Partiti e politici
Assenteismo pigro o disprezzo per la politica?
Qualsiasi analisi politica sul voto del 25 settembre che dia un’importanza spropositata al risultato elettorale, ridimensionando il pesante astensionismo fino a ridurlo a un dato quasi irrilevante, risulta viziata da una disarmante incapacità di valutare gli eventi nella loro fondamentale evidenza. Appare altrettanto vero che alcune critiche al PD, circa la disaffezione dell’elettorato nei confronti della politica, siano piuttosto eccessive: perché una rinuncia al voto tanto marcata dovrebbe essere addebitata unicamente a questa compagine?
Tuttavia, a fronte di un partito che vince, senza convincere (Fratelli D’Italia) ve ne sono altri che perdono con convinzione (PD e Lega). La distanza della gente comune dal mondo politico registra ormai un grado tanto consistente da superare ogni livello di guardia. Va da sé che senza un’adesione considerevole all’istituto del suffragio non vi può essere una partecipazione piena alla democrazia: questo, fatta qualche eccezione, anche i politici lo sanno.
Sta di fatto che l’esigenza di affermare un nuovo modo di pensare alla politica non può essere disattesa ulteriormente. Benché i pensatori che si spendono nel giudizio critico non siano pochi, continua a essere ignorato lo stato d’animo che i protagonisti della vita pubblica suscitano, attraverso la banalità e il vuoto ideologico delle loro dichiarazioni, in una parte consistente della popolazione, che reclama interpreti sinceri a difesa di una coscienza collettiva vistosamente irritata e sdegnata. Insomma, tanta gente vorrebbe che si producessero idee in competizione per migliorare, indistintamente, l’esistenza degli elettori, e non soltanto quella degli eletti.
Vincitori e vinti, se ne sono guardati bene, fin qui, dal commentare il dato considerevole dell’assenteismo elettorale: 36%, con punte del 50 al sud. Il falso teatro mediatico, difatti, allestito intorno alle analisi del voto, esibisce una galleria di mediocrità intellettuali insopportabili: a fare da contraltare al servilismo di giornalisti e conduttori vi è una penuria assoluta del pensiero critico e originale. Suppongo che gli indici di ascolto di certi salottini televisivi non raggiungano neanche un decimo di una ordinaria partita di calcio o di una volgare trasmissione Mediaset. Forse, sarebbe ora di guardare all’incremento del rifiuto del voto come al sintomo di un profondo disprezzo per questa politica misera e piccina.
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