Partiti e politici
Milano, Roma, Napoli, Torino: così il Pd di Renzi ha perso mezzo milione di voti
Per giorni non si è parlato che della grande incognita di queste elezioni amministrative. Quanta gente voterà e quanta si asterrà? La risposta a questa domanda, oltre a misurare lo stato di fiducia e interesse dei cittadini italiani chiamati al voto nei confronti delle istituzioni, poteva essere decisiva nel determinare l’esito delle singole elezioni comunali. I candidati e i loro consulenti in ogni città, infatti, considerano che una soglia bassa o elevata di partecipazione può essere per loro vantaggiosa o svantaggiosa a seconda del posizionamento di ciascuno di loro. Per capire meglio da dove veniamo, e quindi dove andremo, e se potremo davvero parlare di un fenomeno di astensionismo in crescita significativa, abbiamo messo in fila i dati delle ultime elezioni nelle principali città riguardate dal voto di oggi. Prendiamo come riferimento le ultime elezioni comunali, perché omogenee a quelle di oggi, e le ultime europee, perché sono le ultime votazioni rilevanti che hanno riguardato simultaneamente tutte le città oggi interessate. Abbiamo considerato sia i dati sull’affluenza che quelli del voto al centrosinistra. Il risultato, anzi i risultati sono sicuramente rilevanti.
Milano
Alle elezioni comunali del maggio 2011, quelle che portarono all’elezione di Giuliano Pisapia, gli aventi diritto erano 996.400. Al primo turno votarono 673.185, corrispondenti al 67,56% dei milanesi aventi diritto. Al secondo turno tornarono alle urne in 671.417, pari al 67,38%. Al primo turno il candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia ottenne 315.862, 48,95%, conquistando oltre 30 mila voti in più rispetto alla coalizione. Il solo Pd raccolse 170.551 voti, pari al 28,64%, mentre il centrodestra di Letizia Moratti si fermò al 41,59% con 273.401. Il centrodestra, rispetto alle elezioni comunali del 2006 che videro la Moratti diventare sindaco al primo turno perse circa 70.000 voti, mentre il centro sinistra di fatto non ne guadagnò. Questa volta a Milano è andato a votare il 55% degli aventi diritto. Un calo drastico, circa 120 mila elettori in meno rispetto a quella tornata elettorale. Tutta insieme la coalizione che sostiene Sala raccoglie poco più di 210 mila preferenze. In termini assoluti, la coalizione di Sala perde circa 100 mila voti. Centoventimila elettori in meno in tutto, e centomila in meno per la coalizione del centrosinistra.
Alle europee del 2014, quelle del trionfo del Pd di Matteo Renzi, i votanti furono 585.134, corrispondenti al 60,00% di un corpo elettorale di 975 mila cittadini. A Milano il trionfo del Pd si sostanziò di 257.457 voti, e del 44,96% di preferenze. Questa volta il partito democratico si ferma a circa 140 mila voti. 110 mila in meno, se prendiamo a riferimento le europee.
Il Movimento 5 Stelle, in quell’occasione, ottenne 81.484 voti, e il 14, 23%, di fatto quadruplicando il proprio risultato rispetto alle comunali del 2011 ma subendo una flessione rispetto alle politiche del 2013. Le politiche del 2013, peraltro, videro a Milano una partecipazione al voto superiore al 77% .
Roma
Alle comunali del 2013, quelle che portarono all’elezione di Ignazio Marino, i votanti al primo turno furono 1.245.927, pari al 52,81%. Al secondo turno invece votarono 1.062.892, pari 45,05% degli aventi diritto. Al primo turno il chirurgo candidato dal centrosinistra ottenne 512.720 voti, pari al 42,61% dei voti. Al secondo 664.490 voti, pari 63,93 %. Il Pd, principale partito della coalizione che lo sosteneva, arrivò a 267.605 voti, pari al 26,26%. Questa volta Giachetti si ferma attorno ai trecentomila voti complessivi. Ne perde 200 mila, voto più voto meno. L’allora candidato del Movimento 5 Stelle, Marcello De Vito, raccolse 149.665 voti, con il 12,44% delle preferenze. La Raggi ne prende oggi circa il triplo. Il centrodestra unito, guidato allora dal sindaco uscente Gianni Alemanno, raccolse 364.337 voti pari al 30,28% al primo turno, e 374.883 elettori e il 36,07 al ballottaggio.
Alle successive elezioni europee nella capitale aveva votato 1.201.878 di cittadini, pari al 51,99% degli aventi diritto. Il Pd raccolse 506.193 voti, pari a 43,07%, il movimento Cinque Stelle 293.241, pari al 24,95%. Tutti i partiti di centrodestra insieme, che oggi vanno divisi sostenendo Alfio Marchini (Forza Italia e Udc) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia e Lega Nord), presero circa 300 mila voti, cioè meno del 25%. Oggi il Pd si ferma al 17% e perde qualcosa come 300 mila voti, rispetto a due anni fa.
Napoli
Al primo turno di cinque anni fa Luigi De Magistris arrivò al ballottagio come secondo, totalizzando 128.303 voti, pari al 27,52% dei 490.142 che andarono alle urne, rappresentando il 60% circa degli aventi diritto napoletani. In testa c’era Gianni Lettieri, lo stesso avversario di oggi, con 179.575 preferenze, pari al 38,52%. Come andò a finire lo ricordiamo tutti: De Magistris ribaltò il risultato, fece il pieno di voti anche al di fuori del suo perimetro “naturale” fino a più che raddoppiare il proprio risultato del primo turno, e vinse al ballottaggio con 264.730 voti, pari addirittura al 65,38%. Alle elezioni europee del 2014 l’effetto Renzi si sente forte e chiaro anche a Napoli. Per il Partito democratico si esprimono 130.672 napoletani, pari al 40,86% dei 331.339 napoletani che si recano alle urne, che a loro volta sono il 42,84% degli aventi diritto. Interessante notare come alle elezioni politiche di un anno prima per il pd si fossero espressi 112.611 cittadini, pari al 25,00%, in un contesto di affluenza molto più robusta e pari a circa il 60% degli aventi diritto. A questo giro il Pd Napoletano si ferma attorno al 12%, al momento in cui scriviamo può proiettarsi attorno ai 45 mila voti. Insomma, anche dove c’era poco da perdere il pd perde quasi 100 mila voti, se paragonato con quello delle europee.
Torino
Nel 2011 alle comunali che elessero Piero Fassino sindaco del capoluogo piemontese gli elettori furono 470.946, pari al 66,53% degli aventi diritto. Fassino fu eletto al primo turno, con 255.242 pari al 56,66% dei voti. Questa volta va al ballottaggio con circa 100 mila voti in meno. Il Partito democratico raccolse 138.103 voti, totalizzando il 34,50%. Questa volta si ferma attorno ai 100 mila, ma complessivamente tiene con una percentuale prossima al 30%. Il candidato di centrodestra Michele Coppola si fermò al 27,3% e il candidato del movimento Cinque Stelle si fermò a 21.078, con un 5,27%. Questa volta Chiara Appendino invece va al ballottagigo, con circa il 31% dei voti oltre 105 mila voti, moltiplicando per cinque il risultato di allora. Alle europee del 2014 il pd 189.597 con il 45,10%, in un quadro che vide partecipare 437.196 elettori torinesi, pari al 64,14%. È interessante notare come la partecipazione, a Torino, sia rimasta sostanzialmente stabile.
A questo link trovate tutti i dati sull’affluenza di queste elezioni
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