Partiti e politici

Il giorno in cui decisi di lavorare nel Movimento

19 Dicembre 2019

Proseguiamo con la pubblicazione di brevi estratti dal libro “Snaturati – Dalla social-ecologia al populismo. Autobiografia non autorizzata del MoVimento 5 Stelle”, 2019

1993 – Negli alisei

I nostri pochi giorni a Capo Verde erano ben pieni. Ma i miei pensieri andavano a Beppe, che avevo conosciuto da poco. Ogni sera portava in scena qualcuna delle storie che gli scrivevo quotidianamente. Cosa fare quando ci separavano quattromila chilometri e io lavoravo tutto il giorno? Ero in missione con i colleghi per raccogliere campioni marini. Alloggiavamo in un albergo da sogno, a pochi metri da una spiaggia splendida.

Beppe saliva in scena la sera, ma ora non aveva più qualcosa di “morosinato”, come diceva lui. Avevo tempo solo all’alba. Scrivevo appena cominciava a fare chiaro, seduto al tavolino di vimini sul bordo della piscina. Tutti dormivano. In giro c’era solo un signore capoverdiano che puliva la superficie dell’acqua con una specie di rete per farfalle. Cominciammo a parlare. In quell’albergo ero ricco tra i poveri, ma povero tra i ricchi. E poi, quanti stranieri parlavano al personale nella sua lingua?

Ci avvicinava quella sensazione complice di quando ci si incontra in due al mattino presto, mentre tutti dormono. Pur presi ognuno dal proprio lavoro, eravamo gli unici a gustare il respiro lieve delle onde e la carezza dell’aliseo nelle palme. Scrivevo i miei pezzi per Beppe a mano, con qualche disegno e qualche collage. Dovevo finire alle otto, quando compariva la signorina della reception ed io mandavo le mie pagine a Beppe. Con il fax.

 

2009 – Dalla penombra ai riflettori

Da Ulm e, poi, da Zurigo venivo molto spesso agli spettacoli di Beppe in Nord Italia. Stavo con lui qualche ora in albergo per dargli e discutere le ultime “morosinate”, che gli scrivevo quasi tutti i giorni. “Le pillole”, le chiamavamo. Mi sembra che gli abbiano fatto bene.

Fino all’ultimo minuto prima di cominciare stavo dietro le quinte. Poi lo accompagnavo nel camerino quando scendeva dal palcoscenico con la maglia inzuppata, i riccioli bagnati, esausto e felice. Come è andata? Alla grande! Erano le due frasi sempre obbligatorie nel camerino.

Per diciassette anni mi ero mescolato agli spettatori per vederli in faccia e origliare. Assistevo agli spettacoli in piedi, frusciando lungo le pareti vellutate dei teatri. Ogni tanto sedevo tra il pubblico, cambiando spesso poltrona. Dopo aver tanto scritto, volevo ascoltare. Brandelli di frasi. Sussulti sulle poltroncine. A quali parole ridevano, applaudivano, commentavano?

Per diciassette anni ero stato un fantasma nella penombra delle platee.
Ora invece, di colpo, i riflettori si accendevano e inondavano il teatro Smeraldo. Si stava fondando il Movimento 5 Stelle. Duemila attivisti, tutti in piedi, applaudivano entusiasti. Lo spettacolo che iniziava quella sera era un altro.
In piedi, lungo il muro vellutato della platea scrutavo compiaciuto tutte quelle facce. I riflettori erano forti. Gli occhi umidi.

 

2012 – Lo Stretto

Come un pesce sudato, è con la furia del corpo che il fondatore di un partito immateriale scatena nel 2012 la sovversione della politica italiana. Novanta chili, sessantaquattro anni, un tonno di passo tra Scilla e Cariddi. Il comico che di solito grida, ora nuota, muto come un pesce, dalla Calabria alla Sicilia. Si è allenato mesi, per quella nuotata. Tutta la vita, per quella follia politica.

È una nuotata mediatica, come quella di Mao Tse-Tung nello Yangtze. Beppe in mare, inzuppato di sudore e di sale. Gianroberto in barca, impeccabile. Avanzano tra gli spruzzi, uno accanto all’altro. Intorno, una folla di barche.
Ancora una volta Beppe mette a segno un colpo concepito da Gianroberto. Salpato dallo scoglio della sua Nervi, sbarca alla conquista della Sicilia e da lì dell’Italia. Sull’isola gli attivisti 5 Stelle sono meno di mille, ma diventeranno di più.

Dopo quattro settimane, il Movimento 5 Stelle “vince” le elezioni regionali del 28 ottobre 2012. È il più votato tra venti partiti: lo scelgono il 6% degli elettori, pari al 13% dei voti validi. Sono le minoranze che fanno la Storia.
È il primo successo del Movimento in un’elezione regionale. «Grillo fondi un partito» fu detto «e vediamo quanti voti prende…». Sei anni dopo il Movimento è al governo.
Quel giorno del 2012 ebbi una netta sensazione. Mi stava passando sotto il naso, la Storia. Quel giorno decisi di lavorare nel Movimento.

 

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