Partiti e politici
Amministrative 2016: il falso boom del Movimento 5 Stelle
All’indomani della tornata elettorale amministrativa che ha riguardato l’elezione dei nuovi sindaci e consigli comunali per un totale di 1.342 comuni, leggendo i giornali e ascoltando le opinioni dei più esperti commentatori politici nostrani sembra emergere una netta vittoria del Movimento 5 Stelle, che pare candidarsi a nuova forza di governo del paese. Secondo il leader dei pentastellati Beppe Grillo si tratta di “un risultato storico che cambierà tutto“: insomma, sembrerebbe l’inizio di una vera e propria rivoluzione politica, la definitiva affermazione di una vera alternativa a Renzi e la sua maggioranza di governo. Ma siamo proprio sicuri che questa sia la chiave di lettura di queste elezioni amministrative?
Certo, il successo del Movimento a Roma e a Torino è innegabile, come è innegabile l’importanza di queste due città nel panorama politico italiano, ma non dimentichiamo che i comuni capoluogo che erano chiamati al voto di ieri erano 25. Ebbene, su questi 25 comuni in nessuno il Movimento 5 Stelle è riuscito ad imporre il proprio candidato sindaco al primo turno, e solo in 3 di essi, appunto Roma, Torino e Carbonia, parteciperà al ballottaggio sempre trovando il Pd come sfidante.
Per quanto riguarda gli altri 22 comuni, in 6 di essi il centro-sinistra e/o sinistra ha vinto al primo turno mentre il centro-destra e/o destra hanno imposto il loro candidato in 4 comuni capoluogo. Infine un solo comune ha visto affermarsi il candidato di una lista prettamente civica al primo turno.
Dunque in ben 14 comuni capoluogo il Movimento non sarà nemmeno al ballottaggio, e sarà dunque costretto a recitare il ruolo di esigua minoranza: questo significa che non c’è un trend positivo a livello nazionale per quanto riguarda il M5S, che conferma quindi una presenza a “macchia di leopardo” che certamente non si addice ad una formazione politica che aspira a governare il paese.
Cosa ci dimostra quindi questo scenario? Semplicemente che il Movimento si conferma come forza politica di protesta, in quanto il grande successo riscontrato a Roma è dovuto in primis all’eredità disastrosa delle precedenti amministrazioni comunali guidate da esponenti dei partiti tradizionali, oltre al fatto che il centro-destra ha praticamente regalato i suoi voti alle altre forze politiche, presentandosi profondamente diviso tra due candidati: i numeri dimostrano che un fronte di centro-destra compatto sarebbe agevolmente arrivato al ballottaggio superano il candidato renziano Giachetti. Per quanto riguarda Torino, invece, forse il successo di Chiara Appendino risulta più inaspettato, ma deve essere visto alla luce dello scenario politico della capitale piemontese: la classe dirigente della sinistra, che da anni governa saldamente la città, potrebbe essersi leggermente logorata nel tempo perdendo qualche voto, ed il centro-destra ha nuovamente messo in atto una strategia disastrosa, che ha portato alla presentazione di Osvaldo Napoli come candidato (molto debole) di Forza Italia e del notaio torinese Alberto Morano sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia. Tutto questo è andato inevitabilmente a portare consensi dalla parte dei 5 Stelle, che raccolgono i suffragi dei tanti cittadini che non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali, i quali hanno perso più tempo a litigare circa i candidati che non a studiare programmi e strategie davvero valide per vincere queste elezioni.
Insomma, con ancora tre ballottaggi da giocare, di cui due tutt’altro che scontati, il Movimento 5 Stelle non è riuscito ad imporsi nettamente in nessun comune capoluogo e dimostra di non essere ancora organizzato in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, cosa che diventa fondamentale quando si tratta di andare a convincere la maggioranza degli elettori per cercare di vincere le politiche. Forse questo dato è da imputare alla scarsa democraticità che è emersa negli ultimi mesi all’interno del Movimento, alle prese con diverse situazioni spinose in alcuni comuni dove già amministra: vedi Parma o Livorno. O forse il fatto è che il cittadini non percepiscono fino in fondo il partito di Grillo come una vera alternativa di governo, siccome spesso la classe dirigente del Movimento, che si dimostra comunque molto preparata, si esprime mediante facili slogan populisti o perde il suo tempo a discutere circa eccessivi formalismi.
Questo a mio parere non fa altro che allontanare la maggior parte dell’elettorato italiano che da sempre si riconosce come moderato e poco avvezzo a questo tipo di politica, e per i 5 Stelle il rischio di ritrovarsi di fronte ad una vittoria di Pirro è sempre più alto.
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