Partiti e politici
Anche negli Usa: città a sinistra e periferie a destra
La tendenza è ormai nota da qualche anno in tutto il mondo occidentale: le aree di maggior benessere di ogni paese votano sempre più per i partiti progressisti. I consensi maggiori per la sinistra democratica in quasi tutte le elezioni giungono infatti proprio, rispetto allo storico cleavage rokkaniano centro-periferia, dalle aree centrali e più benestanti (New York, Londra, Parigi o Milano) che in passato erano quelle più vicine alla destra conservatrice, mentre le attuali periferie, il vecchio bacino elettorale della sinistra storica, dagli anni Novanta in poi appoggiano sempre più chiaramente leader come Trump, Le Pen, Johnson, Berlusconi e Salvini. Le cause, per inciso, sono state più volte discusse e analizzate, e risiedono in sostanza sull’incertezza del proprio futuro da parte della popolazione meno attrezzata ad affrontarlo.
Ma, nonostante nelle recenti consultazioni elettorali ci siamo abituati a questa situazione, fa comunque una certa impressione osservare le mappe di voto delle recenti presidenziali americane. Zoomando negli Stati colorati di rosso, il colore dei Repubblicani, appaiono qua e là delle piccole macchie blu, dove al contrario prevalgono i Democratici. E queste zone corrispondono per la maggior parte alle città più popolose dello Stato.
Prendiamo ad esempio il Texas, che vede nel complesso Trump battere Biden di 6-7 punti percentuali. Se ingrandiamo la mappa delle diverse contee in cui è suddiviso, queste appaiono perlopiù rosse, con l’eccezione di San Antonio, Dallas, Austin, Houston e poche altre, dove Biden vince nettamente, con un distacco tra il 15% e il 45% (ad Austin). Ma basta fare poche miglia, uscendo da Austin, e ci troviamo di fronte ad una situazione completamente capovolta: nella contea a fianco (Gillespie), è Trump a prevalere di ben 60 punti, 80% a 20%.
Paiono, queste città, come assediate dagli antichi “pellerossa” che popolano il resto dello Stato e tentano l’assalto ai fortini Democratici. E la situazione si presenta quasi identica in tutti gli altri Stati a maggioranza repubblicana: città blu e periferie rosse. L’identica cosa accade ovviamente anche negli Stati dove è il Partito Democratico a prevalere. Se uscite da New York City, tutte le restanti contee sono in mano ai Repubblicani, di nuovo con l’eccezione di Buffalo, Rochester e Albany, le altre principali città dello Stato di New York.
È davvero visivamente impressionante! Il territorio degli Stati Uniti è sostanzialmente tutto a maggioranza “rossa”, con molti puntini “blu”, che corrispondono ai grandi agglomerati urbani. Non a caso, nell’analisi effettuata sugli exit poll condotti da Edison Research per i principali network, tra gli elettori residenti in città con più di 50mila abitanti Biden vince per 60 a 35, mentre perde per 44 a 56 nei comuni più piccoli.
Un dato questo che si associa ad un altro elemento che sta divenendo sempre più significativo nell’identificare il probabile comportamento di voto, quello del livello di istruzione. Negli Usa questo aspetto è leggermente meno efficace che in Europa, a causa della forte polarizzazione etnica (neri pro-Dem e bianchi pro-Rep), ma se prendiamo in considerazione i soli elettori bianchi, tra quelli che non hanno frequentato il college, Trump prevale nettamente, per 65 a 35, mentre tra chi l’ha frequentato la scelta di voto registra un sostanziale pareggio, che si trasforma in vittoria per Biden se questi ultimi vivono in una grande città.
Pare dunque che la rivoluzione si stia ultimando. Al contrario di soli 30-40 anni orsono, quando gli elettori di sinistra si trovavano soprattutto nelle periferie ed erano in possesso di titoli di studio piuttosto bassi, oggi il profilo del votante progressista è quasi completamente ribaltato, nel segno di un inedito binomio: grandi città e alta scolarità.
Università degli Studi di Milano
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