Partiti e politici
Sessismo e superficialità: la (non) economista a 5 Stelle
Un refrain di questa campagna elettorale sta diventando quello dei “candidati competenti”. Competenti sono i candidati del Pd, ha detto Renzi, che qualcosa doveva pur dire per rispondere alle obiezioni sull’evidente criterio di fedeltà cieca e assoluta privilegiato nella scelta dei futuri parlamentari. Super-competenti sono poi i candidati del M5S, ha spiegato il capo politico Di Maio, probabilmente ossessionato dalle giuste critiche al dilettantismo di tanti politici grillini (a partire da lui). E così il giovane capo politico ha tirato fuori ora la carta della giovane candidata che lavora a Berlino: “una giovanissima consulente, economista, plurilaureata, che parla cinque lingue e che ha fatto parte dello staff di Angela Merkel”, l’ha definita.
Ora, Alessia D’Alessandro, la candidata in questione, leggendo il suo profilo Linkedin, risulta aver preso una laurea triennale all’Università privata di Brema Jacobs University e poi un master biennale in un’altra istituzione privata tedesca, Hertie School of Governance. A Science Po risulta aver superato tre corsi, quindi supponiamo vi abbia trascorso un periodo come studente Erasmus. Quindi non è plurilaureata, come sostiene Di Maio, ma ha compiuto un percorso universitario di cinque anni, come migliaia e migliaia di suoi coetanei. E’ difficile anche definirla una economista: non ha un PhD in economia e non risultano suoi lavori scientifici (ho controllato su Accademia.edu, dove ha un account, e su google scholar. Se qualcuno ne rintraccia può segnalarli). Avere compiuto studi in ambito economico non fa di nessuno un economista, così come aver studiato filosofia non rende filosofi o scienze politiche politologi. Non ha nemmeno fatto parte dello staff della Merkel (lei stessa dice di averla incontrata una sola volta); semplicemente dall’aprile 2017 è assistente al marketing presso il Consiglio economico della Cdu.
Insomma, si tratta di una ragazza che sta compiendo un percorso di studi e esperienze di buon livello, internazionale, come tanti altri suoi coetanei e possiamo immaginare che farà strada. Ma per la politica italiana e la nuova favoletta dei super-competenti del M5S diventa subito una star, i titoli universitari e dieci mese di esperienza lavorativa trasformano questa giovane donna in una super competente che farà faville in parlamento.
Ma questo patetico modo di concepire la politica (la politica non come percorso, ma come palcoscenico per leader narcisisti e per le loro figurine) investe anche i media. E questo anche perché la giovane signora in questione è molto bella, ha fatto la modella. E ti pareva che i giornali non si lanciassero su questo prelibato boccone pop? E così ecco subito che il Corriere della Sera ci mostra la gallery delle sue foto, trasformando per giunta la giovane in una consulente economica della Cdu! E titola il 30 gennaio «Dalla CDU ai Cinque stelle in Campania», per dedicarle poi una fondamentale intervista il giorno dopo. Il Giornale annuncia addirittura: «Alessia D’Alessandro, la candidata M5S strappata alla Merkel». Nientemeno! Anche una testata serie come l’Huffington la definisce economista e plurilaureata. Si sprecano, naturalmente, i riferimenti alla sua avvenenza. L’Adnkronos, con foto a schiena nuda, titola: «Chi è Alessia D’Alessandro, la più bella delle liste». C’è chi già l’ha definita l’anti-Boschi. Così come era stata definita anche Anna Falcone. Chissà perché? Ovviamente perché piace tanto il frame della competizione, e in questo caso un frame che si intreccia ad un altro frame, quello della bella ragazza, che però è anche tanto, tanto brava e studiosa. “Clap, clap, clap, ma che bella cosa, signora mia!”
Questo sono la politica e il sistema mediatico italiani: dilettanteschi, provinciali, non distinguono i titoli di studio, attribuiscono professioni a caso, creano personaggi dal nulla per attirare elettori e lettori un po’ babbei. E sessisti. Sì, sessisti, perché ancora una volta, con questo caso si dimostra che le donne interessano in politica quando sono belle, possono essere rese personaggio, possono entrare in una storia che sia edificante, con tocco sexy, affascinante o un po’ tutto insieme.
Intanto la politica continuano a farla i maschi, di politica nei giornali continuano a scriverne i maschi, nei talk show la voce autorevole ha sempre il volto di un maschio.
Forse dovremmo chiedere l’intervento della Nazioni Unite.
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