Partiti e politici
Ai cittadini interessa conoscere l’equilibrio nervoso del futuro premier Renzi
Che a Matteo Renzi venga concessa la seconda chance da presidente del Consiglio è nella logica del buon senso, dei numeri e della democrazia. Che ci ritorni, su quella poltrona, è persino probabile. Qui però interessa un altro aspetto della storia renziana, forse il più delicato. Ed è il rapporto con noi cittadini che del potere sappiamo sempre troppo poco. Per dirla in maniera schietta e diretta: ai cittadini interesserebbe conoscere l’equilibrio mentale del nostro futuro presidente del Consiglio. Da ciò, ne discende una serie di altre considerazioni. Tra cui, quella più estrema, la decisione di votarlo (ancora) oppure cambiare cavallo. Per certi versi è l’aspetto più americano di una questione tutta italiana, semplicemente è sapere in maniera chiara e netta con chi avrai a che fare, se quella persona nel tempo e col tempo è maturata, se ha raggiunto un apprezzabile equilibrio psico-fisico, se abbandonerà la sua parte più esasperata per una visione più “dolce” (sempre comunque all’interno di quella cornice vivace e combattiva che ne ha segnato la carriera). Non è un mistero che questi giorni di privazione renziana siano stati benedetti dalla grazia della tranquillità. Sfibrati da una continua battaglia dialettico-politica impostata da Renzi sin dai suoi primi giorni di potere (e per tre lunghissimi anni), che alla pacificazione ha preferito la tensione continua e una costante ricerca di un nemico da abbattere, nel momento dell’addio, seppur momentaneo, i cittadini si sono sentiti liberati da un peso, da un’angoscia e hanno salutato col massimo favore la prescrizione medica che consigliava l’assunzione dell’aspirinetta Gentiloni (in questo paesone tutto e sempre nasce da Andreotti). Il nuovo premier è schizzato nel gradimento, gradimento che si è allargato persino a parti di Sel, certo, un po’ tutto artificiale e gonfiato dalla contigenza anti-renziana ma comunque un fatto politico di una qualche rilevanza.
Per riprenderselo in casa e condividerne i destini, adesso i cittadini vogliono da Renzi molte rassicurazioni. E non chiacchiere da blog, già che ci siamo. Vogliono capire se un compagno di viaggio come lui potrà restituire una certa serenità, oltre che un minimo benessere economico, il tempo dei berlusconiani che godevano dell’uno contro tutti è ampiamente finito e solo qualche povera anima renzianissima può godere se il Capo fa a cazzotti a ogni angolo della strada. I cittadini vogliono capire, soprattutto, se il candidato premier ha raggiunto un equilibrio psico-nervoso apprezzabile rispetto al precedente che era semplicemente ansiogeno, quell’equilibrio
che permette al condottiero di essere considerato come autentico presidio di sicurezza e di pace interiore, e che porta a valutare i momenti di difficoltà con l’autocontrollo del vero leader. Sì, noi si vuole questa autocertificazione per poterla votare, gentile segretario Renzi.
I segnali, i primi che sono arrivati, non sono stati per nulla confortanti. E non portano purtroppo nella direzione sperata, ecco il motivo di una richiesta così diretta e franca. Appena caduto da cavallo, novello Luisa Pallavicini, l’ex sindaco di Firenze chiese elezioni subito, avesse avuto il potere di indirle, le avrebbe posizionate il martedì successivo al tracollo refendario. Dovette intervenire Mattarella, i grandi giornali scrissero che no, non funziona così, caro Renzi. Un irresponsabile totale. Ma la ferita era ancora molto aperta, con uno sforzo di comprensione si poteva pensare a un dolore così forte da farlo sragionare. Poi un saggio silenzio irrorato dal calore familiare. Qualche pista da sci, aria buona, ossigenazione. Gli amici. Il bar. L’idea di laasciare tutto, accantonata per non tradire chi crede in te (e sono ancora tanti). La ripresa, la risalita lenta, qualche incursione a sorpresa, magari più efficace se risolta in un successivo silenzio. L’idea di dedicarsi al partito a cui non aveva nemmeno dato uno sguardo in tre anni, il progetto di cambiare facce, di nuovi innesti, di battere il paese solo per le cose che valgono. Tutto giusto. Apparentemente tutto giusto. Sino a quando capita un fatto politico. E la vita vera se ne va in un plisset. Basta che gli anziani signori della Consulta riincasinino ulteriormente una legge già mezza bislacca, quella che secondo Renzi ci avrebbero copiato in Europa, per scatenare la parte meno giudiziosa. Invece che dire: parti dell’Italicum sono salve, quindi eravamo sulla buona strada, altre sono state rigettate, e di questo facciamo tesoro, mettiamo giù la testa e con senso dello stato troviamo un filo che restituisca decoro complessivo (non basta dire: votiamo col Mattarellum), ecco, invece che ragionare, la reazione è come i bambini è quella di puntare i piedi perchè la finestra c’è, si può votare allegramente per Camera e Senato con due leggi in cui il Parlamento è stato esautorato dai magistrati.
Il secondo segnale, forse più preoccupante, è personale. L’idea di un blog va benissimo, è giovanile, chi non ce l’ha, come fai a non averne uno se ti chiami Matteo Renzi. Ok, ripartiamo da lì. Scrivetemi lì, dice l’ex premier, raccontatemi cosa vorreste, cosa non va, raccontatemi del mondo fuori. La leggerezza, la leggerezza consapevole, quanto è bella. Averne. Insomma, la confezione è giusta, manca solo un titolo, ogni sentimento che rendiamo pubblico deve avere un titolo. E il titolo che sovrasta a tutti questi sentimenti, parto del Matteo o di un nuovo comunicatore, è il seguente: «Il futuro, prima o poi, torna» (https://blog.matteorenzi.it ).
Prima di scrivere, ci siamo confrontati con persone diverse per non prendere abbagli. È evidente che c’è un riferimento personale e sin qui è persino comprensibile, il nostro è tutto meno che invisibile. Ma c’è molto, molto, di più in quel titolo: c’è il senso di una minaccia incombente. C’è una volontà, ancora molto poco serena, di una rivincita su tutti quelli che non hanno capito. Non c’è solo il desiderio di tornare, che è nei diritti e nelle cose, c’è il senso di non fare prigionieri.
Ecco perchè noi cittadini vogliamo sapere, gentile Matteo Renzi.
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