiati, alla Cina, ai comunisti, alla comunità LGBT+, alle femministe. Solo qualche parola rivolta alla “follia green”. Per il resto, attacchi mirati contro gli avversari, sui quali entrare a gamba tesa, rubare il pallone, giocare un po’ sporco per trafiggerli in una ripartenza fulminante. Come Josè insegna.
Tra mafia e immigrati
Ad esempio, non attacca gli immigrati che delinquono, ma pone la lotta all’immigrazione irregolare come esistenziale contro i trafficanti di esseri umani. Si commuove per Jasmine sopravvissuta due giorni in mare e rivendica un abbattimento del 60% degli sbarchi come politica contro le morti nel Mediterraneo. I centri in Albania diventano il perno di una politica contro le mafie. Nella sua retorica, questi centri sono indispensabili come elemento di deterrenza, perché portare i migranti fuori dall’Unione Europea significa rendere inutile il lavoro degli scafisti.
Afferma convintamente che i centri saranno operativi. Attacca i giudici che bloccano l’azione del governo, anche se contraria al diritto internazionale. Secondo Meloni, i giudici farebbero un favore alle mafie, scordandosi la lezione di Falcone e Borsellino.
Dopo un attacco di tale entità contro i magistrati, sarebbe interessante capire il presupposto delle affermazioni. Ma la presidente del consiglio non spiega perché le migliaia di persone morte in mare non sono un deterrente agli sbarchi. In un contesto così drammatico, due centri in Albania che accoglierebbero al massimo 1.000 persone possono davvero funzionare come deterrente?
Continua il suo discorso contro le mafie intestandosi mirabolanti risultati e finisce per rammaricarsi di non aver ricevuto i complimenti di Roberto Saviano. Qui, arriva il punto più basso del suo comizio. Infatti, lascia intendere che Saviano ha bisogno dell’esistenza mafia per poter scrivere libri e serie TV. Peccato che Saviano avrà mille difetti, ma il suo lavoro di divulgatore rimane necessario, tanto che non dovrebbe essere scalfito dai deliri della presidente del consiglio.
La sinistra
I bersagli principali sono i leader del centrosinistra, soprattutto Maurizio Landini ed Elly Schlein. Imputa a Landini di non aver argomenti per indire gli scioperi. Il governo ha fatto benissimo sul lavoro e quindi ogni critica è da respingersi. Anche perché il sindacalista ha alzato troppo i toni, invocando la rivolta sociale contro il governo. Nella sua visione, fare gli scioperi non serve ai lavoratori ma solo alla sinistra politica.
Una sinistra che è brutta, cattiva e contraria ai lavoratori. Non è pragmatica come la presidente del consiglio, ma popolata da abili manovratori di palazzo che fanno gli interessi dei potentati economici e vogliono escludere dalle decisioni chi non la pensa come loro. Rinfaccia continuamente a Schlein le decisioni prese dai governi precedenti, quando la leader del PD era solo un europarlamentare, dimenticandosi di essere stata ministro e vicepresidente della camera.
Molto interessante è il dibattito sulla sanità. Meloni e Schlein si attaccano sui soldi stanziati dal governo. Schlein attacca affermando che i soldi sono insufficienti. Meloni risponde che il suo governo ha messo sul piatto dieci miliardi di euro in due anni, mentre la scorsa legislatura il governo ne aveva stanziati otto in quattro anni. Schlein risponde che i soldi si calcolano in rapporto al PIL e Meloni afferma “i soldi sono soldi”.
Da economista, devo constatare che Meloni non tiene conto dell’inflazione che ha colpito il paese durante il suo governo (non per suoi demeriti ma per fattori internazionali come la guerra in Ucraina). Gli otto miliardi della scorsa legislatura, dopo l’innalzamento dell’inflazione e l’aumento complessivo dei prezzi, potrebbero valere ben più dei dieci miliardi di Meloni. Andrebbero riportate le cifre aggiustate al costo della vita. Per questo Schlein ha ragione nel calcolare i finanziamenti in rapporto al PIL.
L’Europa
Poi è il turno di Romano Prodi, che aveva detto che Meloni obbedisce in Europa. La frase del professore deve aver fatto parecchio male alla presidente del consiglio, perché inneggia la folla dicendo che ha brindato di fronte alle critiche di Prodi, colpevole di tutti i mali d’Italia. Probabilmente, il professore è colpevole soprattutto di aver sfidato il mentore Silvio Berlusconi, a cui la platea rimane in qualche modo affezionata.
In questo contesto, Meloni parla dell’Europa, dove può rivendicare qualche risultato politico concreto. Ma lo fa a modo suo, dipingendo la casa europea come in mano alle sinistre che non vogliono far governare i conservatori. In questo, la vicepresidenza a Raffaele Fitto sarebbe un grandissimo risultato, che ha spezzato i veti non solo delle sinistre, ma anche di chi ci governa insieme. I popolari e i liberali?
Peccato che far passare popolari e liberali europei come di sinistra è un gioco acrobatico. Inoltre, Fitto è stato proprio molto abile a tessere un legame con i popolari europei tramite il gruppo dei conservatori, a cui Fratelli d’Italia ha aderito quando il leader era ancora un moderato come David Cameron.
Infine, malgrado i toni trionfalistici, il ruolo di Fitto sarà marginale. Il vicepresidente avrà infatti deleghe importanti per quantità di denaro, ma con poco margine di manovra, visto che i meccanismi che regolano le politiche di coesione sono ben rodati.
Considerazioni finali
Nel suo comizio, Giorgia Meloni ha pensato bene di autoincensarsi e attaccare i gufi e la sinistra. Ha rivendicato un lavoro straordinario in grado di portare risultati economici mirabolanti che ben pochi hanno tastato con mano. Il suo pubblico si è spellato le mani. Ha terminato con l’annuncio di dimettersi dalla carica onorifica di presidente dei conservatori europei, per fare il suo endorsement all’ex primo ministro polacco Mateus Morawiecki, presente in sala. La festa si è chiusa con l’inno di Mameli e qualche canzone, tra cui l’immancabile “Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano.
In conclusione, Meloni continua nella sua narrazione di underdog, che governa nelle difficoltà e fa bene per la squadra e per il paese, contro un sistema corrotto e contro gli avversari, che siano Elly Schlein o Pep Guardiola, i magistrati o gli arbitri. Grazie a questa retorica Mourinho si è portato a casa un paio di Champions League e tante altre coppe.
Ma qui non ci sono trofei da esporre, non ci sono palloni da recuperare o tifosi da compiacere. Ci sarebbe un paese da governare per migliorare le vite di tutti coloro che ci vivono e non solo compiacere gli elettori di centrodestra.
Foto di Hua WANG
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