Partiti e politici
I mafiosi dicono che Alfano è un “ingrato”, ma ai giornali la cosa non interessa
Sui tutti i giornali è una delle notizie di apertura, la terza dopo quelle sugli attentati di Parigi e l’assalto all’hotel in Mali: la Mafia stava avrebbe progettato un attentato contro l’attuale ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Scrive La Stampa nel pezzo pubblicato sul proprio sito:
“I boss mafiosi vicini al boss Totò Riina avevano progettato l’omicidio del ministro dell’Interno Angelino Alfano, ‘colpevole’ di avere aggravato il regime di carcere duro al 41 bis. La notizia emerge dall’operazione antimafia dei Carabinieri di Palermo, che all’alba di oggi ha portato all’arresto di sei persone, ritenute i nuovi boss di Corleone. Gli investigatori hanno captato, durante l’inchiesta ‘una intercettazione in chiaro in cui gli indagati di lamentavano del 41 bis inasprito dal ministro dell’Interno Alfano’. E per questo motivo progettavano di ucciderlo, proprio come accadde nel 1963 a Dallas al Presidente degli Stati Uniti Kennedy ucciso da un uomo”.
Citiamo La Stampa solo a titolo di esempio, perché anche gli altri quotidiani procedono, più o meno, allo stesso modo: viene messo in evidenza il presunto piano criminale di Cosa Nostra contro Alfano (paragonato a John F. Kennedy) e le motivazioni dello stesso, vale a dire l’inasprimento delle misure cautelari previste dal 41 bis.
I titoli dei siti web dei principali quotidiani si assomigliano:
Mafia, blitz a Corleone: sei arresti. “Volevano punire Alfano per 41 bis” (Corriere)
I boss di Corleone progettavano un attentato contro Alfano: “Farà la fine di Kennedy” (La Stampa)
In questo racconto, Alfano ne viene fuori come una vittima della legalità. Un eroe inflessibile, che non ha paura di mettere a repentaglio la sua stessa incolumità per portare avanti la lotta alla criminalità organizzata.
Eppure a leggere più approfonditamente il contenuto degli stessi articoli, viene fuori anche altro.
Repubblica cita un’intercettazione di un membro di Cosa Nostra, Pietro Masaracchia:
“Questo Angelino Alfano è un porco con le persone, chi minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti… degli amici… è andato a finire là… insieme a Berlusconi ed ora si sono dimenticati di tutti”.
Masaracchia “spiega” anche il paragone con Kennedy:
Il presidente Usa “ha fatto le stesse cose che ha fatto Angelino Alfano… che prima è salito con i voti di cosa nostra americana e poi gli ha voltato le spalle”.
A dar credito alle intercettazioni, insomma, Alfano sarebbe sì finito nel mirino dei mafiosi, ma solo perché aveva usufruito del loro sostegno politico, salvo poi tradirne la fiducia. E non si capisce perché si dovrebbe dare credito a delle intercettazioni omettendone però una parte rilevante almeno quanto quella evidenziata nei titoli.
A noi la notizia della presunta vicinanza tra il ministro dell’Interno e la Mafia non sembra meno rilevante di quella di un presunto attentato ai suoi danni. Ma i giornali italiani sembrano pensarla diversamente.
Devi fare login per commentare
Accedi