Costume
Andrà tutto male
Dopo le prime tre settimane di blocco totale o quasi totale della popolazione, reclusa in casa propria, per chi una casa ce l’ha, già le persone non ne possono più, iniziano a sclerare, iniziano a prospettarsi scenari da film catastrofici, con gente che spara per ottenere gli alimenti e i farmaci che saranno necessari per la sopravvivenza. E si discute di come sarà il dopo. Il dopo. Senza pensare che ci sarà necessariamente un durante, che è la cosa più preoccupante. Andrà tutto bene è il mantra che fanno recitare ad attori, cantanti, presentatori televisivi, preti, suore, bambini che lo scrivono sotto arcobaleni e poi lo appendono ai balconi. Lo inviano tutti per whatsapp o per tutti i social. C’è perfino chi ne fa il proprio motto e lo mette sotto la foto del profilo, come una volta si mettevano le frasi celebri, essere o dover essere, il fine giustifica i mezzi, uno vale uno, eccetera. Le illusioni sono necessarie per un mondo in cui si proietta la propria sopravvivenza. Ci si rassicura dicendo che le cose cambieranno dopo l’emergenza, ossia che l’umanità dovrà prendere le misure e rivedere le sue posizioni su tante cose, come l’ambiente, il lavoro, la tecnologia, il sistema sanitario, l’economia, i viaggi, e così via. Il papa recita le sue omelie in piazze san Pietro deserte, ammonendo che si dovrà ripensare tutto.
È certamente uno scenario desolante, per chi sopravvivrà. Non ci si è resi conto che un virus, pure sconosciuto e pure perfettamente naturale o sia pure creato in laboratorio dallo scienziato pazzo, non fa distinzioni. Se uno fosse convinto che l’avessero creato gli americani o i cinesi o i russi dovrebbe pensare che coloro avessero già l’antidoto. Cosa che non è. Non essendolo, quindi, questa cosa dovrebbe disorientare perché in una mentalità manichea dove ci sono i buoni e i cattivi un virus che pareggia le cose è spiazzante.
Molti si sentono, infatti, disorientati, soprattutto quelli che sul nemico ci vivevano e ci hanno costruito la loro immagine. Ovviamente in prima fila ci sono gli U.S.A. che proprio non riescono ad esistere se non hanno un nemico ben individuato. E siccome sono governati da un presidente cieco, sordo, e purtroppo non muto, ora si cominciano a rendere conto che qualcosa non funziona proprio come si pensava che funzionasse. In fondo, in un disaster movie, certo, ci sono i morti, i feriti, i disastri, ma tutto si risolve in un paio d’ore di proiezione e i sopravvissuti tornano a casa sollevati per il lieto fine che ha sconfitto gli alieni, lo tsunami, la fine del mondo, l’asteroide, i dinosauri clonati, i terroristi, e qualsiasi altro nemico abbia osato profanare gli U.S.A., soprattutto.
La fiction è ingenua, alla fine, come sono ingenui per buona parte gli americani e i popoli che ne seguono le orme.
Questa è una realtà un po’ diversa e già dopo tre settimane la gente sbrocca. Perché non ci è abituata, almeno in Occidente. Non dura due ore.
Forse situazioni limite sono più inclini a fronteggiarle popoli che conoscono veramente il significato della guerra, perché non siamo in guerra, come ci viene continuamente detto. I palestinesi, i siriani, gli afgani e molti altri, forse hanno più anticorpi nel loro cervello per poter far fronte, almeno psichicamente, a una situazione devastante come una pandemia. La guerra ha dei contendenti fisici, una nazione o un gruppo di nazioni contro un altro gruppo, come a RisiKo! , ci sono delle facce, dei ghigni, degli slogan che demonizzano i rivali; una pandemia invece no. C’è un nemico invisibile che fa saltare tutti i rapporti. Non tutti riescono subito a realizzarlo, obnubilati come sono dal fantasma della perdita economica di numeri che esistono solamente sui monitor e basta. Basta una parola sbagliata di un pezzo grosso di banche e di multinazionali finanziarie che le borse vanno a picco e sfumano i soldi dei risparmiatori che avevano investito in pacchetti di titoli, azioni e “prodotti” finanziari. Quelli dei risparmiatori però erano soldi veri. Così chi aveva qualche decina di migliaia di euro messi da parte per le necessità della vecchiaia, perché non si sa mai, non ha più manco quelli. E viene proposto come salvatore di tutti un Mario Draghi, che di quei derivati tossici è stato un sostenitore, un uomo di Goldman Sachs, così come tanti altri illustri colleghi che hanno rovinato il mondo grazie all’avidità di pochi.
Andrà tutto bene? Secondo quale criterio potrebbe andare tutto bene?
I soliti demagoghi che manipolano le persone col linguaggio e colle immagini, come i Trump, i Bolsonaro, i Johnson, le Merkel, i Macron, e i più ruspanti e lillipuziani Capitani e Pinocchi di Rignano, non cambiano e non cambieranno. Loro vivono in funzione del nemico, che siano i migranti o che siano i comunisti o che siano altre entità, ectoplasmi della loro fantastica e palese manipolazione idiomatica, e continuano adesso a fare campagna elettorale, sciacallando sulle cifre dei deceduti, sapendo benissimo che raddoppieranno esponenzialmente e dando la colpa a chi è al governo in questo momento, molto più facilmente identificabile di un virus che non si vede ma i cui effetti spaventano a morte.
Quelli importanti, transalpini e transoceanici, già hanno dimostrato ampiamente il loro limite intellettivo e la loro furbizia da ladri di ex-voto e non si salveranno. Perfino Johnson che annunziava cinicamente e irresponsabilmente che molti sarebbero morti e che per questo bisognava lasciare agire il virus indisturbato oggi si ritrova contaminato e contaminante, dopo aver contaminato volontariamente chissà quante persone del suo staff. Certo, complici pure loro di un mentecatto simile. Il povero Carlo Windsor è isolato, così come la decana Elisabetta, e William si ritroverà a gestire un paese allo sbando, cercando di infondere coraggio ai sudditi che hanno eletto un simile governo di sconsiderati.
Quelli piccoli, come il Pinocchio e soprattutto il Capitano, continuano a ragliare cose contraddittorie e insensate, mentre buona parte di un popolo asserragliato in casa, insensato come il secondo, continua a credergli perché non ha materialmente una capacità di visione critica. Che volete che ne capisca l’operaio che da comunista è diventato leghista e che adesso perderà il lavoro, forse perderà i genitori anziani, i suoceri e gli zii, senza neanche poter far loro il funerale. Il Capitano dirà loro che la colpa di tutto questo è dell’attuale governo (piove, governo ladro, come sempre) e che se c’era lui lì questo non sarebbe successo, perché avrebbe impedito ai migranti di portare le malattie chiudendo i porti. Anche se il virus è venuto in aereo, pagando regolari biglietti. E gli asini continueranno a credergli, forse perché è più facile per loro leggere la realtà così semplificata ed emotiva, forse perché non vogliono immaginare un dopo catastrofico, e quindi è più facile avere sempre un nemico visibile.
Il Capitano invece raglia sempre e comunque, perché è l’unica cosa che sa fare. Immaginiamo se le armi fossero state davvero liberalizzate come colui auspicava. In un momento come questo le persone esasperate avrebbero cominciato a sforacchiare le cassiere dei supermercati per portarsi a casa i biscotti Doria senza pagare. Oppure a sforacchiare per derubarlo chi aveva fatto la spesa pagando regolarmente con quei pochi contanti messi da parte nella zuccheriera, prima che tutti i conti correnti venissero bloccati (perché prima o poi andrà a finire così). Perché alla rabbia precedente, nutrita e fertilizzata coll’odio fai da te, poi si aggiunge la rabbia da esasperazione per la reclusione forzata. Infatti la condizione del recluso, se vissuta da persone che hanno meno possibilità economiche di altri, o da persone deboli di mente, di equilibrio, di mezzi di qualsiasi tipo, diventa intollerabile. E diventa questione di vita o di morte. Stesso meccanismo che si vede nei carcerati, i quali però hanno commesso, nella maggior parte dei casi, dei veri crimini.
Una situazione come questa, per chi pensa che sia un complotto organizzato da tempo, palesa, al contrario, l’assoluta casualità dell’epidemia. Se fosse un complotto sembrerebbe organizzato da Totò e la banda del buco.
Il mondo sembra girare secondo leggi patafisiche e i politici fanno a gara per interpretare il ruolo di Padre Ubu per inghiottire tutto quanto nella spirale che adornava il suo ventre: oggi viene meglio a me, domani verrà meglio a te, e Johnson, Trump, Salvini, Renzi, Macron, Merkel – uomini e donne forti al potere e dintorni – e mille altri competono per il Nobel della patafisica, la scienza dell’immaginario, che nel 2020 vedrà parecchi aspiranti al titolo.
Nel frattempo il virus fa il suo lavoro, facilitato dai molti Padre Ubu, dai guitti d’infimo ordine e andrà avanti finché non si sarà saziato. E ciò che verrà dopo sarà uguale a ciò che è venuto dopo le varie pestilenze nei vari millenni, dalla peste di Atene alla Spagnola: guerre mondiali e ulteriori distruzioni senza senso alcuno. Non andrà tutto bene. Può darsi che andrà tutto bene solo per alcuni, i più aggressivi, i più spietati, i più egoisti.
Potrebbe andare un po’ meglio solo ed unicamente se le persone a cui si affideranno le sorti dei vari paesi saranno ragionevoli e non arriviste, egoiste, razziste, superstiziose come finora hanno dimostrato di essere. Perché l’uomo è un animale e come tutti gli animali è basicamente competitivo nonostante sia dotato d’intelligenza. Ma intelligenza non appare sinonimo di programmazione con equità e giustizia, che sono strutture superiori.
Di una cosa non ci si dovrà dimenticare nell’allestimento del dopo. Degli artisti. Sono gli unici, oltre ai medici che combattono su un altro fronte assai più pericoloso, a dare conforto ai confinati, non è il papa colle sue assurde e medievali omelie che dimostrano la realtà, ossia che una divinità non esiste. Sono le opere, i concerti, le danze, musica, teatro e cinema, i libri d’ogni tipo a riempire le giornate di molti reclusi, rispolverando ciò che è stato registrato e stampato, per fortuna, in altri momenti. Se si trascurerà quest’aspetto, ossia non si procurerà di recuperare il recuperabile tra cantanti, attori, musicisti, danzatori, scenografi, registi, scrittori alle prossime epidemie non ci sarà questo conforto casalingo. I medici, gli artisti e le persone di cultura, i peggio trattati dai governi fino all’altro ieri, con tagli sempre più impietosi alla sanità e alla cultura, i secondi così bene stigmatizzati dall’ex-ministro Tremonti, che disse ciò che solo oggi appare in tutta la sua enormità, una blasfemia oscena quanto lui, ossia che con la cultura non si mangia, sono proprio quelli che in questo momento di fragilità provano a tenere alto il morale delle persone rinchiuse per ricordare loro che c’è una bellezza che potrebbe tornare. E il potere mediatico, forse dietro suggerimento di qualche persona più saggia della media, sembra essersene accorto, nonostante infili sempre qui e là delle improbabili pubblicità di automobili scattanti che ormai nessuno potrà più permettersi.
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