Partiti e politici
Atreju 2024, Nel nome di Silvio Berlusconi
Malgrado tutte le novità, l’aura di Berlusconi su Atreju 2024 dimostra come la destra rimanga nostalgica del suo leader originario.
Malgrado tutte le novità, l’aura di Berlusconi su Atreju 2024 dimostra come la destra rimanga nostalgica del suo leader originario. Quando chiediamo gli accrediti da giornalisti, il personale si mostra gentile e non rigidamente ortodosso alle regole. Anche tra i tanti stand alimentari si respira un’aria liberale da “volemose bene”. La pista di pattinaggio è un tocco pacchiano che trasforma una convention politica in un mercatino di Natale.
La festa
All’ingresso campeggia lo slogan “La Via Italiana” e tanti manifesti che vorrebbero prendere in giro bonariamente l’opposizione. Alcuni sono anche carini, altri cadono di stile. Alcuni pannelli invitano i partecipanti a farsi un selfie. Magari un selfie per chi non voterebbe Salis o per chi crede ai centri migranti in Albania. Un atlante mostra i viaggi e le telefonate in giro per il mondo della presidente del consiglio.
A testimonianza che la destra ama scimmiottare le peggiori idee della sinistra, spunta un Gufoadvisor. Pannello che raccoglie le profezie nefaste e strampalate contro il governo Meloni. Mi sembra di ritornare al biennio 2015-2016, quando tutti i critici al governo Renzi erano etichettati come “gufi”.
L’aria bonaria si ferma davanti alla sala Cristoforo Colombo, dove si tengono i comizi principali e si radunano i patrioti e i rancorosi. Il tendone è isolato da pareti di plastica che creano una grande serra. Arriviamo verso le 11.30 di domenica 15 dicembre e l’interno è caldissimo, tanto che qualcuno si sente male proprio mentre Giorgia Meloni inizia a parlare.
La sala stampa si trova in una serra più piccola, a fianco della principale. Data la confusione, non è possibile entrare nella sala principale, troppo piena di avventori. Dobbiamo seguire i comizi dallo schermo, come guardandoli in televisione. In realtà, cameraman e fotografi potrebbero avvicinarsi al palco. Sfortunatamente, il caos, coadiuvato da troppo solerti volontari di Gioventù Nazionale, non rende possibile un accesso equilibrato.
I primi interventi
Quando arriviamo parla il conduttore Paolo Del Debbio. Mi accorgo solo che è un discorso fiume e realizzo che ci siamo persi Matteo Salvini, intervenuto in anticipo rispetto alla scaletta. Il ministro dei trasporti ha parlato in collegamento da Milano. Si trovava infatti nella sua città natale per il congresso della lega lombarda, appuntamento talmente improrogabile che l’ultima volta si era tenuto nove anni fa.
Poi, Del Debbio presenta il più piccolo componente della coalizione di governo, Lorenzo Cesa dell’UdC. Cesa afferma che il governo fa cose straordinarie, con particolare riferimento alle fasce più deboli della popolazione. Attacca Elly Schlein colpevole di parlare di sanità, quando il governo ha investito i soldi, mentre il centrosinistra avrebbe tagliato. Nella sua visione, i sindacati devono stare attenti a non aizzare la gente, specialmente contro un governo capace. In pratica, ha interpretato il ruolo di un governo buono, vittima di una sinistra che fa semplicemente il suo lavoro di opposizione.
In seguito Del Debbio presenta il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Forse ho la memoria un po’ annebbiata, ma ricordavo Lupi come uno dei leader più pragmatici del berlusconismo, legato al mondo di Comunione e Liberazione che non mi rappresenta, ma rispetto. Invece, si lancia in un’apoteosi sul governo e sulla presidente del consiglio. Se Nicola Fratoianni imbastisse un comizio del genere a favore di Schlein, finirebbe impagliato dai tesserati del suo stesso partito, Sinistra Italiana.
Maurizio Lupi
Lupi non ha questo problema perché il partito Noi Moderati non ha più alcun radicamento dopo la morte politica del suo esponente più rappresentativo, Giovanni Toti. Quindi, per compiacere la padrona di casa, si inerpica in una parabola usando il libro preferito di Giorgia Meloni, “Il signore degli anelli”.
Lupi paragona Meloni a Frodo, hobbit gravato dalla grande responsabilità di distruggere l’anello. Frodo non può farcela da solo e l’amico Sam decide di accompagnarlo sapendo bene che non può essere lui a portare l’anello. In pratica, il popolo ha assegnato la responsabilità di governare a Meloni e la coalizione deve svolgere il ruolo di Sam. Peccato che il personaggio preferito dalla presidente del consiglio dei ministri è proprio Sam e non ricordavo J.R. Tolkien tra le letture preferite in Comunione e Liberazione.
Poi, Lupi attacca frontalmente l’assistenzialismo. Nelle sue parole, l’assistenzialismo serve a non emancipare i ceti più bassi in modo che rimangano succubi del potente di turno. Salario minimo e reddito di cittadinanza sono obbrobri, per cui si deve lavorare al salario giusto, frutto della cooperazione tra imprese e lavoratori. Per fare questo, il governo introdurrà una norma per fare partecipare i lavoratori all’utile delle imprese, come proposto dalla CISL.
Per quanto mi sforzi, non capisco proprio come il salario minimo possa essere assistenzialismo, visto che, per definizione, è una base di partenza per arrivare a quel salario giusto che dice Lupi. In chiusura, annuncia tronfio che per la prima volta nella storia lo spumante ha venduto più dello champagne grazie a investimenti sulla qualità. Insomma, anche se il PIL arranca, il governo è felice perché battiamo i francesi.
Antonio Tajani
Infine, Antonio Tajani compie un intervento che si addice al ruolo moderato che si sta ritagliando Forza Italia. Al contrario di chi l’ha preceduto, e soprattutto di chi lo seguirà, imposta un discorso calmo e sobrio, apprezzabile sotto alcuni punti di vista.
In primis, si dice convinto che una coalizione si basi su due fondamenti. La lealtà e l’amicizia sono infatti necessarie per difendere valori comuni e mantenere l’ordine, visto come l’antitesi del caos. Nella sua visione, le battaglie sulla giustizia rispecchiano la tripartizione dei poteri, in modo che i giudici e politici non scavalchino i propri confini.
Insiste molto sulla cristianità e l’ordine voluto da Dio. Difende la famiglia come cellula fondamentale della società e ritiene che le battaglie politiche si vincano grazie ai valori (in particolare l’ordine, per chi non lo avesse capito).
Non si mostra tanto interessato a raggiungere i propri obiettivi, quanto quelli di Berlusconi che sognava un centrodestra al 51% dei voti. Quando aggiunge che la sinistra non deve illudersi del crollo del centrodestra, tocca un tasto dolente per Schlein e compagni.
Le coalizioni di sinistra assomigliano infatti troppo spesso a coalizioni elettorali, litigiose e fini a se stesse. Rivendica che coalizioni di centrodestra sono politiche, si presentano spesso insieme, e contano su amicizia e lealtà.
Chiude appropriandosi delle abusate frasi della poesia “Il PCI ai giovani” di Pier Paolo Pasolini, nelle quali il poeta prendeva le difese dei poliziotti proletari contro gli studenti figli di papà. Riscuote scrosci di applausi dal pubblico per frasi poco capite da una destra che non sarebbe certamente tollerata da questo intellettuale profondamente complesso.
Infine augura Buon Natale, ma non solo alla platea. Anche al festeggiato! E chi se non Silvio Berlusconi? Simbolo di un passato che proprio non riesce a passare.
Foto di Hua WANG
Devi fare login per commentare
Accedi