Partiti e politici

Arturo Scotto e il “nuovo inizio” di Mdp: «Nel M5S tanti delusi di sinistra»

22 Aprile 2017

Dalla militanza nella Sinistra Giovanile e nel PDS di Occhetto fino all’approdo in Articolo 1-Mdp, passando per le esperienze di Sinistra Democratica, Sel e Sinistra Italiana (da cui è uscito in contrasto con la linea oltranzista di Nicola Fratoianni), Arturo Scotto ripercorre la storia e parla del “nuovo inizio” di quella che una volta qualcuno avrebbe definito “sinistra di lotta e di governo”.

«Mi sono iscritto alla Sinistra Giovanile nel 1992, nella sezione Togliatti di Torre del Greco con un amico del liceo. Eravamo nel pieno della crisi del pentapartito. Antonio Bassolino era commissario della federazione di Napoli e c’era una fortissima tensione morale. All’epoca, l’unico soggetto organizzato della sinistra era il PDS. Ero fortemente convinto della fondatezza delle ragioni della svolta occhettiana; della necessità di una sinistra democratica che si candidasse al governo del paese e raccogliesse i cocci di una democrazia indebolita dalla corruzione e da una stagione buia, di cui soprattutto in Campania vedevamo tutte le miserie: era la Campania dei Di Donato, De Lorenzo, Pomicino e Gava. A Napoli c’era l’ultimo colpo di coda della guerra di camorra di Cutolo e quel personale politico aveva fatto arretrare la città con conseguenze drammatiche».

Un Arturo Scotto appena adolescente inizia così un percorso politico che lo porterà, a 27 anni, a sedere su uno scranno del Parlamento già nel 2007. Nell’organizzazione giovanile erede della gloriosa FGCI, di cui diviene presto dirigente, incontra molti dei suoi attuali compagni, tra cui Roberto Speranza: «Eravamo un gruppo dirigente molto coeso malgrado appartenessimo a diverse culture politiche. Con Roberto ricordo un viaggio a Ramallah, in Cisgiordania. Era il 2004 e in quei giorni il governo Sharon ritirava le colonie da quei territori, ma contemporaneamente iniziava la costruzione del muro. Penso che oggi il nostro compito sia quello di far crescere nuove generazioni che tornino a voler abbattere i muri combattendo chi vuole costruirne di nuovi, in Europa e nel mondo». Ma l’attenzione di Scotto verso i fatti di politica internazionale non è mai venuta meno. Nei giorni scorsi, insieme ai compagni di partito Franco Bordo e Michele Piras, è volato in Turchia per accertarsi delle condizioni del giornalista Gabriele del Grande, detenuto da due settimane per ragioni ancora non del tutto chiare: «Abbiamo chiesto che le autorità turche la smettano di giocare a nascondino e rilascino al più presto Gabriele Del Grande. Abbiamo molti dubbi sul fatto che siano garantiti i suoi diritti minimi di difesa. Una detenzione così lunga di un cittadino straniero non si giustifica neanche con lo stato d’emergenza».

Durante il suo primo mandato da parlamentare, nasce il Partito Democratico, a cui il giovane deputato non aderisce, seguendo Fabio Mussi nell’esperienza di Sinistra Democratica: «La nascita del Pd è stata un errore storico almeno per due motivi: perché si reggeva sulla cosiddetta vocazione maggioritaria, oggi inesorabilmente annullata dalla frammentazione del quadro politico e la comparsa dei 5 Stelle, e per il vincolo acritico nei confronti dell’Ue. Sono fortemente europeista e federalista, ma nessuno può pensare di difendere questa Europa. Per questo il progetto Pd è già in crisi, un progetto che porta la sinistra fuori dalla tradizione della centralità del lavoro, bussola di ogni formazione di ispirazione socialdemocratica. Con Matteo Renzi, poi, quella sinistra assume totalmente il paradigma neoliberista». Commentando l’appello di alcuni esponenti delle mozioni Orlando e Emiliano, come Gianni Cuperlo, che invitano la sinistra extra Pd ad andare a votare per evitare un plebiscito su Renzi, l’esponente di Mdp precisa: «Ho grande rispetto per il dibattito che si sta svolgendo nel PD. Dopo il 30 aprile, però, ci saranno ulteriori fuoriuscite da un partito che si profilerà appiattito su Renzi e sarà al contempo molto più simile a quelli della Prima Repubblica, con filiere organizzate, soprattutto in alcune aree del mezzogiorno, che dovrebbero destare un po’ di preoccupazione anche in chi si candida a guidare quel partito».
Sulla strada da seguire, Scotto ha le idee molto chiare: «Ci ispiriamo alle forze più innovative del socialismo europeo, proponendoci come una sinistra in grado di riaggregare le forze progressiste, che porti al governo temi come la contraddizione ambientale, il reddito universale e la redistribuzione dell’orario di lavoro. È l’idea di una sinistra che include, come ha scritto anche Reichlin nel suo ultimo articolo prima di lasciarci».

Tema alleanze – che certo dipenderanno anche da come verrà modificata la legge elettorale –  e delle recenti aperture di Pierluigi Bersani all’elettorato 5 Stelle: «Credo che l’analisi di Bersani sia giusta: tra i 5S ci sono tanti delusi di sinistra. A loro dobbiamo parlare per riportarli nel nostro campo. Sulle alleanze, va chiusa la stagione delle grandi intese: in questa ottica abbiamo già avviato dei positivi confronti con chi vorrà starci, come quello con Giuliano Pisapia».
Ma come si sta organizzando Mdp sul territorio? E quando sarà affrontato il nodo del leader? «Il primo maggio lanceremo una campagna di adesione e una “carta costituente”. Stiamo aprendo delle sezioni, dieci a settimana. Alla fase congressuale porremo la questione del leader, ma in questo momento preferiamo dar spazio alla comunità e non ai singoli. È un servizio al paese, dopo anni di sfrenati leaderismi».

Nel frattempo, il nuovo movimento dovrà confrontarsi con il Governo Gentiloni, soprattutto su temi centrali come legge elettorale e politiche economiche. «Sulla legge elettorale chiediamo al governo di non ripetere l’errore di Renzi: cambiarla è compito del Parlamento. Entrando nel merito, non temiamo gli sbarramenti, ma pensiamo che si dovrà trovare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Ci sederemo al tavolo con chiunque sarà d’accordo ad abolire i capilista bloccati. Per  le soglie, penso si possa ragionare nell’ambito del 4/5%». Quanto alle istanze riguardanti le politiche economiche, il welfare e l’immigrazione? «Invitiamo Gentiloni a non gestire l’ordinaria amministrazione ma a governare. Per questo gli chiediamo quegli investimenti pubblici che Renzi non ha fatto, preferendo bonus e mance, destinando invece 8 miliardi l’anno per 3 anni (mezzo punto di Pil) per la cura del territorio. Sulla sanità, chiediamo che porti entro due anni il livello di spesa su quello degli altri paesi europei, ovvero passare dal 6,5% al 7 del PI chiudendo la stagione delle mutue e delle assicurazioni. Sulla scuola bisogna modificare la legge, ricostruendo un rapporto con i docenti, chiudendo definitivamente la stagione del precariato e depotenziando i presidi manager che oggi hanno facoltà di selezionare e punire gli insegnanti, mettendo in discussione il principio sacrosanto del diritto all’insegnamento. Sull’immigrazione chiediamo delle modifiche al decreto Minniti. Infine, vanno approvate in entrambi i rami del Parlamento alcune leggi di civiltà, dal testamento biologico, spiegando al Nuovo Centrodestra che la legge deve passare così com’è anche al Senato, allo Ius Soli».

Un progetto ambizioso quello di Scotto e dei suoi compagni di viaggio, nuovi e ritrovati, in un paese completamente diverso da quello in cui appena quattordicenne decise di impegnarsi in politica, in quella sezione di Torre del Greco intitolata al “Migliore”. Un paese forse meno corrotto e meno imbalsamato, ma dove i nuovi conflitti sociali alimentano pericolosi populismi: «Credo ancora che la politica debba avere un ruolo pedagogico di orientamento e di costruzione di un senso comune progressivo, non quello di assecondare gli istinti primordiali. Sarà sempre questo il nostro ruolo nella società». Se in Italia c’è ancora spazio per una politica di sinistra in grado di “educare il popolo” – e non ridurlo a plebe analfabeta incattivita dalle fake news diffuse da un blog – lo scopriremo nei prossimi mesi. Certamente, per non dar breve vita all’ennesimo “laboratorio” destinato all’irrilevanza, al compagno Arturo e ai fondatori di Articolo1-Mdp servirà molto coraggio e soprattutto una virtù che nella tormentata storia della sinistra italiana è spesso mancata: la capacità di unire e di restare uniti…

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