Partiti e politici

Achtung Herr Schulz! La dura lezione di Kiel

8 Maggio 2017

Ennesima doccia fredda per la SPD dell’ex Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che ha l’ambizione dichiarata di sbarrare la strada della Cancelliera Angela Merkel verso il quarto mandato. Doccia fredda che arriva dalla costa settentrionale della Repubblica federale di Germania e precisamente dal Land, con minoranza danese, dello Schleswig-Holstein. Il governatore socialdemocratico uscente, Torsten Albig, è uscito infatti inaspettatamente ridimensionato dalle urne, che hanno regalato oltre il 32% alla CDU guidata da Daniel Günther (con un incremento rispetto al passato di poco più dell’1,2%) e fatto arretrare la sua SPD al 27,2%, con una contrazione di oltre tre punti percentuali. Vincitori a sorpresa a Kiel, capitale del piccolo Land tra il Mar Baltico e il Mare del Nord, sono stati inoltre i Verdi (che hanno mantenuto una quota di voti intorno al 13%) e i redivivi liberaldemocratici, passati dall’8,2% ad un solido 11,5%. Nelle retrovie la destra estrema dell’Alternativa per la Germania (5,9%) e i neocomunisti della Linke, al 3,8%. Inutile per gli osservatori non autoctoni armarsi di pallottoliere: quello che conta è il segnale di rilevanza nazionale lanciato dalla costa baltica verso i quartieri generali dei partiti, a Berlino.

Tutti gli analisti concordano su un punto: se lo scorso marzo la vittoria della merkeliana CDU nel Land minerario della Saarland aveva fatto alzare qualche sopracciglio tra i socialdemocratici, la debacle in Schleswig-Holstein non fa che confermare i peggiori timori degli strateghi della sede berlinese intitolata a Willy Brandt: l’effetto Schulz è diventato definitivamente un ricordo. La rimonta nei sondaggi registrata dalla SPD a gennaio, dopo l’annuncio della candidatura Schulz, si è già avvitata su sé stessa. Gli interrogativi aperti sono dunque molti: ci sono temi sui quali Schulz deve iniziare a prendere posizione? Quali sono i passi da fare in vista di potenziali alleanze di governo, che permettano ai socialdemocratici di sfilarsi dall’abbraccio della Grosse Koalition per tornare all’era Schröder? E soprattutto: cosa accadrà nel Land più popoloso di Germania (e terra d’origine di Schulz) domenica 14 maggio? La sfida si gioca infatti per la riconferma della governatrice uscente della Renania Settentrionale-Vestfalia Hannelore Kraft, donna dalla popolarità apparentemente inscalfibile e indicata da più parti come la anti-Merkel più credibile tra le file dei socialdemocratici. L’ennesima sconfitta azzopperebbe in modo determinante la volata di Schulz verso le elezioni politiche del prossimo autunno: chi sarebbe disposto a credere, a quel punto, che l’obiettivo di scalzare la Merkel dalla Cancelleria sia davvero a portata di mano?

Una postilla interessante: anche nel caso dello Schleswig-Holstein i colori sembrano un elemento imprescindibile in qualunque analisi politica Made in Germany. Il candidato della SPD Albig è stato per esempio colpevolizzato per la leggerezza con cui ha concesso un’intervista ad una rivista patinata di gossip, “Bunte” (traduzione: “colorato”). Raccontarsi ad un tabloid, hanno sentenziato unanimi dal quartier generale del partito, ha reso molto meno credibile la sua candidatura, portando automaticamente al rialzo le quotazioni dello sfidante CDU. E sempre di colori si discute ora che i due leader dei Verdi e dei Gialli (i liberaldemocratici della FDP) appaiono a sorpresa i king-maker del prossimo governo di Kiel, lasciando intravedere la possibilità di una “Coalizione Giamaicana”: il nero dei cristiano-democratici unito alle frange verdi e gialle, in una inedita (ma non impossibile) formula di governo. Resta ovviamente da capire se, sulla carta, ciò sia davvero replicabile a livello nazionale, dove i Verdi tendono ad essere molto meno pragmatici di quanto non siano a livello locale.

Da ultima, l’incognita sui temi. I più fini decrittatori della sconfitta hanno posto l’attenzione sul fatto che Albig si sia limitato a ripetere come un mantra la necessità di maggiore “giustizia sociale”, lasciando però campo libero allo sfidante della CDU su tutta un’altra serie di tematiche cruciali, dalle infrastrutture all’istruzione, dalla crescita alla sicurezza. Un segnale importante, che dimostra come insistere a tamburo battente sulle parole-chiave più care ai militanti rischi di far perdere la presa sulla gamma più sfaccettata di esigenze espresse dagli elettori. Per Schulz l’imperativo categorico è piuttosto chiaro: cambiare tono e alla svelta, perché limitarsi a proporre più equità sociale nella “locomotiva d’Europa” potrebbe non bastare per convincere i tedeschi a dire addio a Frau Merkel.

 

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