Partiti e politici
AOC e i suoi fratelli: la carica dei movimenti per cambiare la storia americana
Non solo Alexandria Ocasio-Cortez, l’elettorato democratico americano sembra puntare sempre più su candidati progressisti come dimostrano le primarie di pochi giorni fa. Filippo Sensi, deputato PD e già portavoce di Renzi e Gentiloni, ha infatti twittato: “Ocasio facile, Bowman storico, Torres, Jones, vediamo Booker e gli altri candidati. Vero New York, ma l’establishment democratico rischia di uscire con le ossa rotte da questa sfilza di primarie di stanotte”.
Due anni fa nessuno o quasi conosceva AOC. “Sono nata in un posto dove il tuo codice postale determina il tuo destino”, affermava in un video diventato virale ma lei il finale della storia l’ha cambiato. Prima ha vinto le primarie nel quattordicesimo distretto di New York, contro il favorito Joseph Crowley. Poi, è diventata la più giovane eletta al Congresso Usa e ha legato il suo nome a importanti progetti di riforma, come il Green New Deal, insieme al senatore Edward Markey. Ora ha rivinto le primarie con un distacco siderale sulla seconda arrivata, l’ex giornalista della CNBC Michelle Caruso-Cabrera.
Da cambiare infatti non c’è solo il suo destino, ma quello di un’intera comunità che negli anni ha cercato di coinvolgere in un movimento di persone. Ora è tempo, dice, di portarlo nella cabina elettorale e, in effetti, sta già accadendo.
“Io credo che l’energia in questo partito sia a sinistra. Spero che le persone che hanno il potere lo capiscano”. Queste parole sono di Mondaire Jones.
In un contesto in cui gli spazi di manovra politica appaiono sempre più asfittici, è difficile presentarsi come innovativi e capaci di apportare un reale cambiamento alla vita delle persone. L’unica possibilità sembra essere quella di abbracciare movimenti che supportano cause specifiche e puntare su candidati e temi progressisti. Uno di questi è appunto Mondaire Jones. Nato da una ragazza madre, nonostante le difficoltà economiche, è riuscito a laurearsi in legge. Dopo il voto alle primarie nel diciassettesimo distretto di New York, potrebbe diventare il primo uomo di colore apertamente gay eletto al Congresso Usa. “Sono così grato alla gente sulle cui spalle mi trovo”, ha affermato. Il risultato ottenuto lo ha infatti dedicato a Barbara Jordan, la prima afroamericana eletta per il Texas in Senato e la prima donna afroamericana del Sud eletta alla Camera dei Rappresentanti, a Bayard Rustin, attivista per i diritti civili e tra gli organizzatori della Marcia su Washington con il celebre discorso di Martin Luther King e ad Harvey Milk, politico gay assassinato nel Municipio di San Francisco. Mondaire Jones è solo uno dei profili che testimoniamo quanto il partito democratico stia attingendo dall’ala progressista.
Altri nomi sono quelli di Ritchie Torres, di 32 anni, eletto nel 2013 nel consiglio comunale di New York e in testa alle primarie per il quindicesimo distretto, Charles Booker classe ’84 e candidato al Senato che su Twitter ha scritto: “Il Kentucky merita un senatore che crede fermamente che l’assistenza sanitaria sia un diritto umano. Mi chiamo Charles Booker e supporto pienamente Medicare for All”, per non lasciare adito a dubbi sulle sue priorità. E, a proposito di priorità, tra queste ultime c’è indubbiamente la gestione delle proteste degli afroamericani, esplosedrammaticamente dopo la tragica morte di George Floyd.
Alle manifestazioni per il black lives matter nel sedicesimo distretto di New York una presenza fissa era quella di Jamaal Bowman, che alle primarie ha prevalso sul politico di lungo corso classe’47 Eliot Engel. Come per Jones e altri, anche a lui non è mancato il sostegno di Elizabeth Warren e Bernie Sanders. Secondo alcuni esperti interpellati da The Atlantic proprio le proteste delle ultime settimane hanno spinto diversi candidati in corsa alle primarie.
Gli elettori democratici sembrano più propensi alla mobilitazione e ad investire in politica attraverso il voto e la partecipazione. La protesta può tramutarsi in proposta con il sostegno dei candidati che si fanno portatori di istanze specifiche e puntuali. D’altronde c’è già il precedente di Ocasio-Cortez. Il movimento, o meglio, i movimenti stanno già arrivando nelle urne. Ambientalismo, diritti civili, lotta alle discriminazioni, riforma del sistema sanitario, le cause da sostenere sono tante. L’attivismo dei movimenti è in fermento e quando un candidato intercetta quelle istanze, la politica trova linfa vitale per rigenerarsi. Il quadro sarebbe interessante già di suo ma se consideriamo che quest’anno si vota anche per la Casa Bianca, è facile comprendere come a cambiare volto possa essere non solo il partito democratico Usa ma l’intero Paese.
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