Partiti e politici
Appunti minimi verso il Congresso: inquinamento atmosferico
Il problema dell’inquinamento è uno di quegli argomenti di cui tutti parlano, ma proponendo spesso sempre le solite idee. In Italia, in particolare modo nella Pianura Padana, l’inquinamento atmosferico è un problema che si ripresenta sempre identico a ogni inverno, con i valori delle polveri sottili che schizzano alle stelle. E, ogni anno, quando scatta l’emergenza inquinamento perché i livelli diventano critici e si sorpassano i limiti di legge, le uniche soluzioni che vengono adottate sono il blocco parziale o totale del traffico e l’obbligo di abbassare di uno o più gradi i riscaldamenti di uffici e abitazioni. Compito della politica però non è solo reagire alle emergenze, ma fare in modo che queste emergenze non si verifichino. Compito di un partito è quello di proporre idee che tendano progressivamente a eliminare le condizioni che generano queste emergenze. Però prima serve capire esattamente una cosa: da dove proviene l’inquinamento atmosferico di cui spesso sentiamo parlare?
La prima e più naturale risposta sulla provenienza dell’inquinamento atmosferico è quella che indica i motori a combustione degli autoveicoli, ma è solo una risposta parziale. Questo articolo fa una buona analisi della provenienza delle polveri sottili mostrando una realtà che raramente viene raccontata al grande pubblico: secondo l’ISPRA, dal 1990 ad oggi le emissioni di polveri sottili delle automobili sono andate sempre più calando, mentre sono cresciute quelle degli impianti di riscaldamento residenziali.
L’analisi prosegue analizzando le varie tipologie di impianti di riscaldamento residenziali, evidenziando quali producano già polveri sottili. Posto che gli impianti a carbone sono ormai in via di estinzione, restano in campo le biomasse, il metano, il gpl e il gasolio. Sempre l’ISPRA ci dice quanto PM2,5 produce ogni tipologia di impianto: le biomasse producono 400g/GJ, il carbone produce 219g/GJ, il gasolio e il gpl producono tra 2 e 3,6g/GJ, mentre il metano produce 0,2g/GJ. Intanto, si, esistono ancora impianti di riscaldamento a gasolio. Quattroruote ci racconta come nel 2015, a Milano, esistessero ancora 3.400 impianti a gasolio ancora attivi: calcolate che ogni impianto di questo tipo inquina, in generale non solo per le polveri sottili, come 25 impianti a metano. Ma è sulle biomasse che l’argomento inquinamento diventa divertente: a partire dagli anni duemila le biomasse sono state spesso indicate come un metodo pulito per riscaldare le proprie abitazioni, determinando una grande impennata nell’utilizzo di questo combustibile. Ma non solo, sono state anche incentivate in un quadro di ammodernamento degli impianti di riscaldamento in ottica di salvaguardia ambientale. Insomma, oltre al danno anche la beffa. Tanto più che in una discussione su Facebook del 2015, durante il blocco del traffico imposto a fine dicembre, lo stesso Comune di Milano rispondeva in questo modo a un utente, di fatto continuando a promuovere ii riscaldamento a biomasse come parte delle misure volte ad abbattere le polveri sottili:
Ma nella produzione di polveri sottili anche agricoltura e allevamenti hanno le loro colpe. Si, perché spesso parte delle polveri sottili che stazionano nelle città vengono in realtà prodotte fuori, e finiscono per venire convogliate verso i grandi agglomerati urbani dove l’aria è più calda rispetto alla campagna. Scopriamo così che gli allevamenti bovini inquinano moltissimo. Si calcola che un bovino da latte inquina in inverno come un’automobile a benzina che percorre 55.000 chilometri. Ma anche la fertilizzazione dei campi ha la sua parte di colpa, rappresentando l’altra metà delle emissioni inquinamenti del comparto agricolo. Questo grafico ci può dare una mano a capire meglio:
Possiamo tranquillamente dire che anche le nostre abitudini alimentare possono contribuire ad aumentare la produzione di polveri sottili. Si calcola che un taglio dell’1% delle proteine animali dalla nostra dieta consentirebbe di tagliare del 10% le emissioni di polveri sottili provenienti dagli allevamenti.
Non voglio però dimenticarmi di parlare anche dei veicoli a combustione. Anche se le emissioni dei loro motori sono costantemente diminuite col passare degli anni, ci sono altri modi con cui le auto possono generare polveri sottili. Lo confermò lo scorso anno anche l’Arpa Lombardia, affermando come i moderni diesel producessero la stessa quantità di PM10 generata dall’usura di freni e pneumatici. Si, avete capito bene: il consumo degli pneumatici e quello dei freni delle vostre vetture contribuisce a creare le polveri sottili. Una cosa che accomuna tutti i tipi di autoveicoli, anche quelli totalmente elettrici. E se per gli scarichi dei motori si sono fatti grossi passi avanti, anche grazie all’introduzione di filtri ad hoc che abbattono il particolato, sul versante freni e pneumatici la ricerca in tal senso viaggia ancora abbastanza a rilento. Questo, ad esempio, contribuisce a chiarire il perché nelle fermate della metropolitana la concentrazione di polveri sottili sia spesso così alta: le frequenti frenate dei vari convogli e la (a volte) scarsa areazione delle stazioni stesse permette alle polveri sottili di restare nelle stazioni e saturarne l’aria. Questo articolo del 2012 ci mostra, dati alla mano, la composizione delle emissioni di PM10 delle automobili, suddivise da veicoli privati e veicoli commerciali. Come vedete, per i veicoli il grosso è prodotto dagli pneumatici, mentre il rapporto fra scarico e pneumatici è quasi equivalente nei mezzi commerciali:
Cosa può fare le politica? Cosa potrebbe proporre? Il Congresso Pd potrebbe rappresentare un’opportunità per parlare di nuove soluzioni per affrontare il problema inquinamento. Si potrebbe ad esempio iniziare col porre un freno all’esponenziale diffusione delle biomasse, magari preferendo sviluppare reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento. Si potrebbe, sull’esempio di quanto si vuole fare a Londra, proporre politiche che portino i corrieri a utilizzare furgoni elettrici per le consegne in città. Qualcuno dice che si dovrebbe per legge imporre solo la vendita di automobili elettriche, ma in realtà questo potrebbe essere un nuovo boomerang. L’Olanda voleva imporre la vendita soltanto di auto elettriche a partire dal 2025, ma questo potrebbe portare a un aggravio della richiesta di energia elettrica che verrebbe coperta da centrali a carbone. E qui l’argomento si interseca in maniera molto stretta con le politiche energetiche, altro grande argomento di dibattito in Italia, Paese in cui una vera e concreta politica energetica manca ormai da parecchio tempo. Si potrebbero fare proposte anche in campo agricolo, cercando idee meno inquinanti riguardo la metodologia di concimazione dei campi e di allevamento degli animali, altro argomento cheti interseca con altri grandi temi come quello dell’alimentazione. Si potrebbe proporre un disegno di legge che imponga alle aziende che producono e vendono pneumatici di rispettare determinati limiti nell’usura e nella creazione di polveri sottili. Insomma, smetterla con politiche di gestione dell’emergenza che portano a periodici blocchi della circolazione, ma puntare su politiche di investimento verso sistemi di riscaldamento più sostenibili, verso un uso massiccio di mezzi elettrici per il trasporto pubblico e per le consegne commerciali, incentivi per una maggiore diffusione del car sharing (anche con auto elettriche) e del bike sharing, continuare a promuovere sgravi per chi decide di passare da auto a combustione a veicoli ibridi o elettrici. Del resto anche un (ex?) grillino come Vittorio Bertola afferma che, dati alla mano, i blocchi del traffico servono a poco. Capisco, come dice Simone Negri, sindaco di Cesano Boscone, che “per una Pubblica Amministrazione è più semplice controllare le strade che le temperature nelle abitazioni e negli uffici. Almeno con gli strumenti normativi di cui disponiamo al momento”, ma non si può continuare a mettere delle pezze che ormai coprono anche malamente il buco. Che il Partito Democratico dimostri di avere realmente a cuore l’ambiente, e inizi a proporre seriamente delle politiche volte alla sua tutela, alla tutela dell’aria che ognuno di noi respira ogni giorno.
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